Scritti Spirituali di San Gaspare del Bufalo

Scritti
Spirituali

di San Gaspare del Bufalo

Brani
scelti da P. Barry Fischer, C.PP.S.









L’Agonia
di Cristo:



“Il monte Calvario è il monte dell’amharezza, è il Colle dell’incenso.
Monte di amarezza perché ecc. Colle dell’incenso perché l’incenso figura
l’Orazione in cui specialmente dobbiamo tratternerci in queste tre Ore; poiché
siccome l’incenso si solleva dagli ardenti carboni, così da un cuore infiammato
d’amore sollevar deesi in oggi ecc.



“Oh monte santo di Redenzione e di pace! Oh terra imporporata del Sangue del
mio Signore, deh che io ascenda questo monte con venerzione ecc.



“Mosè, allorché dovette salire sul monte ad ascoltar la voce di
Dio ebbe ordine di scalzarsi. Locus enim in quo stas terra sancta est. Popolo mio,
locus in quo stamus terra sancta est. Togliam dunque da noi la polvere mondana ecc.,
Rivolti a Gesù diciamogli parlate pure o Signore che i vostri figli son pronti
ecc.”


(Tre
Ore di Agonia, Volume 9°, No. 62, p. 210)




“Cosa mai può il buon esempio! Il buon ladro penetrato da tali lezioni
di carità, quali noi abbiamo espresse riconobbe la dignità di quegli
che moriva, e però con santa libertà mentre I manigoldi lo deridevano,
a Gesù disse: Memento mei, Domine. Lo riconobbe per quegli ch’era Domine.
Oh bella vittoria dei rispetti umani che causano ecc. memento oh umiltà da
vero penitente. Hodie mecum eris in Paradiso. Oh carità del mio Signore. Lo
fidde pentito, questo bastò all’amore di Gesù Cristo. Oggi oggi nell’applicarti
il mio Sangue il diritto riassumi al Paradiso ecc. Peccatori coraggio ecc. Dopo questo
esercizio gloriatevi solo in Gesù.”


(Tre
Ore di Agonia, Volume 9°, No. 62/2.2., p. 211)




“Ho sete 1. Di più patire se vi fosse luogo; 2. Di anime; 3. Causata
anche dal gran spargimento di sangue.”

(Tre
Ore di Agonia, Volume 9°, No.62/5.5., p. 212)



“Consummatum est. Beato chi negli estremi considerando la cariera assegnata
da Dio potrà esclamare Consummatum est.”

(Tre
Ore di Agonia, Volume 9°, No. 62/6.6., p. 212)





L’Amore:



“Il primo indizio d’amar’ adunque il Signore è pensare a Lui volentieri,
giacche ubi est thesaurus tuus, ibi est et cor tuum (Mat. 6. 21.). Le Api non si
pascono se non del mele, non cercano se non il mele, non lavorano se non il mele.
Anche le Anime Sante non trovano pascolo in altro ogetto che nell’amare il loro Signore;
non cercano altro che crescere in questo amore; non indirizzano ad altro segno il
loro operare. E questo è amare Iddio con tutta la mente in tota mente tua
(Mat. 22.). Questo è porlo come sigillo sopra del cuore pone me ut signaculum
super cor tuum (Cant. 8. 6.). Questo è mantener’ sempre acceso il fuoco nell’Altare
nel nostro interno Ignis in altari semper ardebit (Lev: 6. 12.).



“Il secondo libenter Deo dare. Ma che cosa potremo mai dare al Signore se sono
tutte sue. Tua sunt omnia! (1. Paralip. 29. 14). Eccolo. Dal godere del bene che
ei possiede; ed inoltre bramare l’estrinseco della sua gloria maggiore desiderando
con tutto l’impeto del suo cuore di non esser’ solo ad amare il suo Creatore, ma
ch’Egli sia lodato da tutte le Creature struggendosi de vederlo offeso. Diamogli
il Cuor’ nostro, e a Lui assogettiamo il nostro voler ecc. Per ultimo non diligamus
lingua sed opere et veritate (1. Jo. 3. 18).



“Il terzo libenter pro Deo pati. Solo il compatire le altrui miserie è
una prova concludente d’amare il misero; onde al veder’ Gesù Cristo piangente
nella morte di Lazzaro ne inferivano gli astanti la grandezza del suo amor’ verso
lui. Ecce quomodo amabat eum. Jo: 11.36. Quanto più concludente però
sarà la prova di chi vuol se misero per felicitare l’Amico? Certamente il
nostro Redentore per far’ vedere al mondo la grandezza dell’amor’ suo verso del padre
non si servì d’altro argomento che dell’andare ch’egli facea generosamente
incontro della Passione. Ut cognoscat mundus quia diligo patrem surgite eamus Joa:
14. 31. Pertanto la vera carità se può nascere tra le delizie dello
spirito, non può farsi adulta se non tra le pene, ne si può manifestar’
meglio che per le Croci. In fine questi tre indizi se siano applicati alla Carità
del Prossimo diverranno un’ paragone sicurissimo del divino amore.”

(Indizi
del vero amore, Volume 7°, No. 53/2, pp. 170-172)

Le
Anime del Purgatorio:



“O grande Iddio che nel Crearci a vostra Immagine e similitudine ci deste
un cuore per quanto è da Voi tutto compassionevole al bene dei nostri prossimi
deh con la vostra grazia richiamate ciascun’ di noi secondo il bisogno ad aver’ tenera
dilezione alle Anime purganti. Sono esse che attendono i nostri suffraggi, esse che
meritano i nostri aiuti, esse che ce li richiedono ardentemente: Miserimini mei ecc.
miserimini mei. Ed oh voci insinuanti ogni sentimento di commiserzione oh industrie
della Chiesa che ci richiama ad ascoltar’ di queste dilette figlie di Sion’ i lamenti,
oh dolci vincoli che i nostri cuori impegnano a prestar’ soccorso ai lor’ bisogni.
Signore esaudite le nostre preghiere, accettate i desiderj del nostro cuore grati
vi siano i beni che con l’ajuto vostro tanti figli e figlie procurano ai lor’ genitore,
tanti parenti ai lor’ congiunti, tant amici ai loro amici. Trionfi la carità
vostra o mio Signore e per tanti rapporti si adempiano anche i doveri sacri ai quali
la religione ci unisce. Pater noster.”

(Preghiere
per suffragare le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68, pp. 256-257)

“Oh
come il vostro cuor’ divino arde di desiderio che presto venghino a godervi nella
invitiva visione! Quanto è mai dovizioso l’ordine della vostra condotta sovrana!
Possibile che tanti fedeli si vedino insensibili fra tanti eccitamenti? Possibile
che ricusino ai lor’ stessi vantaggi, e non si occupino a corrispondere alle voci
di un Dio, che è tutto amore per noi?”

(Preghiere
per suffragare le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68, p. 257)

“Oh
dolci vincoli, che i nostri cuori impegnano a prestar soccorso ai loro bisogni! Signore
esaudite le nostre preghiere; accettate i desiderj del nostro cuore; grati vi siano
i beni, che mercé vostra, tanti figli e figlie procurano ai loro Genitori;
tanti parenti ai loro congiunti; tanti amici ai loro amici. Trionfi la carità
Vostra o mio Signore; e per tanti rapporti si adempiano i doveri sacri, ai quali
la Religione ci unisce.”

(Preghiere
per le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68bis., p. 261)

“Gesù
mio Redentore, Padre, e Consolatore nostro, deh ricordatevi che le Anime costano
il prezzo inestimabile del Vostro Preziosissimo Sangre.”

(Preghiere
per le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68bis., p. 262



Gli Auguri:



“Io vi auguro la fede di un Abramo che lasciò tutto per il suo Dio,
e coi fatti dimostrò la veracità interna dei suoi sentimenti. Vi auguro
il coraggio di un Davidde nel combattere contro Golia, e parlando del nuevo Testamento
la costanza degli Apostoli ricevuto che ebbero lo Spirito Santo.”

(Per
il termine della Missione, Volume 9°, No. 61, pp. 208-209)



La Bontà di Dios:



“Questo ci spiega quel zelo ardente con cui l’Evangelico Pastore va a cercar’
la Pecorella smarrita, il rammarico ch’egli prova ch’Ella si sia perduta, l’eccesiva
allegrezza che dimostra d’averla trovata; questo volle farci intendere sulla Croce
quando esclamò Sitio non tanto per dimostrare la sete che pativa nel Corpo,
quanto l’ardore con cui desiderava di esser amato dagli uomini.”



