Litanie del S.Cuore (Giovanni Paolo II)

Le «Litanie del S.Cuore»

commentate da Giovanni Paolo II

(testi
dal 1984 al 1989)


























1. Nel Sacro Cuore di Cristo la sintesi di tutti i misteri della nostra
fede
17. La verità ha la forza di chiamare l’amore
2. Apriamo i nostri cuori al dialogo con il Cuore di Gesù 18. Avvicinarsi al Cuore di Gesù sorgente di vita e di santità
3. Cuore di Gesù, tempio santo di Dio 19. Nel Cuore di Gesù la vittoria sul male
4. Il Cuore di Cristo è la nostra alleanza 20. Cuore di Gesù, ricoperto di obbrobri
5. Il Cuore di Gesù è amore che trasforma il mondo 21. Gesù mediante il proprio sangue entra nel tabernacolo eterno
6. Cuore di Gesù, santuario di giustizia 22. Come il Cuore di Gesù docili allo Spirito Santo e alla voce della
Madre
7. La giustizia si rivela come amore 23. Il cuore di Gesù fin dall’incarnazione è stato e sarà
sempre unito alla persona del verbo di Dio
8. La pienezza della carità si manifesta nella bontà 24. Obbedienza è il nuovo nome dell’amore
9.Cuore di Gesù: abisso di tutte le virtù 25. Il cuore trafitto di Gesù simbolo della vita nuova e sorgente
della Chiesa
10. Cuore di Gesù, re e centro di tutti i cuori 26. La consolazione del Cuore di Gesù è condivisione della
sofferenza umana e segno concreto di amicizia
11. In Gesù abita la pienezza della divinità 27. Con il suo cuore di madre, Maria è al servizio della redenzione
operata da Gesù Cristo
12. Dio solo è l’amore che non passa 28. Nel cuore di Cristo ha avuto luogo la perfetta riconciliazione tra cielo
e terra
13. Nel Cuore Gesù Cristo il Padre si è compiaciuto 29. In Cristo si è compiuta in modo perfetto la figura dell'”Agnello
pasquale”
14. La pienezza del Cuore di Gesù Cristo non si esaurisce, né
si esaurirà mai
30. Gesù Cristo è l’epifania dell’amore salvifico del Padre
15. Cuore di Gesù porta ai cuori umani la liberazione che è
nel tuo vangelo
31. Il Cuore di Gesù Cristo speranza e sicurezza per chi muore in
Lui
16. Cuore di Gesù, paziente e immensamente misericordioso! 32. Il Cuore di Cristo sorgente della vita di amore dei Santi

1. NEL SACRO CUORE DI CRISTO LA SINTESI
DI TUTTI I MISTERI DELLA NOSTRA FEDE

(1 luglio 1984, Angelus)


Durante tutto il mese di giugno la Chiesa mette davanti
a noi i misteri del Cuore di Gesù, Dio-Uomo. Questi misteri sono enunziati
in modo penetrante nelle Litanie del Sacratissimo Cuore, che possono
essere cantate, possono essere recitate, ma soprattutto debbono essere meditate.

Tutti questi misteri sono stati proposti nella loro globalità dalla liturgia
della solennità del Sacratissimo Cuore.

Ecco le parole di San Giovanni Apostolo:

“Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato
il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”… (1 Gv 4, 10)
“perché noi avessimo la vita per lui” (1 Gv 4, 9).

V’è qui la sintesi di tutti i misteri nascosti nel Cuore del Figlio
di Dio: l’amore “preveniente” l’amore “soddisfattorio” – l’amore
vivificante.

Questo Cuore pulsa con il sangue umano, che è stato versato sulla Croce. Questo
Cuore pulsa con tutto l’inesauribile amore che è eternamente in Dio. Con questo
amore esso è sempre aperto verso di noi, attraverso la ferita che vi ha aperto
la lancia del centurione sulla Croce.

“Se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. L’Amore
fa nascere l’amore, sprigiona l’amore e si realizza mediante l’amore. Ciascuna particella
di vero amore nel cuore umano ha in sé qualcosa di ciò di cui il Cuore
del Dio-Uomo è colmo senza limiti.

Perciò Egli chiede a noi nella liturgia della solennità del Sacratissimo
Cuore: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me”.

Tu, o Madre di Cristo, che hai ubbidito per prima a questa chiamata, insegnaci ad
aprire i nostri cuori dell’Amore che è nel Cuore di Gesù, come tu gli
hai aperto il Cuore sin dal primo “fiat”. E come l’hai aperto sempre. Insegnaci,
Madre, ad essere in intimità, nella verità e nell’amore, con il Cuore
divino del tuo Figlio.

2. APRIAMO I NOSTRI CUORI
AL DIALOGO CON IL CUORE DI GESÙ

(27 luglio 1982, Angelus)

“Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo
nel seno della Vergine Maria, abbi pietà di noi”.

Così preghiamo nelle Litanie al Sacratissimo Cuore di Gesù.

Questa invocazione si riferisce direttamente al mistero che meditiamo. Per opera
dello Spirito Santo è stata formata nel seno della Vergine di Nazaret l’Umanità
di Cristo, Figlio dell’Etemo Padre.

Per opera dello Spirito Santo è stato formato in questa Umanità il
Cuore! Il Cuore, che è l’organo centrale dell’organismo umano di Cristo e,
nello stesso tempo, il vero simbolo della sua vita interiore: del pensiero, della
volontà, dei sentimenti. Mediante questo Cuore l’Umanità di Cristo
è, in modo particolare, “il tempo di Dio” e contemporaneamente,
mediante questo Cuore, essa rimane incessantemente aperta verso l’uomo e verso tutto
ciò che è “urnano”: “Cuore di Gesù, dalla cui
pienezza noi tutti abbiamo ricevuto”.

Le Litanie al Cuore di Gesù attingono abbondantemente alle fonti bibliche
e, nello stesso tempo, rispecchiano le più profonde esperienze dei cuori umani.
Nello stesso tempo, sono preghiera di venerazione e di dialogo autentico.

Parliamo in esse del cuore e, nello stesso tempo, permetfiamo ai cuori di parlare
con questo unico Cuore, che è “fonte di vita e di santità”
e “desíderio dei colli eterni”. Con il Cuore che è “paziente
e di grande misericordia” e “generoso verso tutti quelli che lo invocano”.

Questa preghiera, recitata e meditata, diventa una vera scuola dell’uomo interiore:
la scuola del cristiano.

La solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù ci ricorda soprattutto
i momenti in cui questo Cuore è stato “trafitto dalla lancia” e,
mediante questo, aperto in modo “visibile” all’uomo e al mondo.

Recitando le Litanie – e in genere venerando il Cuore Divino – impariamo il
mistero della Redenzione in tutta la sua divina e insieme umana profondità.

Contemporaneamente, diventiamo sensibili al bisogno di Riparazione. Cristo apre verso
di noi il suo Cuore perché nella sua riparazione ci uniamo con Lui per la
salvezza del mondo. Il parlare del Cuore trafitto pronuncia tutta la verità
del Suo Vangelo e della Pasqua.

Cerchiamo di capire sempre meglio questo parlare. Impariamolo.

3. CUORE DI GESÙ,
TEMPIO SANTO DI DIO

(9 giugno 1985, Angelus)

Ci rivolgiamo, insieme con Maria – mediante il suo cuore
immacolato – verso il cuore divino del suo Figlio: Cuore di Gesù, tempio santo
di Dio / Cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo.

Cuore di un uomo simile a tanti, tanti altri cuori umani e, al tempo stesso, cuore
di Dio-Figlio.

Se quindi è vero che ogni uomo “abita”, in qualche modo, nel suo
cuore, affiora nel cuore dell’uomo di Nazaret, di Gesù Cristo, abita Dio.
Esso è “tempio di Dio”, essendo cuore di quest’uomo.

Dio-Figlio è unito con il Padre, come Verbo eterno, “Dio da Dio, luce
da luce… generato non creato”.

Il Figlio è unito con il Padre nello Spirito Santo, che è il “soffio”
del Padre e del Figlio ed è, nella divina Trinità, la Persona-Amore.

