Serva
di Dio
Maria Cecilia Baij O.S.B. (1694-1766)
VITA DI SAN GIUSEPPE
Libro I – Capitolo XX
S. Giuseppe desidera la venuta del Messia
Desidera il Messia
– Nel cuore della Santissima Vergine si andava accendendo il desiderio della venuta
del Messia, in modo tale che stava tutta impiegata a porgere calde suppliche al suo
Dio, affinché lo inviasse presto, e con il suo Sposo Giuseppe ne parlava continuamente,
narrandogli la sua brama ardente; perciò il nostro Giuseppe, nel sentirla
tanto bramosa, si andava anch’egli accendendo sempre più in questo desiderio,
e, rivolto al suo Dio, gli diceva spesso con grande confidenza: «O mio Dio,
è ormai tempo che si adempia la tua promessa e che mandi al mondo il desiderato
e aspettato Messia, affinché redima il tuo popolo e tutto il mondo, che vive
in schiavitù. Tu vedi quanto pochi sono quelli che ti conoscono e che ti amano,
per cui è ben dovere che ci mandi quello che farà conoscere al mondo
il tuo nome e la tua potenza, la tua bontà, la tua misericordia con tutte
le tue divine perfezioni: e solo il tuo Unigenito sarà capace di far questo
e di insegnare a tutti la vera strada che conduce alla salvezza». Poi,
rivolto alla sua Sposa, le diceva: «Tu, mia sposa e colomba, supplica con
insistenza il nostro Dio, perché Egli ti ama molto, e non è
possibile che non ascolti le tue suppliche». Allora la Santa Sposa
si umiliava, e narrava con grande ardore il suo desiderio e gli diceva: «Stiamo
uniti in questa domanda, non cessiamo mai fin tanto che non sono adempite
le nostre suppliche; il nostro Dio è buono, non mancherà
di esaudirci». Giuseppe incominciava a narrarle quel tanto che l’Angelo
gli aveva detto più volte nel sonno circa il Messia promesso, e delle virtù
che il detto Messia avrebbe avuto e praticato. La Santa Sposa stava a sentirle con
molto gusto, e diceva al suo Giuseppe che gliene parlasse spesso, perché lei
sentiva molta consolazione nell’udirlo ragionare di questo. Con i continui discorsi
che facevano di questo vi accompagnarono più frequenti le orazioni, i digiuni
e le elemosine, e fra di loro dicevano: «Se mai avremo la sorte di sapere
che il Messia sia venuto al mondo, noi certo andremo subito ad adorarlo e ad esibirgli
la nostra servitù, supplicandolo di volerei ammettere nel numero dei suoi
schiavi e servi, benché minimi, e sarà nostra fortuna se ci accetterà;
ed in qual parte del mondo Egli verrà, noi subito andremo a ritrovarlo senza
dimora. Oh! Noi felici e beati, se saremo fatti degni di tale sorte, che i nostri
occhi abbiano a vederlo, e le nostre orecchie udire le Sue parole!».
Suppliche esaudite – Dio si mosse alle continue suppliche della Santissima
Vergine, che erano tanti dardi che giungevano al trono della Divinità, ed
accelerò il tempo della venuta. Erano anche molto gradite a Dio le suppliche
del nostro avventurato Giuseppe; perciò Dio, mosso dalle replicate né
mai interrotte istanze, determinò di inviare il Messia promesso. Non cadde
mai nel pensiero né alla Santissima Vergine, né a S. Giuseppe, che
una così grande grazia fosse riservata per loro, cioè che il Messia
sarebbe nato da loro e avrebbe preso carne umana nel seno della Santissima e purissima
Fanciulla Maria, perché, siccome erano umilissimi, si riconoscevano appena
degni di essere suoi servi. Arrivato pertanto il tempo destinato a fare un così
grande beneficio al mondo, ed essendo arrivate le brame ardenti della Santissima
Vergine al sommo, il Verbo Divino si incarnò e prese carne umana nel grembo
di Maria Vergine, come è già ben noto a tutto il mondo.