“Finalmente tutto ciò ch’Egli propone, tutto ciò ch’egli produce
nell’ordine della Natura, e della grazia non tende ad altro che ad obligar’ l’uomo
ad amarlo.”



“Per comprendere in qualche maniera il numero basta dire che noi siamo debitori
a Gesù di tutti i beni di natura e di grazia e di gloria; che noi siam’ debitori
a Gesù dei benefizi ineffabili della Redenzione, della vocazione, della giustificazione,
e di quello che ha da essere la corona di tutti gli altri della glorificazione. Egli
non ha pensato che a noi, non ha operato, non ha patito non ha vivuto se non per
noi. In omnibus divites ecc.”



“Iddio è buono; e quanto egli è, quanto sa, quanto pensa,
quanto desidera quanto ordina, e vole tutto è bontà. Bontà è
quella per cui provede, bontà quella per cui commanda, bontà quella
per cui ama, e quella per cui abborre, quella per cui ammette, e quella per cui rifiuta,
e si rallegra conforme al sacro parlare, e si duole, e si adira e si pente, e si
ricorda (a nostro modo d’intenderci) e si dimentica sol per bontà. Per bontà
egli creò l’universo e per bontà lo conserva ne in tutto questo universo
v’è di bontà una minima particella che non sia sua.”



“Iddio è el buono, l’incomprensibile nella bontà.”



“Ma il divin Verbo che assume carne non è forse l’imagine viva, e sostanziale
della divina bontà imago bonitatis illius. Buon’ per me Ascoltatori che io
vi trovo caldi tuttavia del celebrato nascimiento del Redentore ed usciti non ha
molto da quella spelonca avventurata che altra volta vi avrebbe atterriti, e tenuti
da se lontani col suo squallore; ma che vedendola abitata de Lui vi dever aver’ empiti
d’inesplicabile tenerezza. Avete pur veduto il sereno suo sguardo, e lo stuolo degli
Angeli de’ quali altri portano il caro annunzio alle non sonnacchiose capanne altri
rallegrano il monte el il piano con dolci canti, ed altri lo stan’ rimirando di tanta
bontà attoniti, e interneriti. Humliavit ecc…ut ad deum ecc. Apparuit benignitas
ed humanitas Salvatoris nostri Dei.”



(Sulla divina Bontà, Volume 7°, No. 19, p. 59-63)





La Carità:



Una è la fede, una la religione, uno l’Evangelio di Gesù Cristo.
La carità sia il vincolo di dilezione fraterna, sia la bilancia delle operazioni
dell’uomo, sia la guida al possesso beato del Cielo; e tanto più che suffragando
voi le Anime Sante del Purgatorio, la religione vi manifesta i beni grandi che a
voi ne derivano lo che vedremo nell’altra parte.”



(Predica del Purgatorio,Volume 7°, No. 27, pp. 82-87)



Egli è certo che la Fede, il timore, la Speranza sono quelle prerogative,
che accompagnandoci in questa vita mortale ci animano a viver giusti; la Carità
poi è quella che a pieno colmando i nostri desiderii, colà, in quel
felicissimo soggiorno arrivati, interamente possederemo. Ora Uditori ben attendete
poiché qui sta la divisione del mio raggionamento. Nel Paradiso giunti, la
nostra Fede sarà ricompensata colla visione chiarissima senza velo, il nostro
timore col possedimento beatifico senza pena, la nostra speranza col perfetto godimento
senza limite alcuno di un’ tanto bene; e quindi avremo in noi la Carità, quale
consisterà nell’amar Dio mediante la sua visione, mediante il di Lui possedimento,
mediante il godimento, la gioja perenne che occuperà i nostri Cuori; voglio
dire che vedendo Dio lo possederemo, possedendolo lo godremo, godendolo lo ameremo.”

(Predica sopra il Paradiso, Volume 7, No. 33, p. 112)



“L’uomo è ad imagine di Dio; Dio è l’istesso ordine; e però
la carità è il distintivo carattere dei figli docili di Dio.”



“La Carità pertanto così industriosa nei mezzi è anche
coraggiosa a superare gli ostacoliÖOh miseri tempi nostri nei quali, l’egoismo, l’audacia
ecc. ecc. ha raffredato in tanti la carità.”



(La Carità, Volume 16°, pp. 435-438)





La Conversione:



“Popolo mio che gran bene si è la Missione! Tratta essa del grande
importantissimo affare di salvarsi. Questo è l’unico fine, per cui Iddio creò
il cielo e la terra, questo è il fine della Redenzione la Salute dell’Anime.
Mio Signore voi penaste fino ab eterno a noi, e noi quando sarà che pensiamo
a voi? Ah vi ringrazio che mi date spazio di penitenza.”



(Svegliarino, Volume 18°, p. 493)



La Croce:



“Oh Croce (viene la Croce) amatissima del mio Signore io ti benedico, e
ti adoro. Largo pianto amo versar su di ti arbor decora el fulgida ornata regis purpura
Tù sei la scala del Paradiso, lo scudo di difesa contro i nostri nemici, tù
ci rammenti i trionfi di Religione domuit orbem non ferro, sed ligno, tù la
nostra consolazione quaggiù e il motivo dei nostri gaudj in Cielo. O Crux
ave spes unica ecc.”



“L’amore, l’amore ha causato il vivo sudor di sangue nel mentre che sottratte
erano le interne consolazioni, ed abbandonata l’anima di Gesù Cristo ad un
mar di cordoglio.”



“Popolo mio e chi potrà contener le lagrime… Gesù gronda Sangue
per ogni dove; deh lasciate che in ispirito lo raccolga e con lagro pianto sugli
occhi lo presenti al divin padre, e lo benedica, e lo adori. Maerentes oculi grada
la Chiesa nel suo inno sulla passione di Gesù Cristo spargite lacrymas…
spargete lacrime o fedeli… Per noi patisce Gesù.. Ed oh cuor duro di un
qualche peccatore che non s’intenerisce, e commove! Deh Signor pietà per l’anima
ostinata non convertita fin qui. Le vostre piaghe son tante bocche che gridano conversione.
Venite sì o popoli venite, ed in questa sera Sacra alla memoria dei spasimi
di Gesù Cristo applicatevi i meriti del suo Sangue divino Adstate maerentes
cruci, pedes beatos ungite. Lavate fletu, tergite, comis, et ore lambite.”



“Gli si configon le spine nelle tempie, gli si manifestano per ogni dove nella
penetrazione del capo; e Gesù? E Gesù tace e soffre, prega, e pazienta,
ed il Suo Sangue è il prezzo del suo amore.”



“Amore gridano queste piaghe, amore le spine, amore il Sangue che versa… O
Gesù Redentor nostro pietosissimo eccoci a vostri piedi umiliati, e compunti.
Deh perdonateci o Padre per avere le tante (volte) riaperte coi nostri peccati le
piaghe vostre adorabili.”



“Si crocifigga un innocente, l’impolluto, il segregato dai peccatori. Crucifigatur…Accompagnatelo
qual mansueto agnello che và a consumare il sagrifizio di amore, e qual Sacerdote
insieme cha và a spirar sull’altare della Croce.”



“S’inalbera la Croce, ed ahi vista lagrimevole. Se posa Gesù il capo
ad essa le spine gli si approfondano se lo tiene piegato inverso la terra s’incontra
con Maria addolorata…ed oh sguardi amorosi della Madre…oh sguardi del figlio!”



“O Maria rapitrice dei Cuori deh rapite i nostri Cuori all’amore di Gesù
Cristo. Egli per amore ha dato la vita per me. Dilectus meus mihi, et ego illi.”



“Ritorniamo sì alle nostre case ma deplorando i falli nostri, ed esclamando
Viva il Sangue di Gesù Cristo per cui siam salvi; il Sangue di Gesù
fù la mia vita, benedetta sì diciamolo insieme benedetta la sua bontà
infinita ecc. Amen.”



(Sulla passione e morte di Gesù Cristo, Volume 7°, No. 30, pp. 91-100)





“Uno sguardo o dilettissimi al Crocifisso, e queste piaghe, queste spine
ecc. non vi fan che ripetere al Cuore = amore all’Anima tua. Il Signore fino ab aeterno
ha pensato all’Anima nostra; nella pienezza dei tempi è addivenuto Redentore,
e tutto si sacrificò per salvarci. Ed a noi rincrescerà un poco d’orazione,
la frequenza di un Oratorio ecc.”