Il Cuore dell’uomo Gesù Cristo è quindi, nel senso trinitario, “tempio
di Dio”: è il tempio interiore del Figlio che è unito con il Padre
nello Spirito Santo mediante l’unità della divinità. Quanto inscrutabile
rimane il mistero di questo Cuore, che è “tempio di Dio” e “tabernacolo
dell’Altissimo”!

Al tempo stesso, esso è la vera “dimora di Dio con gli uomini”,
(Ap 21,3), poiché il Cuore di Gesù, nel suo tempio interiore, abbraccia
tutti gli uomini. Tutti vi abitano, abbracciati dall’eterno amore. A tutti possono
essere rivolte – nel Cuore di Gesù – le parole del profeta: “Ti ho amato
di amore eterno, / per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3).

Che questa forza dell’eterno amore, che è nel Cuore divino di Gesù,
si comunichi oggi in modo particolare ai giovani.

In essi deve abitare in modo particolare lo Spirito Santo.

Diventino quindi anche i loro cuori – a somiglianza di Cristo – “tempio santo
di Dio” e “tabernacolo dell’Altissimo”.

Ho sentito spesso i giovani cantare: “Voi sapete che siete un tempio?”.
Sì. Noi siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi, secondo le parole
di san Paolo (cfr. 1 Cor 3, 16).

Mediante il cuore immacolato di Maria rimaniamo nell’alleanza con il Cuore di Gesù,
che è “tempio di Dio”, il più splendido “tabernacolo
dell’Altissimo” e il più perfetto.

4. IL CUORE DI CRISTO
È LA NOSTRA ALLEANZA

(16 giugno 1985, Angelus – Treviso)

Mediante il cuore immacolato di Maria vogliamo rivolgerci
al Cuore divino del suo Figlio, al Cuore di Gesù, di maestà infinita!
Ecco: l’infinita maestà di Dio è nascosta nel cuore umano del Figlio
di Maria. Questo cuore è la nostra alleanza. Questo cuore è la massima
vicinanza di Dio nei riguardi dei cuori umani e della storia umana. Questo cuore
è la meravigliosa “condiscendenza” di Dio: il cuore umano che pulsa
con la vita divina: la vita divina che pulsa nel cuore umano.

Nella santissima Eucaristia scopriamo col “senso della fede” lo stesso
cuore – il cuore di maestà infinita, che continua a pulsare con l’amore umano
di Cristo, Dio-uomo.

Quanto profondamente ha sentito quest’amore il santo papa Pio X, già patriarca
di Venezia; quanto ha desiderato che tutti i cristiani sin dagli anni della fanciullezza,
s’avvicinassero all’Eucaristia, facendo la santa Comunione: perché si unissero
a questo Cuore che, a un tempo, è per ogni uomo “casa di Dio e porta
del cielo”.

“Casa”, ecco, mediante la Comunione eucaristica il Cuore di Gesù
estende la sua dimora a ogni cuore umano.

“Porta”, ecco, in ciascuno di questi cuori umani egli apre la prospettiva
dell’eterna unione con la santissima Trinità.

Madre di Dio! Mentre meditiamo il mistero della tua annunciazione, avvicinaci questo
Cuore divino, questo Cuore che, dal momento dell’ annunciazione dell’angelo, ha cominciato
a battere presso il tuo cuore verginale e materno.

5. IL CUORE DI GESÙ
È AMORE CHE TRASFORMA IL MONDO

(23 giugno 1985, Angelus)

“Cuore di Gesù: fornace ardente di carità”.

Desideriamo, insieme con la Madre di Dio, rivolgere i nostri cuori verso il Cuore
del suo Figlio divino.

La Madre ci aiuti a capire meglio i misteri del Cuore di suo Figlio.

“Fornace di carità”. La fornace arde. Ardendo, brucia ogni materiale,
sia legno o altra sostanza facilmente combustibile.

Il Cuore di Gesù, il Cuore umano di Gesù, brucia dell’amore che lo
ricolma. E questo è l’Amore per l’Eterno Padre e l’amore per gli uomini: per
le figlie e i figli adottivi.

La fornace, bruciando, a poco a poco si spegne. Il Cuore di Gesù invece è
fornace inestinguibile. In questo assomiglia a quel “roveto ardente” del
Libro dell’Esodo, nel quale Dio si rivelò a Mosè. Il roveto che ardeva
nel fuoco, ma… non si “consumava” (Es 3,2).

Infatti, l’amore che arde nel Cuore di Gesù è soprattutto lo Spirito
Santo, nel quale il Dio-Figlio si unisce eternamente al Padre. Il Cuore di Gesù,
il Cuore umano di Dio-Uomo, è abbracciato dalla “fiamma viva” dell’amore
trinitario, che non si estingue mai.

Cuore di Gesù: fornace ardente di carità. La fornace, mentre arde,
illumina le tenebre della notte e riscalda i corpi dei viandanti raggelati.

Desideriamo pregare la Madre del Verbo Eterno, perché sull’orizzonte della
vita di ciascuna e di ciascuno di noi non

cessi mai di ardere il Cuore di Gesù – fornace ardente di carità. Perché
esso ci riveli l’Amore che non si spegne e non si deteriora mai, l’Amore che è
eterno. Perché illumini le tenebre della notte terrena e riscaldi i cuori.

Ringraziando per l’unico amore capace di trasformare il mondo e la vita umana, ci
rivolgiamo insieme con la Vergine Immacolata, nel momento dell’Annunciazione, al
Cuore Divino, che non cessa di essere “fornace ardente di carità”.
Ardente: come quel “roveto” che Mosè vide ai piedi del monte Oreb.

6. CUORE DI GESÙ,
SANTUARIO DI GIUSTIZIA

(30 giugno 1985, Angelus – Santuario di san Gabriele)

“Cuore di Gesù, santuario di giustizia e di
carità”.

Meditiamo insieme con la Vergine di Nazaret sul momento dell’annunciazione. Meditiamo
sul mistero dell’incarnazione.

“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14):
venne infatti ad abitare nel seno di Maria, sotto il suo cuore.

Fra il cuore della Madre e il cuore del Bambino (del Figlio) si stringe sin dall’inizio
un legame: una splendida unione di cuori! E cuore di Maria è A primo a parlare
al Cuore di Gesù. E primo, si può dire, che recita le litanie a questo
cuore. Noi tutti ci uniamo a lei.

Cuore di Gesù, santuario di giustizia: in te l’eterno Padre ha offerto all’umanità
la giustizia che è nella santissima Trinità, in Dio stesso. La giustizia
che è da Dio costituisce il fondamento definitivo della nostra giustificazione.

Questa giustizia viene a noi mediante l’amore. Cristo ci ha amati e ha dato se stesso
per noi (cfr. Gal 2,20). E, proprio con questo darsi mediante l’amore più
potente della morte, ci ha gíustificati! Egli “è stato risuscitato
per la nostra giustificazione” (Rm 4,25).

Questi misteri, espressi in modo così splendido nelle invocazioni delle litanie,
ci guidíno, per le vie della vita terrena, all’eterna patria del cuore divino,
quando Dio tergerà ogni lacrima dagli occhi umani (cfr. Ap 7, 17; 21,4).

Quando egli stesso sarà “tutto in tuttí” (1 Cor 15, 28).

7. LA GIUSTIZIA SI RIVELA
COME AMORE

(14 luglio 1985, Angelus – Castel Gandolfo)

Cuore di Gesù, “santuario di giustizia e di
carità”.

La preghiera ci ricorda quel momento salvifico, nel quale, sotto il cuore della Vergine
di Nazaret, ha incominciato a battere il cuore del Verbo, del Figlio di Dio.

Nel suo seno egli si è fatto uomo, per opera dello Spirito Santo.

Nel seno di Maria è stato concepito l’uomo ed è stato concepito il
cuore.

Questo cuore è – così come ogni cuore umano – un centro, un santuario
nel quale pulsa con un ritmo speciale la vita spirituale. Cuore, insostituibile risonanza
di tutto ciò che sperimenta lo spirito dell’uomo.

Ogni cuore umano è chiamato a pulsare col ritmo della giustizia e della carità.
Da ciò viene misurata la vera dignità dell’uomo.

Il Cuore di Gesù batte col ritmo della giustizia e dell’amore secondo la stessa
misura divina! Questo è appunto il Cuore del Dio-uomo.

