Concilio
Laterano IV
(novembre 1215)
Una delle ragioni
che spinsero Innocenzo III ad indire questo concilio fu la difesa della fede contro
gli attacchi dei contemporanei; per questo, oltre a sottolineate gli articoli pubblicamente
contraddetti dai catari e dai valdesi, quali la validità dei sacramenti amministrati
da un sacerdote indegno, il concilio compose una professione completa di fede, di
una estrema precisione teologica, dove il termine «transustanziare» entra
la prima volta in un documento solenne del magistero per significare la tradizionale
certezza della Chiesa nella presenza reale.
TESTO: M 22, 982;
COD 230
Una vero est fidelium universalis Ecclesia, extra quam nullus omnino salvatur, in qua idem ipse sacerdos est sacrificium Iesus Christus, cuius corpus et sanguis in sacramento altaris sub speciebus panis et vini veraciter continentur, transsubstantiatis pane in corpus, et vino in sanguinem potestate divina: ut ad perficiendum mysterium unitatis accipiamus ipsi de suo, quod accepit ipse de nostro. Et hoc utique sacramentum nemo potest conficere, nisi sacerdos, qui rite fuerit ordinatus, secundum claves Ecclesiae, quas ipse concessit Apostolis eorumque successoribus Iesus Christus | Una, inoltre, è la chiesa universale dei fedeli, fuori della quale nessuno assolutamente si salva. In essa lo stesso Gesù Cristo è sacerdote e vittima, il suo corpo e il suo sangue sono contenuti realmente nel sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino, transustanziati il pane nel corpo, il sangue nel vino per divino potere; cosicché per adempiere il mistero dell’unità, noi riceviamo da lui ciò che egli ha ricevuto da noi. Questo sacramento non può compierlo nessuno, se non il sacerdote, che sia stato regolarmente ordinato, secondo i poteri della chiesa che lo stesso Gesù Cristo concesse agli apostoli e ai loro successori. |
testo tratto
da: J. COLLANTES a c. di, La fede della Chiesa cattolica. Le idee e gi uomini
nei documenti del Magistero, Città del Vaticano 1993, pp. 743, 395.