(Ricordi, Volume 7°, No. 32, p. 107)



“Immaginiamoci d’essere in un Campo di aperta battaglia. Gesù inalbera
il suo Vesillo della Croce, e con il suo piacevole ed amabile aspetto, e con la sua
voce pietosa ci dice Venite ad me omnes ecc. Benché sia angusta, aspra e piena
di contrarietà la strada che vi addito a battere, pur tuttavia di me fidatevi
e sieguitemi gaudebit cor vestrum.”



(Stendardi, Volume 7°, No. 54, p. 173)



“Le vostre piaghe me fan coraggio, le spine, i chiodi, il vostro Sangue
divino m’infervora. Probitiaberis peccato me multum es enim.”



(Svegliarino, Volume 18°, p. 493)





Le Croci:



“Oh quanti pochi san patire. Un fascio di legna ben assestato e raccolto
si porta con facilità, e lo stesso fascio o sciolto o legato cascante di qua
e di la difficilmente e con doppio dolore si strascina. Così le croci ecc.”



“Un uomo senza croce oh in quanti pericoli trovasi mai. Che fa Iddio. Permette
calunnie ecc. ecc. L’uomo umiliato si approfonda nel suo niente ecc. Davidde fra
le delizie della sua corte pecca ecc. Ma dopo che permettendolo Iddio Assalonne gli
si ribellò, così Davidde esclama bonum mihi quia humiliasti me ecc.
ecc.”



“Ditemi o Cristani il torchio nuoce alle uve. Non gia. Dapoiche sebene prema
le uve, le discioglie però in vino dolcissimo. Ditemi la lima nuoce al ferro.
Non gia. Poiché sebene lo roda lo rende però nitido. Il fuoco nuoce
all’oro. Non gia perche sebene l’infiammi e l’investa lo purga però ecc. Guardate
là quel legno destinato ad ardere lo vede un artefice, se ne invaghisce, e
coi suoi istromenti lo riduce e converte in una Opera che rendesi degna d’ammirazione.
Or se io interrogassi il legno se sia stato più contento ecc. Fabri polita
malleo hanc saxa molem construunt, aptisque juncta nexibus locantur in fastigio.”



(Riforma 5., Volume 7°, No. 13, p. 34-36)



“Quand’anche la nostra vita fosse per durare per migliaja d’anni nelle tribulazioni,
e patimenti non sarebbe non ostante proporzionato il merito di quella gloria, ch’è
immensa, eterna, infinita. Che sarà dunque, essendo sì breve questa
vita, sì breve, e passeggiera ogni nostra pena? Qual sarà dunque Croce,
o interna, o esterna che possa parervi pesante in prospettiva di questo sì
bel pensiero del Paradiso? E dopo un breve patire vi si darà un eterno godere?
Qual gusto poi sarà di un Beato nel dire, son quì una volta in porto,
son pur finalmente in salvo! Oh per quante tempeste ho navigato! In quanti pericoli,
in quanti cimenti mi son trovato. Quanti nemici ho avuto da vincere! Grazie al Cielo,
tutto si è superato, tutto si è vintoÖGodiamone ora il frutto per tutta
l’eternità.”



(Croce, Volume 18°, p. 494)





Il Cuore Aperto:



“Dentro questo io sono risoluto di fare la mia continua dimora per adorare
in esso quelle preziose goccie di Sangue, ed Acqua che per mio amore versaste, e
per ringraziarvi d’avermi lasciato aperto il vostro adorabile Costato sicuro porto
di salute pei peccatori, soave rifugio pei miseri che vanno navigando per l’infido
mar della vita.”



(Novena del sangue ed acqua-Opuscolo, Volume 13°, pp. 265-266)



“Adoro mio amoroso Signore il vostro amabilissimo seno sicuro rifugio in questa
valle di pianto, e per iI meriti del Sangue, ed Acqua che da esso uscì, vi
prego a farmi morire tutto a me stesso, a vivere solamente a Voi eterna mia vita.”



(Novena del sangue ed acqua-Opuscolo, Volume 13°, pp. 267)



“Adoro, mio Glorificatore in eterno, il vostro bel Cuore che arde sempre in
incendio di amore, e per i meriti del Sangue, ed Acqua che da esso uscì, vi
prego a darmi l’ultimo ed il massimo de’ doni, cioè il dono della perseveranza,
acciò possa venire con voi a cantare le vostre infinite misericordie per infinita
saecula saeculorum. Amen.”



(Novena del sangue ed acqua-Opuscolo, Volume 13°, pp. 268)





La Direzione Spirituale:



“Ma questa scienza dei Santi non s’acquista senza applicazione, né
è il lavoro di un giorno, ma di tutta intera la nostra vita. Venite adunque
o Anime che bramate sinceramente la santità alla scuola del Crocifisso, quivi
acquisterete quella celeste cognizione di Dio, che vi renderà nauseate del
Mondo, e zelanti della gloria del sommo Bene.”



(Direttorio, Volume 13°, p. 359)



“Chi fabbrica infatti ritoglie da prima gli ostacoli, e gl’impedimenti all’edifizio,
scava perciò opportunamente la terra affine di poter collocare le pietre fondamentali
dell’edificio stesso, e su di esse erger la fabrica che si è disegnata.”



(Direttorio, Volume 13°, p. 361)



“E’ fuor di dubbio che il corpo influisce nell’anima, sebbene precisamente se
ne ignori il modo. E siccome è diversa negli’individui la costituzione del
corpo, così è diverso l’influsso che ha collo spirito. Da questa diversità
d’influenza ne risulta del pari la diversità dei naturali, ossiano temperamenti
degli uomini, e la cognizione di essi è necessarissima al Direttore, affinché
l’anima non si abbandoni a vani timori, né perdase per soverchia fiduciaÖ



“Öma parliamo quì della necessità di conoscere questo influsso
nell’aspetto ascetico, il quale consiste in raccogliere come la diversità
dei temperamenti si opponga alla speditezza dello sviluppo dello spirito, relativamente
alle operazione dell grazia.



“Per quanto siene fra di esse diverse le vie del Signore per le quali chiama
un’anima a camminare nella perfezione, si restringono poi a queste due: – reprobare
malum, et eligere bonum ó ch’è quanto dire essere due in ultima analisi le
vie suddette, il timore, e la fiducia.”



(Direttorio, Volume 13°, pp. 362-363)



“Io sò che la grazia deve colla docilità della corrispondenza
dirozzare, e nobilitar la natura; so che in questo è riposto a così
esprimermi il midollo della sostanzial santità; né ignoro che I respettivi
naturali da assoggettarsi all’impero della fede aprono il gran campo a percorrersi
nelle vie della virtù: ma non è questa operazione di un giorno; ma
è il lavoro lungo della perfezione continuata della nostra vita, né
il Direttore potrà esigere da un incipiente ciò che è proprio
di un proficiente: ed è però, che la sua cura, e diligenza dev’essere
rivolta ad illuminar l’intelletto dell’anima che si dirigge, e farle così
gustare la necessità che v’è di vincer noi stessi, quindi proporzionarle
i mezzi, prevenirla sulle difficoltà, incoraggirla negli sbigottimenti, o
soverchi timori, non rattristarla se talvolta manca di prontezza in questa Lotta,
ma con mano compassionevole sorregerla, animarla, e riempirla di sentimenti religiosi
di fiducia in Dio che cognovit figmentum nostrum, secondo avverte il Profeta.



“ÖE siccome il naturale non si vince secondo si è detto in un giorno,
così il Direttore non esigerà dal suo penitente se non quello ch’è
proporzionato alle forze di spirito fin qui acquistate. I mezzi poi da usarse per
crescere nella vittoria e non ritardare le operazioni della grazia, saranno nel modo,
e mirsura adattate al soggetto a cui si applicano, ma in genere si ridurranno a far
conoscere che l’uomo non deve abbandonarse al naturale fisico, ma che l’ordine morale
deve prevalere; gioverà anche arrecar gli esempli dei Santi.”

(Direttorio, Volume 13°, pp. 365-367)



“Chi fa viaggio in mare, allorché il mare è tranquillo, gode in
singolar maniera di quella calma che regna. Ma in tempo di calma convien saper prevedere
le burrasche, che all’improvviso si suscitano. L’attento piloto no dovrà perciò
trascurare quei mezzi che atto lo rendono a condurre a salvamento la nave ad onta
dell’impeto delle tempeste. Or così un Direttore in tempo di consolazioni
cessar non deve di preparar l’Anima ai contrasti, facendo ad essa rilevare, che siccome
il valor del piloto in tempo di burrasca segnatamente distinguesi, così ancor
noi distinguer ci dobbiamo nel zelo della virtù, allorché la virtù
stessa è richiamata alle prove.”