In lui si deve compiere fino alla fine ogni giustizia di Dio verso l’uomo, ed anche,
in un certo senso, la giustizia dell’uomo verso Dio.

Nel Cuore umano del Figlio di Dio viene offerta all’umanità la giustizia di
Dio stesso. Questa giustizia è al tempo stesso il dono dell’amore. Mediante
il Cuore di Gesù l’amore entra nella storia dell’umanità come amore
sussistente: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”
(Gv 3,16).

Desideriamo fissare con gli occhi della Vergine immacolata la luce di quell’ammirabile
mistero: la giustizia che si rivela come amore! Amore che riempie fino all’orlo ogni
misura della giustizia! E la oltrepassa!

Preghiamo: perché mediante il tuo cuore, o Genitrice di Dio, il Cuore di Gesù
come “santuario di giustizia e di carità”, diventi per noi tutti
“via, verità e vita”.

8. LA PIENEZZA DELLA CARITÀ
SI MANIFESTA NELLA BONTÀ

(21 luglio 1985, Angelus)

Cuore di Gesù, “traboccante di bontà
e di amore”.

Desideriamo, nella nostra preghiera, rivolgerci al Cuore di Cristo, seguendo le parole
delle Litanz’e. Desideriamo parlare al Cuore del Figlio mediante il Cuore
della Madre. Che cosa vi può essere di più bello del colloquio di questi
due cuori? Ad esso vogliamo partecipare.

11 Cuore di Gesù è “fornace ardente di carità”, perché
la carità possiede qualcosa della natura del fuoco, il quale arde e brucia
per illuminare e riscaldare.

Al tempo stesso, nel sacrificio del Calvario il cuore del Redentore non è
stato annientato con il fuoco della sofferenza. Anche se umanamente è morto,
come accertò il centurione romano trafiggendo con la lancia il costato di
Cristo, nell’Economia Divina della salvezza questo Cuore è rimasto Vivo, come
ha manifestato la Risurrezione.

Ed ecco, proprio il Cuore Vivo del Redentore risorto e glorificato è “traboccante
di bontà e di amore”: infinitamente e sovrabbondantemente traboccante.
Il traboccare del cuore umano raggiunge in Cristo il metro Divino.

Così fu questo Cuore già durante i giorni della vita terrena. Lo testimonia
quanto è narrato nel Vangelo. La pienezza della carità si manifesta
attraverso la bontà: attraverso la bontà irradiava e si diffondeva
su tutti, prima di tutto sui sofferenti e poveri. Su tutti secondo le loro necessità
e aspettative più vere.

E tale è il Cuore umano del Figlio di Dio anche dopo l’esperienza della croce
e del sacrificio. Anzi, ancora di più: traboccante d’amore e di bontà.

Nel momento dell’annunciazione è iniziato il colloquio del Cuore della Madre
con il Cuore del Figlio. Ci uniamo oggi a questo colloquio, meditando il mistero
dell’Incarnazione nella preghiera.

9. CUORE DI GESÙ:
ABISSO DI TUTTE LE VIRTÙ

(28 luglio 1985, Angelus)

Cuore di Gesù, “abisso di tutte le virtù”.

Sotto il cuore della Madre è stato concepito l’Uomo. Il Figlio di Dio è
stato concepito come Uomo.

Alla luce del momento del concepimento, alla luce del mistero dell’Incarnazione guardiamo
a tutta la vita di Gesù, nato da Maria. Cerchiamo, seguendo le invocazioni
delle Litanie, di descrivere in un certo senso questa vita dall’interno:
attraverso il Cuore.

Il Cuore decide della profondità dell’uomo. E, in ogni caso, esso indica il
metro di questa profondità, sia nell’esperienza interiore di ciascuno di noi,
come pure nella comunicazione interumana. La profondità di Gesù Cristo,
indicata col metro del Suo cuore, è incomparabile. Supera la profondità
di qualsiasi uomo, perché è non soltanto umana, ma al tempo stesso
Divina.

Questa Divina-umana profondità del Cuore di Gesù è la profondità
delle virtù: di tutte le virtù. Come un vero uomo Gesù pronuncia
l’interiore linguaggio del Suo Cuore mediante le virtù. Infatti, analizzando
la Sua condotta si possono scoprire e identificare tutte queste virtù, come,
storicamente, emergono dalla conoscenza della morale umana, come le virtù
cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), e le altre che ne derivano.
(Queste virtù sono state possedute in alto grado dai santi e, pur sempre con
la grazia divina, dai grandi geni dell’ethos umano).

L’invocazione delle Litanie parla, in forma molto bella, di un “abisso”
delle virtù di Gesù. Questo abisso, questa profondità significa
un particolare grado della perfezione di ciascuna delle virtù e la sua particolare
potenza. Questa profondità e potenza di ciascuna delle virtù proviene
dall’amore. Quanto maggiormente tutte le virtù sono radicate nell’amore, tanto
più grande è la loro profondità.

Occorre aggiungere che, oltre l’amore, anche l’umiltà decide della profondità
delle virtù. Gesù disse: “Imparate da me, che sono mite e umile
di cuore”.

Preghiamo Maria perché ci avvicini sempre di più al Cuore del suo Figlio.
Perché ci aiuti a imparare da Lui, dalle Sue virtù.

10. CUORE DI GESÙ,
RE E CENTRO DI TUTTI I CUORI

(25 agosto 1985, Angelus)

Gesù Cristo è re dei cuori. Sappiamo che durante
la Sua attività messianica in Palestina il popolo, vedendo i segni che faceva,
voleva proclamarlo re.

Vedeva in Cristo un giusto erede di Davide, che durante il suo regno portò
Israele al culmine dello splendore.

Sappiamo pure che dinanzi al tribunale di Pilato Gesù di Nazaret, alla domanda:
“Tu sei il reÖ?”, rispose: “Il mio regno non è di questo mondo…
Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza
alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”
(Gv 18,33.36-37).

In questo modo Cristo è re dei cuori.

Non ha mai voluto essere sovrano temporale neppure sul trono di Davide.

Ha desiderato solo quel regno che non è di questo mondo e che, al tempo stesso,
in questo mondo si radica mediante la verità nei cuori umani: nell’uomo interiore.

Per questo regno egli annunziò il Vangelo e fece grandi segni.

Per questo regno, il regno dei figli e delle figlie adottivi di Dio, ha dato la vita
sulla croce.

E ha riconfermato questo regno con la sua risurrezione, donando lo Spirito Santo
agli apostoli e agli uomini nella Chiesa.

In questo modo Gesù Cristo è il re e il centro di tutti i cuori.

Riuniti in Lui mediante la verità ci avviciniamo all’unione del regno, in
cui Dio “tergerà ogni lacrima” (Ap 7, 17) perché sarà
“tutto in tutti” (i Cor 15,28).

Eleviamo – insieme con la madre di Dio – al Cuore del Suo Figlio l’invocazione:

“Cuore di Gesù, re e centro di tutti i cuori, abbi pietà di me”.

11. IN GESÙ ABITA
LA PIENEZZA DELLA DIVINITÀ

(15 settembre 1985, Angelus – Castel Gandolfo)

“Cuore di Gesù, nel quale abita tutta la pienezza
della divinità”.

La nostra preghiera attinge motivi di riflessione dalle Litanie del Sacro Cuore
dí Gesù.

Ci soffermiamo sulle singole invocazioni e meditiamo la grande ricchezza di contenuto,
che in esso si racchiude. È una fonte di ispirazione per la nostra vita interiore:

per il nostro rapporto col mistero di Gesù Cristo.

Attraverso la solennità dell’Esaltazione della santa croce tutta la Chiesa
si è aperta ancora una volta verso questo cuore in cui “abita tutta la
pienezza della divinità”.

Il mistero di Cristo, Dio-uomo, ha una particolare eloquenza, quando guardiamo la
croce: ecco l’uomo! Ecco il Crocifisso! Ecco l’uomo spogliato totalmente! Ecco l’uomo
“spezzato per causa dei nostri peccati”. Ecco l’uomo “ricoperto di
obbrobri”!

E, al tempo stesso: ecco l’uomo-Dio! In lui abita tutta la pienezza della divinità.
Della stessa sostanza del Padre! Dio da Dio. Luce da luce! Generato, non creato.
Il Verbo eterno. Uno nella divinità col Padre e con lo Spirito Santo.

