Osservazioni
critiche
sul nuovo ordinamento delle lezioni nella Messa
di mons. Klaus Gamber
Alcuni anni fa, un gruppo
di riformatori liturgici ha preparato un nuovo Lezionario per la messa e ha saputo
farlo rendere obbligatorio dall’autorità ecclesiastica. Questo lavoro di alcuni
innovatori ha preso il posto di un ordinamento che vigeva da più di mille
anni nella Chiesa romana, e di conseguenza lo ha eliminato.
Era di per sé positivo il fatto che le pericopi del Missale Romanum tridentino
venissero arricchite da ulteriori letture. È noto, del resto, che già
al tempo dell’Epistolario di san Girolamo, e ancor prima, il rito romano disponeva
di una scelta di letture alternative. Talune di queste pericopi aggiuntive, ad esempio
alcune per i mercoledì e venerdì per annum, si erano conservate
soprattutto nei paesi di lingua tedesca e nel patriarcato di Aquileia fino ai messali
a stampa di epoca pretridentina.
Dal punto di vista del rito romano tradizionale, quindi, non vi sarebbe stato nulla
da eccepire sul fatto che anche per i giorni feriali si approntassero letture proprie
e per le domeniche si stabilissero cicli di letture aggiuntive. È noto che
le pericopi domenicali vennero fissate in epoca relativamente tarda, come mostra
le lista delle epistole conservata a Würzburg, la quale risale al secolo VIII.
A parte il fatto che il nuovo Lezionario ha eliminato il precedente, e che è
stata così interrotta bruscamente un’antichissima tradizione, il liturgista
è costretto a rilevare che, nella scelta delle nuove pericopi, sono stati
determinanti alcuni opinabili criteri di natura esegetica, mentre sono stati troppo
poco rispettati quei criteri liturgici in base ai quali erano sempre stati scelti
nella Chiesa i brani per le letture. Lo Stonner parla persino di occasionali modificazioni
poetiche che il testo biblico può subire nella liturgia. Decisive sovente
erano le parole con cui un brano cominciava e quelle con cui finiva, poiché
l’incipit e la conclusione di una pericope hanno grande importanza. Inammissibile
dovrebbe pertanto essere giudicata la chiusa Allora si aprirono loro gli occhi
ed essi si accorsero di essere nudi, come oggi si può udire in una delle
letture della Prima Domenica di Quaresima (anno A), soprattutto se si consideri che,
subito dopo, il popolo deve dire Rendiamo grazie a Dio.
Un tempo, nella scelta dei brani del Vangelo si aveva cura di badare che in essi
non mancasse mai il nesso con la celebrazione del mistero eucaristico – come Pius
Parsch sottolinea continuamente nel suo Anno della salvezza. Nell’introduzione
egli scrive: Nel Vangelo il Cristo si manifesta e ci parla. Ravvisiamo nel
Vangelo non tanto un insegnamento, quanto una epifania (manifestazione) del Cristo.
Così il Vangelo perlopiù indica l’azione principale della celebrazione
del mistero.
Il nuovo Lezionario, invece, serve – coerentemente con lo spirito che informa il
culto protestante – in primo luogo all’ammaestramento e alla edificazione
dell’assemblea. Il Novus Ordo, evidentemente, è stato preparato da
esegeti, non da liturgisti. Gli esegeti non hanno però pensato al fatto che
la maggior parte dei fedeli non è in grado di comprendere tanti brani veterotestamentari
perché non ha praticamente alcuna conoscenza della storia della salvezza precedente
la venuta del Cristo, e che pertanto il Pentateuco o il Libro dei Re a loro dice
ben poco. Per lo stesso motivo il popolo non afferra, lascia scorrer via anche la
maggior parte delle nuove letture tratte dall’Antico Testamento.
Gli studiosi della liturgia conoscono (o si suppone che dovrebbero conoscere) i vari
lezionari che sono o sono stati in uso nella Chiesa orientale e in quella occidentale.
Dovrebbero sapere in base a quali leggi si scelgono le pericopi. Stupisce assai che
abbiano trascurato quasi del tutto gli antichi lezionari, alcuni dei quali risalgono
ai secoli IV e V. Quale dovizia di ispirazione vi avrebbero trovato! Ma pare piuttosto
che consapevolmente abbiano voluto rinnegare la tradizione.
Al secolo V risale la parte più antica del Grande lezionario della Chiesa
di Gerusalemme, tramandatoci da manoscritti georgiani. Tutti i segni di un’alta antichità
reca la lista copta dei Vangeli; purtroppo non è stata ancora studiata tutta
una serie di antichi lezionari provenienti dall’Egitto. Del più antico ordinamento
siriaco di pericopi ha trattato il Baumstark. Quanto all’Occidente, sono da ricordare
– tra le testimonianze più antiche – la lista dei Vangeli di Aquileia, e l’antico
lezionario campano tramandatoci dal famoso Codice Fuldense (lista di Epistole) e
in molti evangeli anglosassoni (lista dei vangeli); infine, una liste di epistole
che nella sua forma originaria risale a san Pier Crisologo (morto nel 450). Alquanto
più recenti sono i lezionari tramandatici nelle antiche chiese ambrosiana,
gallicana e mozarabica.
Quanto alla Chiesa romana, molto probabilmente già san Girolamo (morto nel
419/420) approntò un libro di epistole, il Liber comitis, documentato
per la prima volta nel 471. Esso potrebbe essersi tramandato, in forma appena modificata,
nella già ricordata lista delle epistole di Würzburg, e costituisce il
fondamento delle pericopi non evangeliche del Missale Romanum insieme con
la antica lista romana dei vangeli (Capitulare evangeliorum), che però
era più ricca di quanto sarebbe risultata nel messale posteriore.
Come nelle altre riforme liturgiche postconciliari, anche nella preparazione dei
nuovi lezionari è stata interrotta un’antichissima tradizione (in parte di
1550 anni), senza sostituirla con nulla di migliore. Anche dal punto di vista pastorale,
sarebbe stato più prudente conservare l’antico ordinamento del Missale
Romanum e, nel quadro di una riforma, consentire la scelta di altre letture ad
libitum.
Questa sarebbe stata una vera riforma, ossia un vero ritorno alla forma originaria,
e non sarebbe andata distrutta una ricchezza accumulata nei secoli. Così invece
si è abbandonata la tradizione della Chiesa sia occidentale che orientale,
e si è imboccata la pericolosa via dello sperimentalismo precludendo la possibilità
di ritornare in un qualunque momento, senza difficoltà, al passato.
Perché meravigliarsi, dunque, se parroci progressisti tralignano
e, in luogo delle letture bibliche della messa, fanno leggere brani di Marx o Mao,
o addirittura brani di giornale? Distruggere tutta un’antica compagine è relativamente
facile: cosa ardua crearne una nuova.
Tratto da Klaus Gamber,
La riforma della liturgia romana. Cenni storici. Problematica,
trad. it., Documento 10 (suppl. a Una Voce Notiziario n°
53-54, 1980),
Roma, 1980, pp. 49-52