(Direttorio, Volume 13°, pp. 372-373)



“Dà l’anima uno sguardo al Crocefisso, e vede il diletto sagrificato
per amore.”



(Direttorio, Volume 13°, p. 375)

“La Croce, si adunque la Croce regni nel nostro cuore, si manifesti nelle nostre
opere, mentre se fuggendo la Croce, e abbandonandosi ai sfrenati appetiti si addiviene
miseri, ed infelici, e si patisce senza conforto, nella Croce si troverà pace,
e salute.”



(Direttorio, Volume 13°, p. 377)



“Öche la scelta del Direttore è frutto di Orazione, e di consiglio; ma
trovata poi, che si abbia la guida, nella quale concorrano quelle tre doti, o prerogative
indicate nelle parole del Salmo Bonitatem, disciplinam, et scientiam, no deesi variare
a talento, e così cader poi in agitazione, e perder la pace.”



“Abbiate, O Anima, gran schiettezza, e sappiate, che la sincerità del
cuore è la base di vostra santificazione.”



“La scala di Giacobbe non v’ha dubbio è un immagine della metodica direzione,
che a gradi fa salir l’anima alla perfezione. Di questa però ci serviremo
nel seguente paragrafo a condur per mano il Direttore nelle vie di santità;
ed avvertasi che tale immagine scritturale giova e per gl’incipienti, e per i proficienti
e per i perfetti, che anelano a gradi sempre maggori di perfezione. Giova quindi
il richiamare a memoria quella divina allocuzione, colla quale dice il Signore, che
l’uomo giusto si propone di ascendere ogn’ora più a magior santità.”

(Direttorio, Volume 13°, pp. 382-384)



“Il Direttore che è guida dell’Anima dee conoscere, che l’Anima vuol
esser condotta, dirò così, per mano ad adempire la volontà del
SignoreÖUn sacro Ministro a cui Iddio affidò I più teneri oggetti dell’amor
suo, oh come dee zelare nel procurarne, il vero bene, e factus omnia omnibus, omnes
Christo lucrifacere. Attendasi pertanto alla scala gradatoria, che ora si propone.”

(Direttorio, Volume 13°, pp. 384-385)



“Il primo grado di questa scala mistica chiamasi grado di separazione, in quanto
che il Direttore per radicare il bene in un anima per esempio incipiente separar
dee ciò che ne forma in essa ingombro, ed imbarazzo. Un medico che assiste
un infermo gravato di su prima ingerenza rileva essere l’occupazione di separare
ciò ch’è causa della gravezza del maleÖIn tutto però adempie
con carità e posatezza quanto basti a formare dell’infermo un adeguato giudizio.”



“Ma a questo primo grado già intanto va in relazione il secondo che chiamasi
di proposizione. Il medico all’infermo sa suggerirgli un rimedio più tosto
che un altro, e ne adatta la dose, e ne limita più, o meno l’uso, e ne varia
se occorra l’applicazione sostituedone un altro. Ora così andrà il
Direttore proponendo l’uso di quei mezzi, che facilitano la guarigione, e come il
medico con replicate visite esamina, e veglia sul’infermo; così non cesserà
il medico spirituale di parlar spesso di cose sante col suo infermo, d’insinguargli
l’abborimento al male di produrgli esempj opportuni. Veglierà nell’orazione
affine di riuscire nell’intento. Saprà proporgli quelle regole, che scoprono
gl’inganni del demonio nemico della conversione delle Anime. Gli proporrà
come fa il medico stesso nella sua cura, un metodo di vita proporzionato alle forze
di spirito, che ha in adesso l’anima, onde corroborarlaÖIl Diretore la sollevi per
lo contrario a sperare in quel Dio, che nella nostra miseria costituisce lo scabello
del trono di sua misericordia.”



“Su tali traccie vedrà l’anima, che solo a punta di spirito, secondo
la frase Salesiana, quanto basta cioè a sostener pazientemente la cura, opera
il bene, ed eccoci al terzo grado di questa scala, la Cristiana sofferenza nell’uso
dei mezzi proposti.”



“Or mentre si vede l’anima a questo grado per la grazia di Dio, e nostra respettiva
cooperazione il Direttore la preparerà a far passaggio al quarto grado che
consiste nell’operare, e far uso dei mezzi proposti non solo patienter, ma eziandio
libenter. Avverta di non esigere però più di quello a cui in presenti
l’anima vedasi proporzionata. A gradi a gradi si riuscirà nella compita guarigioneÖSente
(l’infermo) intanto gli effetti della pace nel cuore, gusta della mentale orazione,
acquita forze di spirito, si destano nobili desiderj, che il Direttore sa poi e regolare,
e dirigere, ed ecco che sentendo ognora più la voce del diletto nell’anima,
confortata eziandio dall’esterior ministero dal quarto grado di questa scala passa
al quinto ch’è inteso nella parola guadenter. Non solo volentieri fa il bene,
ma lo fa anche con gaudio, con esultazioneÖ Piange insieme per amore sulla vita passata,
cresce il dispiacere di aver disgustato un Dio amabilissimo; ma queste lagrime non
restringono il cuore, ma lo dilatano mirabilmente. Già si solleva a pensieri
altissimi di Religione, e meditando, va l’anima rintracciando il modo onde vieppiù
unirsi a Dio. Ma tutto ciò non si verifica, che per la pratica delle virtù,
che per lo studio del Crocifisso, che per via di palme, e di trionfi da riportarsi;
e già confortata dalla grazia di Dio l’anima sale al sesto grado che chiamasi
d’intrepidezza nell’operareÖ Un monte ho come ha stabili le sue basi; tale è
la fermezza, che acquista un anima ben diretta nel servigio di Dio. L’infermo di
cui parlavamo giunto a guarigione, e riacquistata la sanità, presenta ilarità
non solo, ma eziandio intrepidezza a quella prescrizione di vita, che lo allontana
dalle ricaduteÖMa già la fiamma dell’amor di Dio opera cose mirabili, e dalla
intrepidezza si passa al settimo grado ch’è appunto il zelo, che acquistasi
per la propria perfezione, e perché Iddio sia amato dagli uominiÖ Il zelo
è l’ardor della carità. Ma chi può spiegare bastantemente l’aumento
di questo ardore in un anima che attende a Dio, che in Dio trova le sue delizie,
di Dio è sitibonda, e mentre beve a questa fonte inesausta di ogni bene, sempre
più ha sete di amare chi è degno di amoreÖ La guarigione nell’infermo
produce il zelo nel render cauti mercé i suoi avvisi tanti, e tanti dei suoi
prossimi, onde non cadano nell’infermità da lui sofferta. Il zelo dell’onor
di Dio costituisce l’anima in un santo impegno di verificare il testo di Davidde
in quel modo si conviene ó Docebo iniquos vias tuas et impii ad te convertentur.
Mai lascia o depone frattanto l’arma dell’orazione, conosce l’umana fragilità,
e non si fida delle proprie forze. Cuata e vigilante adempie tutto ciò che
rendesi necessario ad esser nel numero di coloro, dei quali è scritto: Beatus
servus, quem cum venerit Dominus ejus, invenerit sic facientem.”



(Direttorio, Volume 13°, pp. 385-389)



“Ama il Signore di condurci, o anima, nella sua cella vinaria, e quivi vuol
Egli perfezionarci nell’amor suo, fino ad addivenirne santamente ebrii. Prende Egli
l’immagine di una cella per indicarci quanto ami il raccoglimento di spirito, affine
di poter gustare di quel vino misterioso, che simboleggia l’amor santo, e divino.
Il vino temporale toglie il languore nello stomaco, e rinfranca le forze del corpo;
il vino mistico di spirito toglie la languidezza nella vita devota, e ci da forza
a mantenerci vigorosi nell’operare il bene. Laddove però il vino temporale
esigge moderazione, e sobrietà, il vino celeste desta in noi una brama salutare
di addivenire ebrii di esso. Ed oh beato chi sempre in ogni istante del suo vivere
mantiene questo interno ritiro nella mistica Cella, e talmente si addestra ad operare
con zelo, di cui parlammo poc’anzi, per la gloria di Dio, che mai però dimentica
questo luogo santo di celeste mansione, questa Cella avventurata dell’amabilissimo
cuor di Dio.”

(Direttorio, Volume 13°, p. 390)



“Io so bene che a tal maturità di virtù non si giunge in un giorno;
ma questo appunto è ciò, che impegna i nostri cuori a desiderarla con
alacrità, e a farne acquisto con zelo. Giunti poi che ne siamo al possesso,
ognum ben vede qual vigilanza richiedasi a mantener questa Cella in buon ordine,
a perfezionarla, ad abellirla cercando la nostra, e l’altrui santificazione, in che
è riposta la legge santa di carità.”