Quando il centurione sul Golgota trafisse con una lancia il Crocifisso, dal suo costato
uscì sangue e acqua. Questo è il segno della morte. Il segno della
morte umana del Dio immortale.

Ai piedi della croce si trova la Madre. La Madre dolorosa. La ricordiamo all’indomani
dell’Esaltazione della croce.

Quando il costato di Cristo viene trafitto con la lancia del centurione si compie
in lei la profezia di Simeone: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima”
(Lc 2,25).

Le parole del profeta sono un preannunzio della definitiva alleanza dei cuori: del
Figlio e della Madre; della Madre e del Figlio. “Cuore di Gesù, nel quale
abita tutta la pienezza della divinità”. Cuore di Maria – cuore della
Vergine addolorata – cuore della Madre di Dio.

12. DIO SOLO È
L’AMORE CHE NON PASSA

(8 giugno 1986, Angelus)

“Io piego le ginocchia davanti al Padre, … perché
vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati
dal suo Spirito nell’uomo interiore” (Ef 3, 14-16).

Così prega l’Apostolo di Cristo con le parole della Lettera agli Efesini.

Queste parole dell’Apostolo desidero introdurre nella nostra preghiera, mentre siamo
insieme con Maria, Madre di Cristo.

E chi potrà essere più vicino al Cuore del Figlio, se non la Madre?
Quindi insieme con Lei “noi pieghiamo le ginocchia davanti al Padre”. Ed
insieme con Lei preghiamo, affinché la devozione al Cuore del Redentore del
mondo realizzi per noi tutti, mediante lo Spirito Santo, il rafforzamento dell’uomo
interiore.

Sì. Mediante lo Spirito Santo.

Ed il significato di quel “potente rafforzamento nell’uomo interiore” –
il quale è opera dello Spirito Santo, che agisce nei nostri cuori -, ce lo
spiega il seguito della Lettera agli Efesini, ove leggiamo:

“Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e
fondati nella carità, siate in grado di comprendere… e conoscere l’amore
di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza
di Dío” (Ef 3, 17-19).

Questo può compiere lo Spirito Santo nel nostro spirito umano. Solo lo Spirito
Santo può aprire dinanzi a noi questa pienezza dell'”uomo interiore”,
che si trova nel Cuore di Cristo.

Solo Lui può far sì che da questa pienezza attingano forza, gradatamente,
anche i nostri cuori umani, il nostro “uomo interiore”, che non dev’essere
assorbito soltanto da ciò che passa, ma “radicarsi e fondarsi” in
quell'”amore” che non passa.

Che l’umile Serva del Signore presieda alla nostra preghiera, affinché i nostri
cuori umani sappiano “radicarsi e fondarsi” in Dio, il quale, solo, è
l’amore che non passa.

Quest’amore si rivela nel cuore umano del suo Figlio.

13. NEL CUORE DI GESÙ
CRISTO IL PADRE SI E COMPIACIUTO

(22 giugno 1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, nel quale il Padre si è
compiaciuto”.

Pregando così, meditiamo su quel compiacimento eterno che il Padre ha nel
Figlio: Dio in Dio, Luce nella Luce.

Tale compiacimento significa pure Amore: questo Amore al quale tutto ciò che
esiste deve la sua vita: senza di esso, senza Amore, e senza il Verbo-Figlio, “niente
è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 3).

Questo compiacimento del Padre ha trovato la sua manifestazione nell’opera della
creazione, in particolare in quella dell’uomo, quando Dio “vide quanto aveva
fatto, ed ecco, era cosa buona… era cosa molto buona” (Gn 1, 3 1).

Non è dunque il Cuore di Gesù quel “punto” in cui pure l’uomo
può ritrovare piena fiducia in tutto ciò che è creato?

Vede i valori, vede l’ordine e la bellezza del mondo.

Vede il senso della vita.

“Cuore di Gesù, nel quale il Padre si è compiaciuto”.

Ci rechiamo alla riva del Giordano.

Ci rechiamo al monte Tabor.

In entrambi gli avvenimenti descritti dagli evangelisti si sente la voce del Dio
invisibile, ed è la voce del Padre:

“Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”
(Mt 17,5).

L’eterno compiacimento del Padre accompagna il Figlio, quando Egli si è fatto
uomo, quando ha accolto la missione messianica da svolgere nel mondo, quando diceva
che il suo cibo era compiere la volontà del Padre.

Alla fine Cristo ha compiuto questa volontà facendosi obbediente fino alla
morte di Croce, e allora quell’eterno compiacimento del Padre nel Figlio, che appartiene
all’intimo mistero del Dio-Trino, è diventato parte della storia dell’uomo.
Infatti il Figlio stesso si è fatto uomo, e in quanto tale ha avuto un cuore
d’uomo, con il quale ha amato e ha risposto A’amore. Prima di tutto all’amore del
Padre.

E perciò su questo cuore, sul Cuore di Gesù, si è concentrato
il compiacimento del Padre.

È il compiacimento salvifico. Infatti il Padre abbraccia con esso – nel cuore
del Suo Figlio tutti coloro per i quali questo Figlio è diventato uomo. Tutti
coloro per i quali ha il cuore. Tutti coloro per i quali è morto e risorto.

Nel Cuore di Gesù l’uomo e il mondo ritrovano il compiacimento del Padre.
Questo è il cuore del nostro Redentore. È il cuore del Redentore del
mondo.

Nella nostra preghiera uniamoci a Maria.

Uniamoci a Lei, dalla quale il Figlio di Dio ha preso un cuore umano. Preghiamo che
Lei ci avvicini a esso. Preghiamo affinché Lei, nel cuore del Figlio, avvicini
all’uomo e al mondo H compiacimento del Padre, l’Amore del Padre, la Misericordia
di Dio.

14. LA PIENEZZA DEL CUORE
DI GESÙ CRISTO NON SI ESAURISCE, NÉ SI ESAURIRÀ MAI

(13 luglio 1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti
abbiamo attinto”. Ci uniamo a Maria nel momento dell’Annunciazione, quando il
Verbo si fece carne e venne ad abitare sotto il suo Cuore: il Cuore della Madre.

Ci uniamo quindi al Cuore della Madre, che dal momento del concepimento conosce meglio
il cuore umano del suo divin Figlio; “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia”, così scrive l’evangelista Giovanni (Gv 1, 16).

Che cosa determina la pienezza del cuore? Quando possiamo dire che il cuore è
pieno? Di che cosa è pieno il Cuore di Gesù?

È pieno d’amore.

L’amore decide di questa pienezza del cuore del Figlio di Dio, alla quale ci rivolgiamo
oggi nella preghiera.

È un Cuore pieno di amore del Padre: pieno in modo divino e insieme umano.
Infatti il Cuore di Gesù è veramente il cuore umano di Dio-Figlio.
È quindi pieno di amore filiale: tutto ciò che Egli ha fatto e detto
sulla terra, rende testimonianza proprio a tale amore filiale.

Nello stesso tempo l’amore filiale del Cuore di Gesù ha rivelato – e rivela
continuamente al mondo – l’amore del Padre. E Padre “infatti ha tanto amato
il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16) per la salvezza del mondo;
per la salvezza dell’uomo, perché egli “non muoia, ma abbia la vita eterna”
(ivi).

Il Cuore di Gesù è quindi pieno d’amore per l’uomo. È pieno
d’amore per la creatura. Pieno d’amore per il mondo.

Quanto è pieno!

Questa pienezza non si esaurisce mai.

Quando l’umanità attinge alle risorse materiali della terra, dell’acqua, dell’aria,
queste risorse diminuiscono e a poco a poco si esauriscono.

Si parla molto su questo tema in merito allo sfruttamento accelerato di tali risorse
che è compiuto ai nostri giorni. Di qui derivano avvertimenti quali: “non
sfruttiamo oltre misura”.

Tutt’altro accade con l’amore. Tutt’altro accade con la pienezza del Cuore di Gesù.

Essa non si esaurisce mai, né si esaurirà mai.

Da questa pienezza noi tutti riceviamo – e grazia su grazia. Occorre soltanto che
si dilati la misura del nostro cuore, la nostra disponibilità ad attingere
a tale sovrabbondanza di amore.

