LA
SANTA MESSA
di P. Martino de Cochem O.M.C.
Capitolo VII
NELLA
SANTA MESSA GESÙ RINNOVA LA SUA PREGHIERA
San Giovanni,
il discepolo prediletto dice: Abbiamo per avvocato presso il Padre, Gesù Cristo,
il giusto per eccellenza ed Egli è la vittima di propiziazione per i nostri
peccati” (Cf 1 Gv 2, 1-2). Non è forse una preziosa assicurazione
per la nostra salute che il Figlio di Dio, uguale in tutto al Padre, intervenga per
noi e patrocini la nostra causa? Ma qui si presenta un’altra domanda: dove e quando
nostro Signore compie quest’ufficio? La Chiesa insegna che non è soltanto
nel Cielo, ma ancora sulla terra. “Ogni qualvolta si offre il santo Sacrificio
– dice il sapiente Suarez – nostro Signore prega per colui che l’offre e per quelli
secondo l’intenzione dei quali è offerto”. Prega prima per il sacerdote,
per gli assistenti e per tutti quelli che il sacerdote e gli assistenti hanno in
mente di raccomandare. Ecco come san Lorenzo Giustiniani descrive questa preghiera:
“Cristo immolato sull’altare grida verso suo Padre e gli mostra le sue sacratissime
Piaghe, per intenerire il suo Cuore e per salvarci dalle pene eterne” (Serm.
de Corp. Christ.). Non si potrebbe esprimere meglio lo zelo che il Salvatore dimostra
per il nostro interesse. questo zelo ce lo aveva già indirettamente rivelato
san Luca: “Gesù sali la montagna – dice – e restò tutta la notte
in preghiera davanti a Dio” (Lc 6,12). questo non fu un fatto isolato
perché lo stesso Evangelista dice altrove: “Durante il giorno insegnava
nel tempio, la notte si ritirava sul monte degli Ulivi” (Lc 21,37). E
ancora: “Uscì verso sera e secondo la sua abitudine, andò sul
monte degli Ulivi” (Lc 22,39). Da questa testimonianza si capisce che
il Salvatore aveva l’abitudine di recarsi su quel monte per passarvi la notte in
preghiera. E per chi pregava? Sant’Ambrogio ce lo dice: “Il Signore non pregò
per sé, ma per la nostra redenzione” (Lt. III, in Luc, 31). È
dunque per voi, per me, per tutti gli uomini che si è sottomesso a tante veglie.
Prevedeva la perdita di molte anime, malgrado la morte crudele che era risoluto a
soffrire e questo spettacolo strappava lacrime ai suoi occhi e sospiri al suo cuore
compassionevole.
Gesù rinnova la sua immolazione offrendosi e pregando per noi
Ad ogni Messa il Salvatore riepiloga e ripete queste ardenti preghiere, mostrando
al Padre suo le lacrime che ha versato, enumerando i sospiri che sono usciti dal
suo cuore e ricordando le notti che ha passato vegliando. Senza dubbio offre tutto
questo per la salute del mondo intero, ma particolarmente per quelli che assistono
alla Messa. quale non sarà l’efficacia di una tale intercessione sulle labbra
del Santo dei Santi? quale vantaggio non ne devono sperare le anime, in favore delle
quali essa sale verso Dio? La virtù di Gesù unita a quella del Sacrificio
aumenta grandemente la potenza della sua preghiera. Mi spiego: si legge nelle Rivelazioni
di santa Geltrude che all’elevazione dell’Ostia, la santa vide nostro Signore
alzare, con le sue proprie mani e sotto la forma di un calice d’oro, il suo Sacro
Cuore che offri a Dio. Vide anche che Gesù si immolava per la Chiesa in una
maniera che sorpassa la mente umana. Per confermare questa rivelazione nostro Signore
disse a santa Matilde, sorella di santa Geltrude: “Io solo so e comprendo perfettamente
come mi sacrifico sull’altare per la salute dei fedeli, cosa che né i Cherubini
né i Serafini, né alcuna potenza celeste possono concepire completamente”
(L. II, c. 31).
Notate inoltre che nostro Signore non si offre sull’altare con la maestà che
ha in Cielo, ma con una incomparabile umiltà. Egli è presentato non
solamente nell’Ostia intera, ma nella minima particella e sotto questi veli sembra
così poco degno di attenzione e di rispetto, che è proprio il caso
di applicargli le parole di David: “Non sono un uomo, ma un verme della terra
oggetto di derisione per gli uomini” (Sal 22 [21], 7). Ohimè!