(Direttorio, Volume 13°, p. 391)



“Racchiusa l’anima nella mistica Cella si è ben livellata al sistema
di pace, ma in questo santo raccoglimento Dio la va alimentando del pane celeste
di vita eterna, cibo sostanzioso, che dilata lo spirito, e le rende capace di maggior
perfezione. Medita intanto le divine cose, ed in queste trova la sua felicità.”



(Direttorio, Volume 13°, p. 392)







L’elemosina:



“Il divino Spirito così disse d’una pia donna che dispensava larghe
limosine – Ella aprì le sue mani al bisognoso e stese al povero le sue braccia.
Ma che rincompensa ne ricevette? Per verità molte benedizioni che possono
legersi nel Sagro Testo; e tra le altre una è questa Et ridebit in die novissimo.
Ed ella riderà nell’ultimo giorno cioè a dire quando altri piangeranno,
e saranno afflitti nel giorno della lor morte, ella si rallegrerà, e starà
contenta.”



(L’elemosina, Volume 7°, No. 25, p. 78)







Esercizi: Ricordi:



Nel giorno ultimo degli esercizi si provò che il Cristiano dee sforzarse
nel mantenersi ecc. e i ricordi furono

Non disprezzar’ le cose piccole

Divozione a Maria

Meditazione frequente della Passione di Gesù Cristo.



(Ricordi, Volume 7°, No. 11/2, p. 27)





La Eucaristia:



“Siccome una fornace fa conoscere l’ardore, ch’essa contiene alle vampe
che manda fuori, così questa immensa carità si fa conoscere qualche
poco al tempo in cui Cristo istituì questo Sacramento, al modo d’istituirlo,
alle difficoltà che superò per questa istituzione. Il tempo fù
quell’istesso nel quale gli uomini pensavano a dargli una crudelissima morte, e allora
fu ch’egli si dispose a dar loro questo cibo di vita, trovando maniera di rimanersi
con noi; quando i suoi nemici più che mai tentavano di levarlo dal mondo pridie
quam pateretur.



La maniera per cui ci viene donato è sotto specie di cibo per divenire nostro
sì fattamente che come non v’è arte che possa separare dalla nostra
sostanza quel nutrimento, così non vi sia ne arte ne forza che possa separarci
da Lui.



Superò le difficoltà, mentre prevedendo un cumulo di strapazzi d’irriverenze
ecc. pur si dispose a tollerare ogni cosa per giungere ad unirsi colla nostra Anima;
e quel ch’è più a questa tolleranza medesima aggiunse i desiderj, e
desideri veementissimi, ladove per venir al mondo ad incarnarsi si fece desiderare
ed aspettare per tanti secoli ora per venire nel vostro cuore sollecita con brama
degna sol del suo cuore.”



(Sulla Santissima Eucharistia, Volume 7°, No. 52, p. 166)



“L’altro ufficio che sostiene un fedele mentre sta presente alla Messe è
di Offerente. Il figliolo di Dio oh quanto ci ha amato nel renderci così capaci
di presentare al Padre il Sangue Prezioso versato per noi. “



“Unus panis, unum corpus multi sumus, omnes qui de uno pane participamos (S.
Paolo 2. Cor: 10). Tutti siamo un pane, ed un corpo quei che partecipiamo d’un istesso
pane. Dice S. Agostino che Gesù Cristo istituì questo Sacramento sotto
la specie di pane e di vino per dinotare che siccome il pane si fà di molti
granelli di fermento, i quali si uniscono in uno, ed il vino di molti grappi d’uva,
così di molti fedeli che si communicano e partecipano di questo Sacramento
si fa un corpo mistico.”



“Ecco Gesù vite misteriosa, e noi siamo i tralciÖL’Eucaristia fortifica,
dà vigore ecc.”



“Nella grotta di Betelemme si rese maestro di disprezzo del mondo; ma in
questo tratto di Evangelica istoria si rende maestro di ciò che far dobbiamo,
onde esser grati al Signore. Il nostro Cuore è il Cenacolo, e chi partecipa
di questa mensa ognora più presenta questa ampiezza di cuore, e adorna questo
Cenacolo, ecc.”



“Anche colla Comunione spirituale il mio cuore si dilata, s’infervora, s’incoragisce.
S’imparano le virtù le più sublimi mentre umiliato sotto le Eucaristiche
specie il Signore ci fa conoscere quanto dobbiamo amare la vita interna ecc., l’umiltà,
la pazienza, la carità. Ci dimostra quanto egli operi per noi, mentre e prega
ecc. Or ecco i gran beni di cui partecipiamo in qualunque rapporto ci consideriamoÖ”



“Redemisti nos domine in sanguine tuo, et fecisti nos Deo nostro regnum, e mentre
vedremo Gesù glorioso in Paradiso, nel baciar le sue piaghe ma luminose di
gloria oh qual soavità sarà per noi l’imprimer sù d’esse i più
teneri baci. Oh mio Signore e chi non vi amerà? Chi non si sentirà
rapito dalla carità vostra infinita. Ah cambiateci il nostro cuore cosiché
addivenga come la cera che si liquefà d’appresso al focolareÖDal Santo Altare
vibrate dardi d’amore al mio cuore; cosiché io non mi sazi di esclamare.”



(Messa ó Partecipazione alla Santa Messa, Volume 16°, p. 480-483)





“Volle inoltre un Cenacolo ben preparato Coenaculum magnum, et bene stratum.
Ma come direte voi Gesù era nato sulla paglia ecc. ora và a spirare
sul Golgota e pur richiede un Cenacolo grande, e ben preparato. Eccone il mistero.
Il Signore operava da nostro maestro, e volle perciò indicarci che il nostro
cuore dev’essere ampio e ben preparato. Ed oh si scires donum Dei ecc.”



(Pensieri sulla Ss.a Eucaristia, Volume 18°, p. 505)



“Allorché il Glorioso S. Filippo Neri ricevé il S. Viatico, nel
vedere entrare dentro la sua Camera il SS. Sacramento, con gran gioja e festa esclamò
= Ecco l’amor mio ecco l’amor mio ecco l’amor mio. Ah se noi amassimo da vero Gesù
Sacramentato ogni volta che noi miriam il SS. Sacramento ossia quando lo vediam esposto
sull’altare a publica venerazione ossia quando lo riceviamo nella S. Comunione, esclameremo
ancho noi = ecco l’amor mio.



“Nel sapere che in questo giorno si danno al SS. Sacramento tanti onori, nel
sapere che viene portato con tanta pompa e con sì solenne apparato per le
pubbliche strade processionalmente in tutto l’Orbe Cattolico, noi ancora esclameressimo
per la gioja = Ecco l’amor mio che in quest’oggi viene tanto onorato, che da per
tutto riscuote omaggio, onore, gloria, e venerazione. Viva sempre ed in eterno il
SS. e divinissimo Sacramento. Viva sempre l’amor mio Gesù Sacramentato.



“Ma perché non amiamo con tutto l’affetto del nostro cuore Gesù
Sacramentato non formiam verso Gesù Sacramentato questi sensi di tenerezza,
di amore e di divozione. Oh Dio e fino a quando sarem noi così ciechi, così
insensati, e fin a quando vivrem in questa tiepidezza, e freddezza? Quando sarà
che il nostro cuore sarà tutto di Gesù Sacramentato? Quando sarà
che tutti ci distruggiamo di amore verso di un Dio che tanto ci ha amati, cha ha
voluto lasciare tutto se stesso in quest’ammirabile Sacramento, e giungere perfino
a quest’eccesso di farsi cibo perfino delle anime nostre. Ah deh! sia questo il giorno,
in cui l’amor di Gesù tironfi in tutti i nostri cuori. Sia questo il giorno,
in cui ci diamo tutti a Gesù, come Egli tutto si dona a noi. Via su dunque
prima di accostarvi in questa mattina alla S. Comunione, offrite tutto il vostro
cuore a Gesù, donatevi tutti a Gesù, e nel mostrarvi la Sacrosanta
Particola, ripetete pure per trasporto di affetto come S. Filippo Neri Ecco l’amor
mio, ecco l’amor mio. Viva Viva ecc. Ecco che viene dentro di me per consolare l’anima
mia, per arricchirmi di tutte le celesti ricchezze, per addivenire una medesima cosa
con me. Ecco l’amor mio, oh giorno per me felice, o visita di Paradiso, oh me felice
e fortunato.