15. CUORE DI GESÙ,
PORTA Al CUORI UMANI LA LIBERAZIONE CHE È NEL TUO VANGELO

(20 luglio 1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni …
“.

Insieme a Maria ricordiamo l’Annunciazione, che fu certamente un avvenimento decisivo
nella sua vita.

Ed ecco, nel centro di quest’avvenimento, scopriamo il Cuore. Si tratta dell’amore
del Figlio di Dio, che dal momento dell’Incarnazione inizia a svilupparsi sotto il
Cuore della Madre insieme con il Cuore umano del suo Figlio.

E questo Cuore “desiderio” del mondo?.

Guardando il mondo così come visibilmente ci circonda, dobbiamo constatare
con san Giovanni che esso è sottomesso alla concupiscenza della carne, alla
concupiscenza degli occhi e alla superbia della vita (cfr. 1 Gv 2, 16) e questo “mondo”
sembra essere lontano dal desiderio del Cuore di Gesù. Non condivide i suoi
desideri. Rimane estraneo e, a volte, addirittura ostile nei suoi confronti.

Questo è a “mondo”, di cui il Concilio dice che è “posto
sotto la schiavitù del peccato” (Gaudium et Spes, 2). E lo dice
in conformità con l’intera Rivelazione, con la Sacra Scrittura e con la Tradizione
(e perfino, diciamo pure, con la nostra esperienza umana).

Contemporaneamente, tuttavia lo stesso “mondo” è stato chiamato
all’esistenza per amore del Creatore e per questo amore esso è costantemente
mantenuto nell’esistenza. Si tratta del mondo come l’insieme delle creature visibili
e invisibili, e in particolare “l’intera famiglia umana nel contesto di tutte
quelle realtà entro le quali essa vive” (Gaudium et Spes , 2).

t il mondo che, proprio a causa della “schiavitù del peccato”, è
stato sottomesso alla caducità come insegna san Paolo – e, per questo, geme
e soffre nelle doglie del parto, attendendo con impazienza la rivelazione dei figli
di Dio, poiché soltanto su una tale strada può essere veramente liberato
dalla schiavitù della corruzione, per partecipare alla libertà e alla
gloria dei figli di Dio (cfr. Rm 8,19-22).

Questo mondo — malgrado il peccato e la triplice concupiscenza – è rivolto
aflyamore, che riempie il Cuore umano del Figlio di Maria.

E perciò, unendoci a Lei chiediamo: Cuore di Gesù, desiderio dei colli
eterni, porta ai cuori umani, avvicina ai nostri tempi quella liberazione che è
nel tuo Vangelo, nella tua Croce e Risurrezione: che è nel tuo Cuore!

16. CUORE DI GESÙ
PAZIENTE E IMMENSAMENTE MISERICORDIOSO!

(27 luglio 1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, paziente e immensamente misericordioso!”.

Desideriamo rileggere ancora una volta il Vangelo; in un certo senso lo rileggiamo
tutto intero, e immediatamente. In esso è iscritto il Cuore di Gesù,
paziente e immensamente misericordioso.

Non è forse così il Cuore di Colui che “passò beneficando”
tutti? (cfr. At 10, 3 8) Di Colui che fece sì che i ciechi riacquistassero
la vista, gli zoppi camminassero, i morti risuscitassero? Che ai poveri fosse annunziata
la buona novella? (cfr. Lc 7, 22).

Non è forse così il Cuore di Gesù, il quale non aveva Egli stesso
dove posare il capo, mentre le volpi hanno le loro tane egli uccelli i loro nidi?
(cfr. Mt 8,20).

Non è forse così il Cuore di Gesù il quale difese la donna adultera
dalla lapidazione e poi le disse: “Va’, e d’ora in poi non peccare più”?
(cfr. Gv 8, 3 – 10).

Non è forse così il Cuore di Colui, che fu chiamato “amico dei
pubblicani e dei peccatori”? (cfr. Mt 11, 19).

Guardiamo, insieme con Maria, dentro questo Cuore! Rileggiamolo nell’intero Vangelo!

Tuttavia, soprattutto rileggiamo questo Cuore nel momento della crocifissione. Quando
è stato trafitto dalla lancia. Quando si è svelato fino in fondo il
mistero in esso scritto.

È Cuore paziente, poiché aperto a tutte le sofferenze dell’uomo. Il
Cuore paziente, poiché disposto esso stesso ad accettare una sofferenza non
misurabile con metro umano!

È Cuore paziente, poiché immensamente misericordioso!

Che cosa infatti è la misericordia, se non quella misura particolarissima
dell’amore, che si esprime nella sofferenza?

Che cosa infatti è la misericordia, se non quella misura definitiva dell’amore,
che scende nel centro stesso del male per vincerlo con il bene?

Che cosa è, se non l’amore che vince il peccato del mondo mediante la sofferenza
e la morte?

Cuore di Gesù paziente e immensamente misericordioso!

Madre, che hai guardato in questo Cuore, essendo presente sotto la Croce!

Madre, che, per volontà di questo Cuore, sei diventata Madre di noi tutti.

Chi come te conosce il mistero del Cuore di Gesù a Betlemme, a Nazaret, al
Calvario?

Chi come te sa che esso è paziente e immensamente misericordioso?

Chi come te ne rende incessante testimonianza?

17. LA VERITA HA LA FORZA
DI CHIAMARE L’AMORE

(3 agosto1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, generoso verso coloro che ti
invocano! “.

Ci raccogliamo per ricordarti, o Madre di Cristo, l’avvenimento che ebbe luogo a
Cana di Galilea.

Questo avvenne all’inízio dell’attività messianica. Gesù era
stato invitato, insieme a Te e ai suoi primi discepoli, alle nozze. E quando venne
a mancare il vino, tu, Maria, dicesti a Gesù: Figlio, “non hanno più
vino” (Gv 2,3).

Tu conoscevi il suo Cuore. Sapevi che esso è generoso verso coloro che lo
invocano.

Con la tua preghiera a Cana di Galilea hai fatto sì che il Cuore di Gesù
si rivelasse nella sua generosità.

Questo è il Cuore generoso, poiché in esso abita infatti la pienezza:
abita in Cristo vero uomo la pazienza della divinità; e Dio è Amore.

E generoso perché ama – e amare vuol dire elargire, vuoi dire donare. Amare
– vuol dire essere dono. Vuol dire essere per gli altri, essere per tutti, essere
per ciascuno.

Per ciascuno che chiama. Chiama, a volte, perfino senza parole. Chiama per il fatto
di mettere a nudo tutta la sua verità – e, in questa verità, chiama
l’amore!

La verità ha la forza di chiamare l’amore. Mediante la verità hanno
la forza di chiamare all’amore tutti coloro che sono “poveri in spirito”,
che “hanno fame e sete della giustizia”, che, essi stessi, sono misericordiosi.

Tutti costoro – e tanti altri ancora – hanno un meraviglioso “potere” sull’amore.
Tutti quelli fanno sì che l’amore si comunichi, si doni e si manifesti così
la generosità del cuore.

Tra tutti coloro, tu, Maria, sei la prima.

Cuore di Gesù, generoso verso coloro che ti invocano!

Mediante questa generosità l’amore non si esaurisce, ma cresce. Cresce costantemente.
Tale è la natura misteriosa dell’amore. E tale è pure il mistero del
Cuore di Gesù, che è generoso verso tutti.

Si apre per tutti e per ciascuno. Si apre completamente da se stesso. E in questa
generosità non si esaurisce. La generosità del Cuore rende testimonianza
al fatto che l’amore non è soggetto alle leggi della morte, ma alle leggi
della Risurrezione e della vita. Rende testimonianza al fatto che l’amore cresce
con l’amore. Tale è la sua natura.

18. AVVICINARSI AL CUORE
DI GESÙ, SORGENTE DI VITA E DI SANTITA

(10 agosto 1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, sorgente di vita e di santità!”.

Ricordiamo quando Gesù si recò nella cittadina della Samaria, chiamata
Sicàr, dove vi era ancora una fonte che risaliva ai tempi del patriarca Giacobbe.
In quel luogo incontrò una Samaritana, che vi giungeva per attingere l’acqua
alla fonte. Egli le disse: “Dammi da bere”. La donna rispose: “Come
mai, tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna Samaritana?”.

E allora Gesù replicò: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi
è colui, che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti
chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”.

