Esercizio di perfezione e di cristiane virtù
composto dal padre Alfonso Rodriguez S.J.
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TRATTATO IV. DELL’UNIONE E CARITÀ FRATERNA
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CAPO XVI. Delle cagioni e radici dalle quali procedono i giudizi temerari e dei loro rimedi
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1. La superbia.
2. La propria malizia.
3. Che fare se si vedesse cosa apertamente cattiva?
4. L’interna avversione.
5. Dio non si sdegna, e ci sdegneremo noi?
6. perché Dio permette dei difetti anche nei Santi. Le imperfezioni dei Santi.
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1. La prima radice, dalla quale sogliono nascere i giudizi temerari, è quella stessa che è ancora radice di tutti gli altri mali e peccati, cioè la superbia; ma in particolar modo è radice di questo. S. Bonaventura (S. BONAV. Stim. amor. p. 3, c. 4) nota qui una cosa degna di considerazione, e dice che le persone che si tengono per spirituali, sogliono esser più tentate in questa materia di giudicare e di qualificar altri; onde pare che vogliano metter in esecuzione quello che l’Apostolo S. Paolo disse in altro senso: «L’uomo spirituale giudica di tutte le cose» (I Cor 2. 15). Pare a costoro di veder in sé doni speciali di Dio; e mentre dovrébbero essere con ciò più umili, a volte se ne pavoneggiano e si pensano di essere qualche cosa; e in confronto di loro fanno poco conto degli altri, quando li vedano andare meno ritirati, o più affaccendati e distratti in cose esteriori. E quindi viene in essi un certo spirito riformativo dell’altrui modo di vivere, dimenticandosi di se medesimi.
Dicono i Santi che la semplicità è figliuola dell’umiltà perché il vero umile tiene gli occhi aperti solo per vedere i difetti e mancamenti propri, e li tiene serrati per non veder quelli del suo prossimo; e trova sempre tanto che guardar in sé e tanta materia da piangere, che non se gli alzano gli occhi né il pensiero ai difetti e mancamenti altrui: onde se uno è vero umile, è molto lontano da questi giudizi. E così i Santi danno per molto importante rimedio, tanto contro questo vizio, quanto contro molte altre cose, che teniamo gli occhi aperti solamente per vedere i difetti nostri, e serrati per non vedere i difetti dei nostri prossimi, acciocché non siamo come gl’ipocriti, che nel Vangelo leggiamo da Cristo spesse volte ripresi perché facevano tutto il rovescio. «È perché osservi tu una pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, e non fai riflessione alla trave che hai nell’occhio tuo?» (Matth. 7, 3).
Il tener sempre gli occhi volti ai nostri propri difetti reca seco grandi beni e utilità: reca umiltà e confusione; reca timor di Dio e raccoglimento di cuore; reca gran pace e quiete: ma l’andar osservando i difetti altrui reca seco grandi mali e inconvenienti, come sono superbia, giudizi temerari, sdegno contro il fratello e vilipendio di esso, inquietudini di coscienza, zeli indiscreti e altre cose che turbano il cuore. E se talvolta vedrai qualche difetto nel tuo prossimo, ciò sia, dicono i Santi, per cavarne frutto. S. Bonaventura (S. BONAV. in Reg. Novit. c. 13) insegna un buon modo di far questo, dicendo: Quando vedrai nel tuo fratello qualche cosa che ti dispiaccia, prima di giudicarlo entra cogli occhi della mente dentro te stesso e guarda se è in te qualche cosa degna di reprensione; e se vi è, ritorci la sentenza contro te stesso e condannati in quella cosa, nella quale volevi condannar l’altro, e di’ col Profeta: «Io sono quegli che ho peccato, io quegli che ho operato iniquamente» (II Reg. 24, 17). Io sono lo scellerato e perverso, che non merito di baciare la terra che l’altro calca, e ho ardire di giudicarlo? Che ha che fare quel che io vedo nel mio fratello con quel ch’io so di me stesso? S. Bernardo (S. BERN. Varia et brev. Docum.) insegna un altro modo molto buono che possiamo usare in questo. «Se vedrai, egli dice, in un altro qualche cosa che ti dispiaccia, rivolgi subito gli occhi a te medesimo, e guarda se quella cosa è in te; e trovandovela, troncala subito. E quando vedi nel tuo fratello qualche cosa che ti piace, rivolgi similmente gli occhi a te stesso, e guarda se quella è in te; ed essendovi, procura di conservarla; non essendovi, procura d’acquistarla». In questa maniera da ogni cosa caveremo frutto e utilità.
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