“Ma come potrò io aver ardire di presentarmi dinanzi a voi, di ricevervi
dentro di me voi che siete un Dio d’infinita grandezza, io creatura miserabile, io
creatura meschina, verme, io piena di tante imperfezioni. Ah! giacché volete
degnarvi di venire dentro di me, purificatemi voi prima l’anima mia; mondatela da
tante macchie di peccati, da tanti difetti = a peccato meo munda me.”



(Fervorino per la Comunione nella Festa del Corpus Domini, Volume 19°, p. 521-522)





La Gioventù Cristiana:



“Vuole il dovere che l’età giovanile come la più adattata
a grandi imprese per la gloria di Dio, a lui tosto si doni.”



“Oh quante grazie Dio specialmente concede in gioventù, affinché
ben si fondi la casa spirtuale ecc.”

(Divozione nella gioventù cristiana, Volume 7°, No. 20, p. 64-65)





La Giustizia:



“1. Render la mercede agli operarj, e i servi esattamente eseguirne i pesi

2. Unirvi un poco di carità essendo i dipendenti i primi poveri, e i servi
unirvi benevolenza di cuore

Consiglio ed istruzione morale sui servi, docilità in essi nel profittarne,
e fortezza nel non ubbidir mai in ciò ch’è peccato.”



(Doveri dei padroni e dei servi, Volume 18°, p. 497)



La Imprudenza:



“Fabricare senza prendere le misure, imbarcarsi senza biscotto sono tutti
difetti di providenza che mettono in veduta il sciocco operare di quegli uoimini
che si mettono ad un impresa o di necessità o de elezione senza i mezzi convenienti
ad ottenerne il fine. Tra i fini che uno si propone alcuni sono particolari un solo
è universale. Fini particolari sono lo stato di vita che uno si elegge, l’impiego
cui si applica, il buon governo della casa, e della famiglia ogni impresa di qualche
considerazione; il fine universale, e principale è la beata felicità
per cui tutti siam fatti. Or per venire finalmente al punto. L’imbarcarsi senza biscotto,
e il fabricare senza contante altro non è che proporse qual si sia di questi
fini senza provvederse di’ mezzi che vi bisognano. Ora convien qui rammentarci che
nisi dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam.”



(Riforma 6, Volume 7°, No. 14, p. 37-38)





Maria:



“Un duplice Amore angustia e addolora il Cuor di Maria. L’amor del figlio
innocente e crocifisso le arreca un martirio ineffabile. L’amor dell’uomo peccatore
che si redime, le arreca un matirio che non ha pari. A guisa di una nave in tempesta
che in mezzo a due venti contrari quindi esposta nell’istesso tempo spinta e risospinta
è costretta a stare immobile.”



“1. Madre desolata

Madre pietosa; o ch’è lo stesso il duplice affetto e verso Gesù, e
verso di noi è veramente quella spada ecc. e la costituisce Regina dei Martiri.”



“Ne rimarrete persuasi con riflettere che siccome la spada che in bocca all’Agnello
vide Giovanni feriva (Apoc. 1.) a due tagli, così l’acciaro crudele che da
Simeone predetto trafisse Maria oltre il trapassarle con dolore acuto lo spirito
in ruminando di Gesù le pene le trafisse con dolor tenero il cuore in vederle.
Dopo aver Ella seguito lungo tratto Gesù dietro la traccia del suo sangue,
piena la mente della triste idea dei di lui strazi, s’apre tra la folla dei suoi
nemici la via, e va a prender posto rimpetto a lui, fatta in uno delle crudele scena
e spettatrice, e settacolo.”



“Ed oh come questa costanza mi porta a rammentarmi della donna forte ecc. Mulierem
fortem quis inveniet? Quasi dell’uomo solo sia proprio patrimonio il valore. Ma di
Maria ecc. Difficlmente troverem noi in uomini intrepidi peraltro ai vari casi dell’umana
vita esempi pari di fortezza a quelli che diede questa gran donna.” …



“Assai più forte Maria sta immobile a pie’ della Croce. Voi Angeli della
pace piangevate ed Ella sosteneva intrepida la vista del figliolo eran gli occhi
pietosi, ma pieni di maestà, era dolente il ciglio ma senza lagrime, affinché
alla grandezza di nostre colpe che non puro male corrispondesse l’immensità
delle sue pene che fossero puro dolore. Quindi nel punto che per compassione di Gesù
redentore se le affacciavano agli occhi minute stille annunziatrici di gemiti, l’amore
dell’uomo redento accorreva sollecito ad impedire che non le scorressero per le pupille.
L’amor di Gesù le inteneriva el cuore, l’amor dell’uomo le tratteneva il pianto;
quello facea che penasse, questo che non si curasse sgravarsi di un dolore che l’uomo
amato redimea. Stantem non flentem (Ambrogio). Diede l’eterno Padre con eccesso di
carità il suo figlio a noi; diede Maria con impeto di tenera dilezione il
proprio figliolo per noi.”



(Dolori di Maria SS.a Volume 7°, N° 3, p.7-12)



“Maria prega, Maria intercede. Che altro farem noi in questi giorni se non se
applicare I meriti del Divin Sangue? Deh nell’assistere al Divin Sagrifizio pensate
al gran bene della redenziones, e grande ne sarà il frutto a prò vostro.
O Maria assisteteci in vita, in morte, e siate il nostro gaudio in paradiso.”



(Fervorino mariano nella Missione di Supino, Volume 7°, No.36, p. 151)



“Maria ci rende cari a Dio ed al prossimo. Cari a Dio col richiamarci all’alleanza,
o confermandola ecc. se già si possiede. Foedereis arca; cari al prossimo
col promovere la pace in tutti, insinuando=spirito di compassione, spirito di discrezione,
spirito di liberalità vero del prossimo.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/11, p. 184)



“Maria mistica Casa d’oro, e perché degno abitacolo del Divin’ Verbo
nel gran’ mistero ecc. e perché in Lei sono tesori di celesti operazioni,
e perché le grazie che noi desideriamo Maria le dispensa.



“Ora conviene a Lei far ricorso; ed oh chi può ridire come il cuor’ nostro
addiviene una mistica miniera per l’Orazione che ci appresta quel mistico oro della
grazia per noi.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/12, p. 185)



“Maria desiderosa che sia conosciuto, amato, glorificato Gesù.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/13, p. 185)



“Maria fù la prima che adorò il gran’ mistero della Incarnazione
del Verbo, operato nelle viscere Sue, credette all’opera dello Spirito Santo ecc.



“Dice S. Ireneo che quel danno che fece Eva con la sua incredulità, Maria
lo riparò con la sua fede.



“Eva, dice Tertulliano perché volle credere al serpente contro di quello
che aveva detto Iddio apportò la morte ma la nostra Regina credendo alle parole
dell’Angelo sull’essere Vergine Madre recò al mondo la salute.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/15, p. 186)



“Per ogni anima adunque è causa di allegrezza perché ci mostra
Gesù; ripara le perdite causate da Eva, intercede per tutti; per tutti è
propizia.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/16, p. 187)



“Maria la più amabile, la più amante. Così vuole I suoi
figli. Amabili per virtù, onde essere sempre più amati, e sempre più
amanti di bene.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/18, p. 188)



“Volendo far’ del bene conviene patire. Necessità, utilità, gloria
dei patimenti. Ma Maria è consolatrice nostra, perché ci presenta i
suoi esempj, ci assicura della sua assistenza; ci anima coi suoi Trionfi,e con la
memoria del Paradiso.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/19, p. 188)



“Vuol’ Maria che si profitti del prezzo di Redenzione.”



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/25, p. 190)



“Le lettere del nome di Maria

M – misericordia

A – amor’ di Dio

R – remissione dei peccati

I – illuminazione della mente

A – acquisto della grazia e della gloria.



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/26, p. 191)



“In hac mansione sette sono i motivi della divozione a Maria SS.a (nell’applicazione
delle sette Colonne)

La Creatura la più amata

La Madre di Gesù Cristo

La Creatura che ha più meriti ecc.

La Creatura che è data a noi per Madre

La Creatura ch’è terribile al demonio

La Creatura così venerata nell’ordine di providenza

Gli offici di Avvocata, di Pastora ecc. che per noi esercita.



(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/27, pp. 191-192)



“O Madre mia Maria deh che un giorno io vi veda in paradiso. Vi sien care le
nostre Anime che collochiamo sotto il manto del vostro velevole patrocinio, mentre
invochiamo il vostro nome.”