E continuò: “l’acqua che io… darò diventerà… sorgente
di acqua che zampilla per la vita eterna” (cfr. Gv 4,5-14).

Sorgente! Sorgente di vita e di santità!

In un’altra occasione, nell’ultimo giorno della festa delle Capanne a Gerusalemme,
Gesù – come scrive ancora l’evangelista Giovanni – “esclamò ad
alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura:
fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno””. L’Evangelista aggiunge:
“Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti
in lui” (Gv 7,37-39).

Tutti desideriamo di avvicinarci a questa sorgente di acqua viva. Tutti desideriamo
di bere dal Cuore divino, che è sorgente di vita e di santità.

In Esso ci è stato dato lo Spirito Santo, che è costantemente dato
a tutti coloro i quali con adorazione e amore s’avvicinano a Cristo, al suo Cuore.

Avvicinarsi alla sorgente – vuol dire raggiungere il principio. Non vi è altro
luogo nel mondo creato, dal quale possa scaturire la santità nella vita umana
al di fuori di questo Cuore, che ha tanto amato. “Fiumi di acqua viva”
sono sgorgati in tanti cuori… e sgorgheranno ancora! Ne rendono testimonianza i
santi di tutti i tempi.

Ti preghiamo, Madre di Cristo, sii la nostra Guida al Cuore del tuo Figlio. Ti preghiamo,
avvicinaci ad Esso ed insegnaci a vivere in intimità con questo Cuore, che
è sorgente di vita e di santità.

19. NEL CUORE DI GESÙ
LA VITTORIA SUL MALE

(17 agosto 1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, propiziazione per i nostri peccati”.

Il Cuore di Gesù è sorgente di vita, perché per esso si attua
la vittoria sulla morte. È sorgente di santità, perché in esso
viene vinto il peccato che è avversario della santità nel cuore dell’uomo.

Gesù, che la domenica di risurrezione entra attraverso la porta chiusa, nel
cenacolo, dice agli Apostoli: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete
i peccati saranno rimessi” (Gv 20,23).

E ciò dicendo, mostra loro le mani e il costato, in cui sono visibili i segni
della crocifissione. Mostra il costato – luogo del Cuore trafitto dalla lancia del
centurione.

Così dunque gli Apostoli sono stati chiamati a ritornare al Cuore, che è
propiziazione per i peccati del mondo. E con loro anche noi siamo chiamati.

La potenza della remissione dei peccati, la potenza della vittoria sul male che alberga
nel cuore dell’uomo, si racchiude nella Passione e nella Morte di Cristo Redentore.
Un segno particolare di questa potenza redentrice è proprio il Cuore.

La passione di Cristo e la sua Morte si sono impossessati di tutto il suo corpo.
Si sono compiute mediante tutte le ferite, che Egli ha riportato durante la Passione.
Tuttavia si sono compiute soprattutto nel Cuore, poiché il Cuore agonizzava
nello spegnersi dell’intero corpo. Il Cuore si consumava nel ritmo della sofferenza
di tutte le ferite.

In questa spogliazione il Cuore ardeva d’amore. Una fiamma viva di amore ha consumato
il Cuore di Gesù sulla croce.

Questo amore del Cuore fu la potenza propiziatrice per i peccati. Ecco ha superato
– e supera per sempre – tutto il male contenuto nel peccato, tutto l’allontanamento
da Dio, tutta la ribellione della libera volontà umana, ogni cattivo uso della
libertà creata, che si oppone a Dio e alla sua santità.

L’amore che ha consumato il Cuore di Gesù – l’amore che ha causato la morte
del suo Cuore – era ed è una potenza invincibile. Mediante l’amore del Cuore
divino, la morte ha riportato la vittoria sul peccato. È divenuta sorgente
di vita e di santità.

Cristo stesso conosce fino in fondo questo mistero redentore del suo Cuore. Ne è
il testimone immediato. Quando dice agli Apostoli: Ricevete lo Spirito Santo per
la remissione dei peccati, rende testimonianza a quel Cuore che è propiziazione
per i peccati del mondo.

Maria, che sei rifugio dei peccatori, avvicinaci al Cuore del tuo Figlio!

20. CUORE DI GESÙ
RICOPERTO DI OBBROBRI

(24 agosto 1986, Angelus)

Le parole delle Litaníe del Sacro Cuore ci aiutano
a rileggere il Vangelo della Passione di Cristo.

Ripassiamo con gli occhi dell’anima attraverso quei momenti e avvenimenti:

– dalla cattura nel Getsemani al giudizio di Anna e di Caifa, all’incarnazione notturna,
alla sentenza mattutina del Sinedrio, al tribunale del governatore romano, al tribunale
di Erode galileo, alla flagellazione, all’incoronazione di spine, alla sentenza di
crocifissione, alla via crucis fino al luogo del Golgota, e, attraverso l’agonia
sull’albero dell’ignominia, fino all’ultimo “Tutto è compiuto”.

Cuore di Gesù, ricoperto di obbrobri.

Cuore di Gesù – il cuore umano del Figlio di Dio – quanto consapevole della
dignità di ogni uomo – quanto consapevole della dignità di Dio-Uomo.

Cuore del Figlio, che è Primogenito di ogni creatura:

– quanto consapevole della peculiare dignità dell’anima e del corpo dell’uomo;

– quanto sensibile per tutto ciò che offende questa dignità: “ricoperto
di obbrobri”.

Ecco le parole di Isaia profeta:

“Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio… egli
porterà il diritto alle nazioni. Non griderà

né alzerà il tono… non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà
uno stoppino dalla fiamma smorta … ” (Is 42,1-3).

“Come molti si stupiranno di lui

– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da
quella dei figli dell’uomo” (1s52,14).

“… uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci
si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevano alcuna stima … ” (Is
53, 3).

Cuore di Gesù, ricoperto di obbrobri! Cuore di Gesù ricoperto di obbrobri!
Segno di contraddizione…

“E anche a te una spada trafiggerà l’anima … ” (Lc 2,34-35).

21. GESÙ MEDIANTE
IL PROPRIO SANGUEENTRA NEL TABERNACOLO ETERNO

(31agosto 1986, Angelus)

“Cuore di Gesù, spezzato a causa dei nostri
peccati”.

Gesù di Nazaret, che durante l’ultima cena ha detto: “questo è
il mio corpo offerto in sacrificio per voi … ” questo è il calice del
mio sangue versato per voi.

Gesù: sacerdote fedele, che mediante il proprio sangue entra nel tabernacolo
eterno;

Gesù: sacerdote, che secondo l’Ordine di Melchisedech ci lascia il suo sacrificio:
fate questo! … : Gesù – Cuore di Gesù!

Cuore di Gesù al Getsemani, che “si rattrista fino alla morte”,
che sente il “peso” terribile. Quando dice: “Tutto è possibile
a te, allontana da me questo calice! ” (Mc 14, 3 6) egli sa, in pari tempo,
qual è la volontà del Padre, e non desidera più altro che adempirla:
versare il calice fino in fondo.

Cuore di Gesù – spezzato con l’eterna sentenza: Dio infatti ha tanto amato
il mondo da dare il Suo Figlio unigenito…

Tanti secoli prima lo aveva detto Isaia: “Egli si è caricato delle nostre
sofferenze, / si è addossato i nostri dolori / e noi lo giudicavamo castigato,
/ percosso da Dio e umiliato” (Is 53, 4).

Egli si è immolato per i nostri delitti; e tuttavia, non dicevano sul Golgota:
“se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”? (Mt 27,40).

Così dicevano: E tuttavia il profeta sapeva. E tuttavia Isaia diceva, …
tanti secoli prima: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, / schiacciato
per le nostre iniquità… 1 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, / ognuno
di noi seguiva la sua strada; / il Signore fece ricadere su di’lui / l’iniquità
di noi

tutti… / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, / per l’iniquità
del mio popolo fu percosso a morte” (Is 53,5-8).

Spezzato a causa dei nostri peccati ! Cuore di Gesù – spezzato per i peccati…

Le sofferenze dell’agonia abbracciano gradatamente tutto il corpo del Crocifisso.
Lentamente la morte giunge al cuore.

Gesù dice: “Tutto è compiuto!” “Padre, nelle tue mani

consegno il mio spirito” (Lc 23,46).