La profezia troppo spesso si compie alla lettera ad eterna vergogna dei cristiani.
Gesù fra noi èdisprezzato; gli ricusiamo gli onori dovuti alla sua
divinità e se facciamo un atto di fede e di adorazione al Sacramento del suo
amore è soltanto per disimpegnarci dall’obbligo che ne abbiamo. E Gesù,
pure umiliato nella forma eucaristica, grida verso il Cielo con una voce così
potente che penetra le nuvole, squarcia il firmamento e trionfa della giustizia divina.
Quando Giona annunciò al re di Ninive che la sua capitale sarebbe stata distrutta
al termine di quaranta giorni, quel monarca lasciò gli abiti reali, si coprì
di un sacco e ordinò al popolo di supplicare il Signore. Per mezzo della sua
umiltà e della sua penitenza ottenne che fosse revocata la terribile sentenza
e la città minacciata fu salvata dal meritato flagello.
Se questo re pagano ottenne da Dio, per la sua umiltà, il perdono per una
città intera, Gesù Cristo, che nella santa Messa si umilia infinitamente,
non otterrà dunque ancora di più? Spogliato della sua maestà,
rivestito come di un sacco grossolano nelle Specie sacramentali, sta davanti al trono
dell’Onnipotente e domanda grazia per il suo popolo dicendo: “O Padre mio, considera
il mio abbassamento! Mi sono ridotto alla condizione di un verme della terra piuttosto
che a quella di un uomo. I peccatori si sono sollevati contro dite ed io mi anniento
al tuo cospetto. Ti hanno irritato con il loro orgoglio e io voglio disarmarti con
la mia umiltà. Essi sono incorsi nella tua giusta vendetta, lasciati commuovere
dalle mie preghiere. Padre mio, perdona loro per amor mio; non li castigare secondo
i loro peccati, non li abbandonare al nemico, non permettere che si perdano. Non
posso accettare di vederli cadere nell’abisso, perché essi mi appartengono,
sono miei, essendo stati riscattati al prezzo delle mie sofferenze. Soprattutto,
o Padre, ti prego per i peccatori qui presenti, per loro offro in questo momento
il mio Sangue e la mia vita. In virtù del mio Sangue, della mia morte, salvali
dalla dannazione eterna”.
O Salvatore Gesù, dove hai mai attinto l’amore che ti trascina a compiere
un tal mistero e a pregare con tanto fervore per noi? Noi non abbiamo altro mezzo
per riconoscere questo amore all’infuori dell’assistere alla santa Messa. Chi dunque
non si farà un dovere di essere fedele ad una pratica così vantaggiosa
e nello stesso tempo così facile? È fuori dubbio che quando il Salvatore
era appeso alla Croce, raccomandò a Dio Padre i fedeli che stavano ai piedi
di quel sacro albero e applicò loro i frutti della sua Passione in una maniera
speciale. Non è però meno certo che nella santa Messa Gesù prega
per quelli che vi assistono, soprattutto per quelli che implorano la sua mediazione.
Prega così ardentemente per loro, come pregava dal suo patibolo d’infamia
per i nemici che lo avevano inchiodato. Che cosa non opererà questa preghiera?
quali grazie non ne raccoglieremo? quale sicura speranza di eterna felicità
non farà nascere nel nostro cuore?
Se la beata Vergine Maria discendesse dal Cielo e vi dicesse: “Non temere, figlio
mio, sono io che prendo a cuore i tuoi interessi; pregherò con insistenza
il Figlio mio e non cesserò fino a che non mi avrà dato la certezza
della tua eterna felicità”. Se la beata Vergine Maria vi parlasse così,
fuori di voi per la gioia, esclamereste dal fondo dell’anima: “Non vi è
dubbio, la mia salute èassicurata”. Lodo la vostra confidenza in Maria,
ma dovete averne altrettanta e ancor di più nell’onnipotente intercessione
del glorioso Figlio di Dio, che non solamente vi promette la sua protezione, ma prega
realmente per voi ad ogni Messa che ascoltate e vuole, controbilanciando la severità
della giustizia, salvarvi dal castigo che avete meritato per i vostri peccati? Alla
voce della preghiera Gesù unisce quella delle sue lacrime, delle sue piaghe,
del suo sangue, dei suoi sospiri, altrettante sorgenti inesauribili da dove sgorgano
fiumi di grazie e di benedizioni.