(Fervorino alla Madonna delle Grazie, Volume 18°, p. 492)



“Popolo mio ecco cosa dee fare chi si conosce reo del turpe vizio della incontinenza
e disonestà. Ricorrere a Maria, e sperar per di Lei mezzo quell’intima penetrazione
di dolore, per la quale ci salverà in eterno.”



(Esempio mariano, Volume 18°, p. 500)



“Una Madre amorosissima specchio di giustizia, e di santità una madre
Avvocata insieme de’ peccatori, scala e porta del Cielo, torre munita di difesa,
arca dell’alleanza, degli afflitti la consolazione, dei tiepidi il conforto, degli
amanti la maestra è il sogetto del nostro dire in questo mese, che a di Lei
onore consecriamo. La primavera è la stagione fiorita, e la terra si ricopre
di variopinti fiori, e le piante si rivestono di foglie e di frutta, e la natura
presentasi in un aspetto vago, e ridente in modo che non possiamo a meno di non esclamare
quam magnificata sunt opera tua domine.”



“Lungi da noi la colpa, lungi il nemico insidiatore del beneÖcelo e terra risuoni
delle lodi di Maria, e fin da ora esclamiamo noi siam figli di Maria. Viva Maria
ecc.”



(Fervorino per l’inizio del Mese Mariano, pp. 501’502)

“1. Grande nei doni, e prerogative

2. Grande nelle virtù, e nei meriti

Grande nell’autorità, e patrocinio.”

(Maria SS.ma, Volume 19°, p. 531)



“Il Verbo Divino fatt’Uomo avea sublimata sopra tutte le Creature la sua
SS. Madre onde conveniva che sopra tutte venisse custodita nell’animo, e nel corpo;
ma poiche nel Calvario non vi era alcuno degli Apostoli e perche solo Giovanni era
stato dolente Spettatore di vilipendj sanguinarj, degli obbrobrj, e de vituperj della
Croce, ad esso lui raccomandò l’agonizante Redentore la sua dilettisima Genitrice
elegendola successivamente Giovanni per sua Madre.”



(Apostoli Pietro e Giovanni, Volume 19°, p. 548)





La Meta Finale:



“Fabrichiamoci dunque una Città e una Casa che metta capo in Cielo.
Colà su ognuno abita come il popolo d’Israele al tempo di Salomone Sub ficu
sua, et sub vite sua. Ognuno ha casa propria fabricata da lui, ognuno ha giardino
da lui piantato. Ma se non pensiamo a buon ora e posatamente alle spese che vi bisgonano
sedens prius cogitat come ecc. Ah guai a chi non si addestra in adesso.”



(Riforma 6, Volume 7°, No. 14/1, p. 38)



“Se pensa, pensa da Dio, se ama ama da Dio, se opra, opra da Dios; da Dio ha
la mente da Dio ha il Cuore, da Dio il braccio, da Dio la voce, da DioÖ oh quanto
ancor beggo in questo trasformamento divino!”



(Predica sobre il Paradiso, Volume 7, No. 33, p. 117)





La Santa Missione:



“Ma qual mezzo può esservi più efficace a scuotere iI peccatori
dal profondo sonno che li aggrava, ad incoragire i tiepidi, ad animare i pusillanimi
a vieppiù santificare i giusti, che il promuover nelle nostre Diocesi le Sante
Missioni? Consolatevi o Venerabili fratelli, o figli diletissimi dell’anunzio di
pace che l’enunciato ministero vi arreca! Di tutti i Cuori si formerà un Cuor
solo nell’adorabile Costato di Gesù Cristo. Il Sangue dell’Innocente Agnello
ci riconcilierà coll’eterno divin Genitore, e il fuoco santo del Amore di
Dio purgherà così le nostre Anime, che addiveranno fornace ardente
di Carità.”



“Preparatevi ai Santi Esercizi che riceverete nei giorni di salute che vi annunziamo,
cooperate a promuover istancabilmente la maggior gloria di Dio affine di corrispondere
alla vocazione Santa del Sacerdozio. Ogni classe di persone sarà coltivata
colla voce divina, come meglio vedrassi in pratica, ma principalmente preghiamo Iddio
o Venerabili fratelli per noi stessi a cui al termine delle Missioni rimarrà
affidata la Vigna di Gesù Cristo rinnovellata dal Celeste Agricoltore, affinché
armati in special modo di fortezza e coraggio, si vegghino corrisposte le divine
intenzioni di quegli cui honor, et gloria in saecula saeculorum. Amen.”



(Notificazione della Missione di Terracina del 1819, Volume 19°, p. 556-558)





Natività di Maria SS.



“E’ certo che l’Anima de Maria fù l’Anima più bella che Dio
creasse, anzi dopo l’incarnazione del Verbo questa fù l’opera più grande
e di se più degna che l’Onnipotente facesse in questo mondo=opus quod solus
deus supergreditur.”



“Non è per Lei per cui compiesi l’augusto mistero dell’incarnazione dell’
Verbo eterno? Non è per Lei che ottenghiamo beneficienze, e favori? Non nasce
Ella eletta madre di Dio, ed insiem’ madre nostra, nostra mediatrice, nostro rifugio,
nostra Avvocata? Oh giorno di esultazione! Oh pensieri di Paradiso ecc. haec dies
quam fecit dominus exultemus et laetemur in ea.”



“Riflettete però a quel diligentes. Maria vuol ricolmarci col suo nascere
di grazia, ma vuol da noi amore, vuole il nostro cuore, i nostri affetti ecc. Li
negheremos noi forse a tanta Madre? Ah no ecc.”



(Natività di Maria SS., Volume 7°, No. 5, p.16-17)



I Nobili:



“Meditazioni

Buon uso del tempo

Amare, Studiare, Imitare Gesù Cristo

Pace di chi si affezziona a Dio ossia amabilità del divino serviggio.”



(Esercizi per i Nobili, Volume 8°, No. 59/3, p. 203)





Il Pentimento:



“Ecco che viene, ed entra dentro l’addolorata amante, e girando in un baleno
d’intorno l’occhio acceso, e lacrimoso di primo incontro s’incontra, e vede; ahi
vista! Vede fra tutti Gesù, che pur fra tutti solo è l’offeso; solo
Gesù le fa buon occhio, le mostra buon cuore. A quel primo sguardo pietoso
di Gesù ebbe a morire di puro amore Madalena, e trafitta nel cuore gli cade
a piedi, e per non perdere più il suo smarrito, e ritrovato bene ferma per
i piedi la sua cara vita, cecidit secus pedes ejus. E quivi a que piedi di Gesù,
che fa Madalena, che dice, che cerca, che vuole? Piange, piange, inconsolabilmente
piange cecidit ad pedes ejus et coepit flere. Non sa fare altro, che piangere; non
può fare altro, che piangere; non pensa ad altro che a piangere; non gusta
altro, che piangere; non si mostra viva in altro, che in piangere, et coepit flere.
Sospira, singhiozza, geme, tace, e piange, e rinforzando di dentro amore, e dolore
trabocca di nuovo in questa piena, e più largamente come se ora incominciasse
seguita a piangere, et coepit flere. Chi la motteggia, chi l’insulta, chi la sgrida,
chi la burla; e Madalena a nulla bada, bada solo a piangereÖ



“O felici lacrime, o lacrime felici che giunsero a lavare non solo i traviamenti
di Madalena ma persino l’adorate piante del celeste Signore. A que beati piedi chiede
quel pianto la grazia di tornare al buon sentiero. A que beati piedi la rimette in
istrada, e gli merta la pace con Gesù, che è la vera strada. Alza Madalena
a que piedi il suo altare, e quivi svenato in lacrime sacrifica il cuore; quivi depone
l’amore mondano in trofeo del suo Signore, ed in segno del campato naufragio, quivi
con Gesù calpesta il mondo nelli apportati odorosi unguenti aspersi sui piedi,
e de suoi capelli che in quel capo profano furono di superbo ornamento, ne fa un
umilissimo sciugatojo di que’ santissimi piedi.



“Prima uditori, che la Madalena si diparta da quelli piedi adorati, se alcuno
di voi abbisognasse di un alto perdono, vada con lei e non già prostrato a
que’ piedi, ma entri pure con la sua anima entro quel sacro costato, e troverà
il cuor del crocifisso Signore prodigo ancor con esso di sue beneficenze. Sapete
pure, uditori, che ha viscere di Padre, e di Padre amoroso. Che averete dunque a
temere? Accostatevi, itene pure, e confidate, ne più indugiate!”