Quanto diversamente dovevano adempiersi le scritture?

Quanto diversamente dovevano compiersi le parole del Profeta che dice: “E giusto
mio servo giustificherà molti… / si compirà per mezzo suo la volontà
del Signore” (cfr. Is 53,11.40).

La volontà del Padre! Non la mia, ma la tua volontà!

Siamo uniti nella preghiera con Te, Madre di Cristo: con Te, che hai partecipato
alle sue sofferenze (“condoluit”… Tu ci conduci al Cuore del Tuo Figlio
agonizzante sulla Croce: quando nella sua spogliazione si rivela fino in fondo come
Amore.

O tu, che hai partecipato alle sue sofferenze, permettici di perseverare sempre nell’abbraccio,
di questo mistero.

Madre del Redentore!

Avvicinaci al Cuore del Tuo Figlio!

22. COME IL CUORE DI
GESÙ DOCILI ALLO SPIRITO SANTO E ALLA VOCE DELLA MADRE

(2 luglio 1989, Angelus)

Una delle invocazioni più profonde delle Litanie
del Sacro Cuore
suona così: “Cuore di Gesù, formato dallo
Spirito Santo nel seno della Vergine Madre, abbi pietà di noi”. Troviamo
qui l’eco di un articolo centrale del Credo, in cui professiamo la
nostra fede in “Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio”, il quale
“discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel
seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”. La santa umanità
di Cristo, dunque, è opera dello Spirito divino e della Vergine di Nazareth.

È opera dello Spirito. Ciò afferma esplicitamente l’evangelista Matteo,
riferendo le parole dell’angelo a Giuseppe: “Quel che è generato in Lei
(Maria), viene dallo Spirito Santo” (Mt 1, 20); e lo afferma pure l’evangelista
Luca, riportando le parole di Gabriele a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà
su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc
1, 35).

Lo Spirito ha plasmato la santa umanità di Cristo: il suo corpo e la sua anima
con tutta l’intelligenza, la volontà, la capacità di amare. In una
parola, ha plasmato il suo Cuore. La vita di Cristo è stata posta tutta sotto
il segno dello Spirito. È dallo Spirito che viene a lui la sapienza che riempie
di stupore i dottori della Legge e i suoi concittadini, l’amore che accoglie e perdona
i peccatori, la misericordia che si china sulla miseria dell’uomo, la tenerezza che
benedice a abbraccia i bambini, la comprensione che lenisce il dolore degli afflitti.
È lo Spirito che dirige i passi di Gesù, lo sostiene nelle prove, soprattutto
lo guida nel suo cammino verso Gerusalemme, dove egli offrirà il sacrificio
della Nuova Alleanza, grazie al quale divamperà il fuoco da lui portato sulla
terra (cfr. Lc 12, 49).

D’altra parte, l’umanità di Cristo è anche opera della Vergine. Lo
Spirito ha plasmato il Cuore di Gesù nel grembo di Maria, che ha collaborato
attivamente con lui come madre e come educatrice:

– come madre, ella ha aderito consapevolmente e liberamente al progetto
salvifico di Dio Padre, seguendo trepida, in adorante silenzio, il mistero della
Vita che in lei era germogliata e si sviluppava;

– come educatrice, ella ha plasmato il Cuore del proprio Figlio, introducendo,
insieme con san Giuseppe, nelle tradizioni del Popolo eletto, ispirandogli l’amore
alla Legge del Signore, comunicandogli la spiritualità dei “poveri del
Signore”. Ella l’ha aiutato a sviluppare la sua intelligenza e ha esercitato
un sicuro influsso nella formazione del suo temperamento. Pur sapendo che il suo
Bambino la trascendeva, perché “Figlio dell’Altissimo” (cfr. ibid,
1, 32), non per questo la Vergine fu meno sollecita della sua educazione umana
(cfr. ibid., 2,51).

Possiamo pertanto affermare con verità: nel Cuore di Cristo risplende l’opera
mirabile dello Spirito Santo; in esso vi sono pure i riflessi del Cuore della Madre.
Sia il cuore di ogni cristiano come il Cuore di Gesù: docile all’azione dello
Spirito, docile alla voce della Madre.

23. IL CUORE DI GESÙ
FIN DALL’INCARNAZIONE È STATO E SARÀ SEMPRE UNITO ALLA PERSONA DEL
VERBO DI DIO

(9 luglio 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, unito alla persona del Verbo
di Dio, abbi pietà di noi”. L’espressione “Cuore di Gesù”
richiama subito alla mente l’umanità di Cristo, e ne sottolinea la
ricchezza dei sentimenti, la compassione verso gli infermi; la predilezione per i
poveri; la misericordia verso i peccatori; la tenerezza verso i bambini; la fortezza
nella denuncia dell’ipocrisia, dell’orgoglio, della violenza; la mansuetudine di
fronte agli oppositori; lo zelo per la gloria del Padre e il giubilo per i suoi disegni
di grazia, misteriosi e provvidenti.

In riferimento ai fatti della passione, l’espressione “Cuore di Gesù”
richiama poi la tristezza di Cristo per il tradimento di Giuda, lo sconforto per
la solitudine, l’angoscia dinanzi alla morte, l’abbandono filiale e ubbidiente nelle
mani del Padre. E dice soprattutto l’amore che sgorga inarrestabile dal suo intimo:
amore infinito verso il Padre e amore senza limiti verso l’uomo.

Ora, questo Cuore umanamente così ricco, “è unito – l’invocazione
ce lo ricorda – alla Persona del Verbo di Dio”. Gesù è il Verbo
di Dio incarnato: in lui vi è una sola Persona – quella eterna del verbo,
– sussistente in due nature, la divina e l’umana. Gesù è uno, nella
realtà indivisibile del suo essere, ed è, nel contempo, perfetto nella
sua divinità, perfetto nella nostra umanità; è uguale al Padre,
per quanto concerne la natura divina, uguale a noi, per quanto riguarda la natura
umana; vero Figlio di Dio e vero Figlio dell’uomo.

Il Cuore di Gesù quindi, fin dal momento dell’incarnazione, è stato
e sarà sempre unito alla Persona del Verbo di Dio.

Per l’unione del Cuore di Gesù alla Persona del Verbo di Dio possiamo dire:
in Gesù, Dio ama umanamente, soffre umanamente, gioisce umanamente. E viceversa:
in Gesù, l’amore umano, la sofferenza umana, la gloria umana acquistano intensità
e potenza divine.

Contempliamo con Maria il Cuore di Cristo. La Vergine visse nella fede, giorno dopo
giorno, accanto al suo Figlio Gesù: sapeva che la carne di suo Figlio era
fiorita dalla sua carne verginale; ma intuiva che egli, perché “Figlio
dell’Altissimo” (Lc 1, 32), la trascendeva infinitamente: il Cuore del
suo Figlio era, appunto, “unito alla Persona del Verbo”. Per questo Ella
lo amava come Figlio suo e, al tempo stesso, lo adorava come suo Signore e suo Dio.
Che Ella conceda anche a noi di amare e adorare il Cristo, Dio e Uomo, sopra ogni
cosa, “con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente” (cfr.
Mt 22, 37). In tal modo, seguendo il suo esempio, saremo oggetto delle predilezioni
divine e umane del Cuore del suo Figlio.

24. OBBEDIENZA È
IL NUOVO NOME DELL’AMORE

(23 luglio 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, obbediente fino alla morte,
abbi pietà di noi”. Questa invocazione delle Litanie del Sacro Cuore
ci
invita a contemplare il Cuore di Cristo obbediente. Tutta la vita di Gesù
è posta sotto il segno di una perfetta obbedienza alla volontà del
Padre, suprema e coeterna sorgente del suo essere (cfr. Gv 1, 1-2): una è
la loro potenza e gloria, una la sapienza, reciproco l’infinito amore. Per questa
comunione di vita e di amore il Figlio aderisce pienamente al progetto del Padre,
che vuole la salvezza dell’uomo mediante l’uomo: nella “pienezza del tempo”
nasce dalla Vergine Maria (cfr. Gal 4,4) con un cuore obbediente per riparare
il danno causato alla stirpe umana dal cuore disobbediente dei progenitori. Perciò,
entrando nel mondo, Cristo disse: “Ecco io vengo… per fare, o Dio, la tua
volontà” (Eb 10,5.7). “Obbedienza” è il nome
nuovo dell'”amore”!