Nostra partecipazione all’immolazione di Gesù
Profittate di una dottrina così incoraggiante, siate fedeli nell’assistere
al santo Sacrificio. Spesso vi lamentate di non avere fervore, ma nostro Signore,
pregando per voi, supplirà alle vostre omissioni. Vi invita affettuosamente:
Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed affaticati ed io vi solleverò”
(Mt 11,23); e cioè: “Venite tutti a me, voi che non potete pregare
devotamente e pregherò per voi”. queste parole, partendo dall’altare,
sono più efficaci di quando ve le rivolgeva nei giorni della sua vita terrena.
Perché, o anime povere, non vi arrendete ai desideri del Salvatore? Perché
non accorrete alla santa Messa? quando siete nel bisogno vi rivolgete a chi può
aiutarvi nella vostra miseria, chiedete il soccorso e le preghiere di persone alle
quali non mancano i mezzi per consolarvi e avete fiducia riella loro intercessione.
Come non confiderete voi nell’onnipotente mediazione di Gesù Cristo? Siete
in uno stato di privazione così grande che non potete esprimerla, ma la cosa
più lerribile, nel vostro stato, è il pericolo sempre minaccioso della
dannazione eterna.
Voi domandate al Maestro: “Signore, chi potrà salvarmi?”. Gesù
vi risponde: “Ciò che è impossibile agli uomini è possibile
a Dio”. Poiché voi sapete dalla bocca del Salvatore che Egli ha il mezzo
di assicurare la nostra eterna felicità, supplicatelo ogni giorno di farlo.
Ma direte che una povera creatura come voi è indegna di pregare Gesù.
Scacciate questo triste pensiero e siate certi invece che se vi rivolgerete a lui,
egli intercederà per voi. Dirò di più: è suo dovere,
come afferma san Paolo: “Ogni Pontefice è eletto per il servizio delle
anime, per offrire dei doni e dei sacrifici per i peccati del popolo e per tutto
ciò che si riferisce a Dio”. Gesù Cristo è Pontefice ed
esercita il suo sacerdozio nella Messa e a lui, dunque, spetta pregare e offrire
dei sacrifici per noi. Non solo Egli adempie a questa funzione per tutti in generale,
ma per ciascuno in particolare, poiché Egli ha sofferto per tutti e si interessa
di ciascun membro della Chiesa universale come della Chiesa universale stessa.
Ora che comprendete la potenza e l’efficacia della preghiera di Gesù al santo
altare, unite ad essa le vostre suppliche che acquisteranno così una forza
immensa. “Le preghiere che sono unite al santo Sacrificio – dice Fornero – sono
molto più efficaci di tutte le altre, anche di quelle che durano lunghe ore,
anche delle orazioni più ferventi, a causa dei meriti della Passione di Gesù
Cristo che, nella celebrazione di questo augusto Sacrificio, si comunica agli altri
con ammirabile effusione”. Il pio autore conferma la sua opinione con la seguente
similitudine: “Come la testa sorpassa in dignità tutte le altre parti
del corpo, così la preghiera del Salvatore, che è la nostra testa,
ha un valore che la mette infinitamente al disopra delle preghiere di tutti i cristiani,
che sono i membri del suo corpo mistico”. Come una moneta di rame acquista pregio
cadendo nell’oro in fusione, così la miserabile preghiera di una creatura,
unita a quella di Gesù Cristo, riveste il carattere del più nobile
dono. Una preghiera mediocre, recitata durante la Messa, vale più di una preghiera
fervorosa fatta in casa. I chierici ed i laici agiscono inconsideratamente quando,
potendo ascoltare la Messa, preferiscono assistere ad altri esercizi di pietà.
Recano molto danno a loro stessi, perché seguendo le azioni del sacerdote
e ripetendo con lui le parole del Salvatore e offrendo per mezzo suo quell’olocausto
sublime, guadagnerebbero incomparabili tesori spirituali.
Testo tratto
da: P. Martino de Cochem O.M.C., La Santa Messa, Milano 1937/3, pp. 91-96.