(Discorso Panegirico Sopra la Madalena Penitente, Volume 16° pp. 450-451)



“Sù avventurata Peccatrice levati sù. Remittuntur peccata tua,
vade in pace. O vera pace, o bella pace! Oh! il dolce contento, che ebbe a sentir
il cuor di Madalena a questo nome soave: Pace con Dio, o cara pace, o indicibil pace.
Felice Madalena sù vade in pace. Pace con voi sì, o mio Signore, ma
non già meco. Sù questo stesso altare dei vostri santissimi piedi,
ove ho riportata la pace, giuro contro di me la guerra, e giuro che erit in pace
amaritudo mea amarissima. Pace con voi sì, o Gesù, ma guerra con me,
e con tutto il mondo.”



“Sollevasi contro Gesù tutto il popolo di Gerusalemme, se ne dichiarano
i nobili, si armano i Scribi congiurano i magistrati, e strepitano i Pontefici: e
Madalena? e Madalena amata, ed amante del suo Gesù, per il suo Gesù
si mantiene. Uno de suoi discepoli lo tradisce, tutti gl’altri l’abbandonano, e fuggono,
e Madalena? e Madalena amata, e amante del suo Gesù, per il suo Gesù
si mantiene: Oh amor grande ed invitto di Maddalena! I Sacerdoti l’accusano i tribunali
lo condannano; per fin Pietro publicamente lo rinega; e la buona Madalena amata ed
amante per il suo Gesù si mantiene. Madalena l’accompagna per le Corti, lo
seguita al sanguinoso Calvario, lo conforta ne suoi dolori, l’assiste nella penosa
agonia; abbandonato da tutti Madalena non l’abbandona, e in quel traballamento di
tutto il Mondo, in quella turbazione de Cieli, in quello scompiglio di stelle, e
smarrimento de Pianeti, fra scherni, ed improperj, l’anima grande di Madalena si
tenne sempre in piedi con indicibil contento del suo Crocifisso Signore: oh l’amore,
la costanza luminosa di Madalena! Madalena l’unge morto, lo veglia seppolto, lo cerca,
lo trova, e con festa grande lo publica risorto, né mai si quietò l’addolorata
amante, la Santa peccatrice, finché non vidde il suo Signore salito in trionfo
al Cielo.”

(Discorso Panegirico Sopra la Madalena Penitente, Volume 16°, pp. 452-453)



“Maddalena ella è esempio di una creatura di nostra specie, fragile,
di fisica costituzione come voi siete: fu peccatrice: come voi sensibile negli’organi
corporei, e vi presenta in cicatrici ricalcate i segni di penitenza e de combattimenti,
che le produssero vittorie di immarcescibile gloria e trionfo.”



(Discorso Panegirico Sopra la Madalena Penitente, Volume 16°, p. 456)





La Pigrizia:



“Il primo effetto della pigrizia è la sonnolenza verso le Opere buone
Pigredo immittit soporem (Prov:19).

Il secondo effetto è una stolta paura o apprensione che pone dei dubj ove
non vi sono conforme dice la Scrittura / Pigrum dejicit timor (Prov: 18). Illic trepidaverunt
ubi non erat timor. Credono che il servir Dio sia ecc.

Il terzo effetto è la pusillanimità. Il pigro è lapidato con
un sasso d fango cioè rimane abbattuto da una difficoltà di niuna importanza=
In lapide luteo lapidatus est piger (Eccl: 22).

Il quarto effetto è la velleità Vult, et non vult piger (Prov: 13).”



(Pigrizia, Volume 7°, No. 24, p. 77)





La Preghiera:



“Persuadetevi miei cari…senza la Orazione voi sarete piante infeconde,
senza l’orazione voi rimarrete privo di tanti ubertosi ajuti, di tante ubertose grazie
che si concedono a chi prega che si compartono a chi si racommanda fervorosamente,
senza l’Orazione in fine voi non sarete accetti a questa Sovrana Regina del Cielo,
e della terra. Oportet semper orare e numquam deficere.”



(Per la Madonna del Carmine, Volume 7°, No. 31, p. 103)



“Tre sono le principali ragioni onde obligo deriva ad ogni Xristiano di far’
orazione; ragioni di giustizia, ragioni d’ubbidienza, ragione di carità.”



“L’Orazione deve esser fatta con umiltà, fiducia e perseveranza.”



(Orazione, Volume 19°, p. 535-537)



“Questa è l’acqua di benedizione, la quale irrigandoci fa rinverdire
e fiorire le piante dei nostri buoni desiderj, lava le anime dalle sue imperfezioni,
e libera I nostri cuori dalle sue passioni.”



(Orazione mentale, Volume 19°, p. 538)





Il Prezioso Sangue:



“L’abuso che si fa oggidì del prezzo di nostra Redenzione, e l’urgenza
di dare un continuato compenso al Divin Redentore per le ingratitudini degli uomini,
esigge che i devoti, ed amanti di Gesù si occupino a promovere l’adorazione
perpetua del divino Prezioso Sangue del Salvatore. Dodici Chiese che nei diversi
Circondarj praticassero successivamente il mese consecrato ai misterj di nostra Redenzione,
andrebbero a verificare que sacro culto di compensazione che si brama, affine di
placare il Signore, sdegnato per I nostri peccati.”



(Empti enim pretio magno, Volume 12°, No. 67, p. 252)



“L’adorare o fedeli il prezzo inestimabile di nostra redenzione è l’oggetto
il più tenero che possiam’ noi proporci! Da questo ne sono a noi derivati
I tesori della Sapienza, e della Santificacione; da questo la liberazione dalle pene
infernali, per quanto è dall’amor’ di Gesù, e il poter’ possedere,
in virtù del Divin’ Sangue, la gloria santa del Cielo! ÖE’ giusto pertanto,
o fedeli, che a compensare le ingratitudini degli uomini, consecriamo il presente
mese alle Adorazioni del Divin’ Sangue, e per Esso inteneriamo I nostri Cuori.



“Mercé l’applicazione di questo inestimabile prezzo, onde siamo redenti,
trovi l’anima peccatrice sacro, e religioso motivo, onde sperare misericordia, e
perdono; il penitente abbia in Esso eccitamento a crescere nelle Virtù, e
Santità; e finalmente il giusto zelo ardentissimo di salvare Anime al Signore.”



(Eccitamento per il mese del Divin Sangue, Volume 16°, p. 442)



“Gesù, popolo dilettissimo, è adunque il nostro diletto tutto
candido, e rubicondo. Candido, perché candore essenziale, rubicondo per il
Divin’ SangueÖOvunque io fissi la mente non rammento, ne vedo che SangueÖ Le piaghe
dei piedi, delle maniÖ il Capo coronato di SpineÖ l’aperto Divin Cuore omnia ad redamandum
nos provocantÖ Adstate, adunque, usiam’ pure le parole della Chiesa, nell’Inno della
Passione di Gesù Cristo, adstate maerentes Cruci, pedes beatos ungiteÖ lavate
fletu, tergite comis, et ore lambite. O Gesù mio, deh accettate gli ossequj
di questo santo mese, in compenso di tante iniquità degli uomini; e mentre
il nemico del bene cerca allontanar’ la rimembranza del vostro amore dalla mente
dei figli di Adamo, la divozione del Divin’ Sange le Anime nostre avvicini al votro
Cuore divino Ö La nostra mente sempre adunque si occupi a ponderare i misterj della
vostra carità, il nostro cuore ad amarne l’applicazione; i sentimenti del
corpo a presentarne i trionfi a nostra, e ad altrui santificazione; e così
sia indelebile in noi la memoria dell’inestimabile prezzo, onde siam’ riscattati.”



(Eccitamento per il mese del Divin Sangue, Volume 16°, pp. 443-444)



“Quanto grande è stato il desiderio, ch’ebbe Gesù in tutta la
sua vita mortale di spargere il suo Sangue per la Redenzione del Mondo, altrettanto
ardente è il suo desiderio, che tutti se ne approfittino, che tutte le Anime
ne siano partecipi. Onde invitandoci a questo fonte di Misericordia ci dice: Bibite
ex hoc omnes. Ed aprendo nelle sagratissime sue Piaghe 4. fonti, come dice S. Bernardo,
fonte di Misericordia, fonte di Pace, fonte di Divozione, fonte di Amore tutte le
Anime ivi chiama a dissetarsi. Si quis sitit veniat ad me. E perché infatti
ha istituiti i S. Sagramenti che sono come i canali, per i quali ci si comunicano
i meriti di questo Preziosissimo Sangre? Perché l’offre di continuo all’Eterno