Incarnazione del Verbo – Quello che seguisse nell’Incarnazione circa la Santissima
Vergine, non è necessario narrarlo in questa storia, perché è
già scritto in molti luoghi, e in particolare nella vita di Maria Santissima;
dirò solo quello che capitò al nostro Giuseppe, il quale, avendo passato
quasi tutto il giorno precedente in sacri colloqui con la sua Santissima Sposa e
in ardenti brame di questa venuta del Messia al mondo, si ritirò la notte
tutto acceso di questo desiderio, ed avendo riposato alquanto, l’Angelo gli parlò
nel sonno e gli disse: «Giuseppe, presto alzati e supplica Dio con ardore,
perché ha destinato di fare un gran bene a tutto il mondo», –
ma non gli disse che cosa. Subito il Santo si destò, ed alzatosi si mise
in preghiera, non potendo fare altra supplica, che supplicare Dio affinché
si fosse degnato di mandare al mondo il Messia promesso. E quando il Verbo Eterno
si incarnò, il nostro Giuseppe stava in orazione, pregando per questo, come
vi stava anche la sua Santissima Sposa, che per tutta quella notte aveva pregato
e supplicato.
Estasi di Giuseppe – Nell’Incarnazione che si fece del Verbo divino, il nostro
Giuseppe fu elevato in estasi, per l’insolita consolazione di spirito che intese
in quell’istante, ed in questa estasi conobbe grandi misteri circa la detta Incarnazione,
ma non gli fu mai manifestato che la sua Sposa era la fortunata destinata madre del
Verbo Divino. Gli fu bensì manifestato quanto Lei fosse cara e gradita al
suo Dio, e come le suppliche di lei erano giunte a penetrare nel cuore di Dio e compiegatolo
ad esaudirla nelle sue domande circa l’acceleramento dell’Incarnazione. Il nostro
Giuseppe, tornato pertanto dall’estasi, rese affettuose grazie al suo Dio, e non
vedeva l’ora di andare a darne ragguaglio alla sua amata Sposa Maria affinché
lei si rallegrasse della grazia che Dio gli aveva fatto nell’estasi avuta, e che
lei lo ringraziasse a suo nome.
Attende la Sposa – Quella mattina la Santissima Sposa tardò alquanto
ad uscire dal suo ritiro, mentre stava tutta immersa nel gaudio del suo Dio ed applicata
alle adorazioni e ai ringraziamenti del beneficio ricevuto; così il Santo
Sposo, che non sapeva niente di questo, si immaginava che Lei si tratteneva in preghiera,
e non ardiva disturbarla. Perciò aspettò con grande pazienza ed anche
con molta rassegnazione che la sua Santa Sposa uscisse dal suo ritiro, ed in quel
tempo la raccomandava al Signore affinché l’avesse sempre più ricolmata
delle sue grazie e dei suoi favori, conoscendola già meritevole di grazie
e di doni celesti, sia perché già vedeva le sue rare virtù,
come anche perché gli era chiaramente manifestato da Dio il suo gran merito
e la sua sublime santità.
Prudenza di Maria – Mentre il nostro Giuseppe stava aspettando la sua Santa
Sposa per narrarle quel tanto che gli era occorso, la purissima Vergine uscì
già fatta Madre del Verbo Divino, avendolo concepito per opera dello Spirito
Santo; uscì dal suo ritiro, come era solita, non dando al suo Sposo dimostrazione
alcuna di quanto in lei era seguito, ed essendo prudentissima, tenne sempre celato
il segreto del Re, aspettando che Dio l’avesse manifestato al suo Giuseppe quando
fosse stato necessario che egli lo sapesse.
Stupore di Giuseppe – Al suo primo aspetto, il Santo Sposo la vide più
bella e graziosa del solito, col volto ricoperto di chiarore e ne restò ammirato,
sentendo in se stesso una venerazione molto grande verso la sua Sposa, ma credette
che lei avesse avuto qualche estasi ed avesse trattato con Dio nella preghiera. Il
suo pensiero non si inoltrò più di tanto, e siccome aveva un gran desiderio
di parlare, non avvertì più di tanto quegli effetti mirabili che scorgeva
in lei. Fu lei la prima a salutarlo, come era solita, e benché fosse già
eletta a un posto così degno e sublime, non lasciò di umiliarsi, anzi
si mostrava umile più che mai. Per la gioia che la santa Sposa teneva racchiusa
nel suo seno verginale, ne traspariva anche nell’esterno; per cui i suoi occhi sfavillavano,
ma l’accortissima Sposa li teneva modestamente socchiusi, affinché il suo
Giuseppe non ne prendesse ammirazione, e tratteneva l’impeto dell’amore per non dimostrare
nell’esterno la letizia e il giubilo del suo cuore e del suo spirito. Il nostro Giuseppe
le rese il saluto con più ossequio del solito, perché ammirava in lei
la grandezza della grazia divina, e subito le narrò quel tanto che l’Angelo
gli aveva detto nel sonno e quello che nella preghiera aveva gustato e udito, dicendole
anche: «Io credo, mia Sposa, che anche tu sia stata molto favorita dalle
solite grazie del nostro Dio, perché ne scorgo in te chiari segni. E se sono
stato tanto favorito io, che sono un miserabile, quanto sarai stata favorita tu,
che sei tanto amata dal nostro Dio e che ti ha arricchito di tante grazie?».
Comune ringraziamento – A queste parole la Santissima Sposa chinò la
testa, e supplicò il suo Giuseppe di volersi accontentare di dar lode a Dio
insieme a lei e ringraziarlo di tutte le grazie che faceva ad ambedue. Il Santo fu
contentissimo di questo invito, e si unirono a cantare le divine lodi e a fare atti
di ringraziamento, e la santa Sposa gli disse: «Poiché l’Angelo ti
ha detto che il nostro Dio ha fatto un beneficio grande al mondo, noi dobbiamo ringraziarlo
per questo in particolare e farlo anche in nome di tutto il mondo, perché
chissà se ci sia al mondo alcuno che lo ringrazia e gli si mostri grato, tanto
più se questo beneficio sia nascosto al mondo; e mentre l’Angelo non te l’ha
manifestato, senza dubbio sarà nascosto al mondo. Ringraziamolo dunque insieme
a nome di tutto il genere umano». Per queste parole il Santo restò
molto consolato, e la divina Sposa compose i cantici di lode, e li diceva con il
suo sposo Giuseppe insieme ai cantici di ringraziamento e così si trattennero
per un pezzo, restando il nostro Giuseppe molto ammirato della virtù e della
grazia della sua divina Sposa, e dentro di sé ne dava lode a Dio e lo ringraziava
di tutto quello che compartiva alla sua Sposa. Quando ebbero terminato le divine
lodi e i ringraziamenti, il nostro Giuseppe se ne andò a lavorare e la Santissima
Vergine rimase a fare i soliti uffici di casa, e benché avesse nel suo seno
verginale il divin Verbo Incarnato, non tralasciò di fare quel tanto che faceva
prima, servendo il suo Sposo Giuseppe con tutta esattezza, e nel considerarsi vera
madre del Verbo Incarnato, non lasciava di riconoscersi umile ancella.
Attrazioni di Giuseppe – Il nostro Giuseppe stava applicato al suo lavoro
e si sentiva attirare da un insolito affetto e desiderio di andare a trovare la sua
Sposa. Sentiva verso di Lei un amore più potente, più ossequioso e
sempre più santo, per cui non poteva starne lontano, se non col farsi molta
violenza, mentre quel Dio incarnato nelle viscere della sua Santa Sposa attirava
a sé il suo spirito, e benché a lui fosse celato il mistero, tanto
l’amore faceva il suo ufficio di volere che gli oggetti amati stessero presenti,
godendo uno della visione dell’altro. Giuseppe godeva molto nel trattenersi con la
sua Santa Sposa, di un insolito e dolce godimento. Il Verbo Divino gradiva di avere
ossequioso avanti a sé il suo amato Giuseppe, che andava sempre più
ricolmando delle sue grazie. La divina Madre capiva tutto questo, e anch’ella ne
godeva molto. Il nostro Giuseppe manifestò alla sua Sposa quel tanto che sentiva
e le disse che lo perdonasse se le era molesto con le continue visite che le faceva
e se disturbava la sua quiete, perché lui non poteva farne a meno, sentendosi
attirare con violenza ad andarla spesso a vedere, e che quando stava alla sua presenza
sentiva un’insolita consolazione, che non aveva mai inteso nel passato. La sua Sposa
si mostrò molto cortese, e gli disse che fosse pure andato senza timore di
apportarle pena, perché ogni volta avrebbero detto qualche inno di lode alloro
Dio, affinché essendo da essi lodato, venissero a meritarsi la Sua grazia
e il Suo favore. Il Santo, animato per le parole della purissima Sposa, vi andava
senza timore e con sua molta consolazione, e ogni volta che l’andava a trovare gli
sembrava più bella e più colma di grazia e gli apportava più
venerazione.
Pena e sottomissione di Giuseppe – Questa consolazione durò breve tempo
per il nostro Giuseppe, perché avendo detto l’Angelo alla Santissima Vergine
quando l’annunciò, che la sua parente Elisabetta era gravida da sei mesi,
la Vergine volle andarla a visitare, conoscendo essere questa la volontà del
Verbo Incarnato che voleva andare di persona a santificare il suo Precursore Giovanni;
così l’Angelo parlò al nostro Giuseppe nel sonno, e gli manifestò
come la loro parente fosse gravida e come doveva condurre da lei la sua Sposa affinché
l’avesse assistita per quei tre mesi che rimanevano. Questo avviso fu una spada al
cuore del nostro Giuseppe, al pensiero di dovere per quel tempo rimanere privo della
sua sposa Maria. Però chinò la testa agli ordini divini e si uniformò
alla volontà del suo Dio. Manifestò alla sua Sposa quel tanto che l’Angelo
gli aveva detto, e la sua Sposa lo pregò di condurla presto dalla parente
Elisabetta, perché anche lei conosceva essere quella la volontà divina,
e vedendo il suo Giuseppe tanto afflitto, l’animò e gli disse: «Non
temere, perché io terrò continua memoria di te, non lascerò
di raccomandarti a Dio; e poi, terminati i tre mesi, torneremo di nuovo a trattare
insieme e a lodare e servire insieme il nostro Dio. Intanto non si dividerà
né si scompagnerà il nostro spirito e il nostro amore verso l’oggetto
da noi amato che è il nostro Dio, degnissimo di ogni lode, amore e fedele
servitù. Ora con questa lontananza ci vuoI far provare se noi siamo fedeli
a Lui, se ci uniformiamo alla sua volontà; e noi siamo in obbligo di mostrarci
fedelissimi, perché lo merita e perché godiamo dei suoi favori e delle
sue grazie molto più di ogni altra creatura». Il nostro Giuseppe
rimase molto confortato per le parole della Santissima Sposa, e contento di adempire
la volontà divina, privandosi volentieri della compagnia della sua Sposa a
lui tanto cara e di sua tanta consolazione, preferendo al suo gusto quello di Dio
e assoggettandosi subito al volere divino. La Santissima Vergine godette molto nel
vedere il suo sposo Giuseppe tanto uniformato alla volontà divina e ne rese
affettuose grazie all’Altissimo.