Nel corso della sua vita, i Vangeli ci mostrano Gesù sempre intento a fare
la volontà del Padre. A Maria e Giuseppe, che durante tre giorni, addolorati,
lo avevano cercato, Gesù dodicenne risponde: “Perché mi cercate?
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49).
Tutta la sua esistenza è dominata da questo Io devo, che
determina le sue scelte e guida la sua attività. Ai discepoli dirà
un giorno: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato
a compiere la sua opera”; e insegnerà loro a pregare così: “Padre
nostro,… sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”
(Mt 6, 10).

Gesù obbedisce fino alla morte (cfr. Fil 2, 8), benché nulla
gli sia tanto radicalmente opposto quanto la morte, giacché egli è
la sorgente stessa della vita (cfr. Gv 11, 25 -26). In quelle ore tragiche
sopravvengono inquietanti lo sconforto e l’angoscia (cfr. Mt 26,37), la paura
e il turbamento (cfr. Mc 14,33), il sudore di sangue e le lacrime (cfr. Lc
22,44). sulla croce poi il dolore strazia il suo corpo trafitto. L’amarezza
– del rifiuto, del tradimento, dell’ingratitudine – ne colma il Cuore. Ma su tutto
domina la pace dell’obbedienza. “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”
(Lc 22,42). Gesù raccoglie le forze estreme e, quasi sintetizzando
la sua vita, pronuncia la parola ultima: “Tutto è compiuto” (Gv
19,30).

All’aurora, nel meriggio e al tramonto della vita di Gesù pulsa nel suo Cuore
un solo desiderio: fare la volontà del Padre. Contemplando questa vita, unificata
dall’obbedienza filiale al Padre, comprendiamo la parola dell’Apostolo: “Per
l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm 5, 19), e
l’altra, misteriosa e profonda, della Lettera agli Ebrei: “Pur essendo Figlio,
imparò l’obbedienza dalle cose che patì e reso perfetto, divenne causa
di salvezza eterna per tutti coloro che obbediscono” (Eb 5,8-9). Ci aiuti
Maria Santissima, la Vergine del “Fiat” trepido e generoso, ad “imparare”,
questa fondamentale lezione.

25. IL CUORE TRAFITTO
DI GESÙ SIMBOLO DELLA VITA NUOVA E SORGENTE DELLA CHIESA

(30 luglio 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia, abbi
pietà di noi”. Lungo i secoli, poche pagine del Vangelo hanno attirato
tanto l’attenzione dei mistici, degli scrittori spirituali e dei teologi quanto la
pericope giovannea che narra la morte gloriosa di Cristo e la trafittura del costato”
(cfr. Gv 19,23-27). A quella pagina s’ispira l’invocazione delle Litanie,
che ho appena ricordato.

Nel Cuore trafitto noi contempliamo l’obbedienza filiale di Gesù al Padre,
il cui incarico egli portò coraggiosamente a compimento (cfr. ibid. 19,30)
e il suo amore fraterno per gli uomini, che egli “amò sino alla fine”
(Gv 13, 1), cioè sino all’estremo sacrificio di sé. Il Cuore trafitto
di Gesù è il segno della totalità di questo amore in direzione
verticale e orizzontale, come le due braccia della croce.

Il Cuore trafitto è anche il simbolo della vita nuova, data agli uomini mediante
lo Spirito e i sacramenti. Non appena il soldato ebbe vibrato il colpo di lancia,
dal costato ferito di Cristo “uscì sangue e acqua” (Gv 19, 34).
E colpo di lancia attesta la realtà della morte di Cristo. Egli è
veramente morto, com’era veramente nato, come veramente risorgerà nella sua
stessa carne (Gv 20, 24.27). Contro ogni tentazione antica o moderna di docetismo,
di cedimento all'”apparenza”, l’Evangelista richiama tutti alla scarna
certezza della realtà. Ma, al tempo stesso, tende a approfondire il significato
dell’evento salvifico e ad esprimerlo attraverso il simbolo. Egli, perciò,
nell’episodio del colpo di lancia, vede un profondo significato: come dalla

roccia colpita da Mosè scaturì nel deserto una sorgente d’acqua (cfr.
Nm 20, 8-11), così dal costato di Cristo, ferito dalla lancia, è sgorgato
un torrente d’acqua per dissetare il nuovo popolo di Dio. Tale torrente è
il dono dello Spirito (cfr. Gv. 7,27-29), che alimenta in noi la vita divina.

Infine, dal Cuore trafitto di Cristo scaturisce la Chiesa. Come dal costato di Adamo
addormentato fu tratta Eva, sua sposa, così – secondo una tradizione patristica
risalente ai primi secoli – dal costato aperto del Salvatore, addormentato sulla
Croce nel sonno della morte, fu tratta la Chiesa, sua sposa; essa si forma appunto
dall’acqua e dal sangue Battesimo e Eucaristia -, che sgorgano dal Cuore trafitto.
Giustamente perciò la Costituzione conciliare sulla liturgia afferma: “Dal
costato di Cristo morto sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di
tutta la Chiesa” (Sacrosanctum Concilium, 5).

Accanto alla Croce, annota l’Evangelista, c’era la Madre di Gesù (cfr. Gv
19,25). Ella vide il Cuore aperto dal quale fluivano sangue e acqua – sangue tratto
del suo sangue – e comprese che il sangue del Figlio era versato per la nostra salvezza.
Allora capì fino in fondo il significato delle parole che il Figlio le aveva
rivolto poco prima: “Donna, ecco il tuo figlio” (Ibid., 19,26):
la Chiesa che sgorgava dal Cuore trafitto era affidata alle sue cure di madre.

Chiediamo a Maria di guidarci ad attingere sempre più abbondantemente alle
sorgenti di grazia fluenti dal Cuore trafitto di Cristo.

26. LA CONSOLAZIONE DEL
CUORE DI GESÙÈ CONDIVISIONE DELLA SOFFERENZA UMANAE SEGNO CONCRETO
DI AMICIZIA

(13 agosto 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione,
abbi pietà di noi”. Iddio, creatore del cielo e della terra, è
pure “il Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1, 3; cfr. Rm 15,5). Numerose
pagine dell’Antico Testamento ci mostrano Dio che, nella sua grande tenerezza e compassione,
consola il suo popolo nell’ora dell’afflizione.

Per confortare Gerusalemme, distrutta e desolata, a signore invia i suoi profeti
a portare un messaggio di consolazione: “Consolate, consolate il mio popolo…
Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù”
(Is 40, 1-2); e, rivolgendosi a Israele oppresso dal timore dei nemici, dichiara:
“Io, io sono il tuo consolatore” (Is 51, 12); e ancora, paragonandosi a
una madre piena di tenerezza per i suoi figli, manifesta la sua volontà di
recare pace, gioia e conforto a Gerusalemme: “Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa quanti la amate. Vi sazierete delle sue consolazioni. Come una
madre consola un figlio, così io vi consolerò, in Gerusalemme sarete
consolati” (Is 66,10.11.13).

In Gesù, vero Dio e vero uomo, nostro fratello, il “Dio-che-consola”
si è fatto presente in mezzo a noi. Così infatti lo indicò per
primo il giusto Simeone, che ebbe la gioia di accogliere fra le braccia il bambino
Gesù e di vedere in lui adempiuta “la consolazione di Israele” (Lc
2, 25). E, in tutta la vita di Cristo, la predicazione del Regno fu un ministero
di consolazione: annuncio di un lieto messaggio ai poveri, proclamazione di libertà
per gli oppressi, di guarigione per gli infermi, di grazia e di salvezza per tutti
(cfr. Lc 4, 16-2 1; Is 61, 1-2).

Dal Cuore di Cristo, scaturì questa rasserenante beatitudine: “Beati
gli afflitti, perché saranno consolati” (Mt 5, 4); come pure il rassicurante
invito: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”
(Mt 11, 28).

La consolazione che proveniva dal Cuore di Cristo era condivisione della sofferenza
umana; volontà di lenire l’ansia e di alleviare la tristezza; segno concreto
di amicizia. Nelle sue parole e nei suoi gesti di consolazione si coniugavano mirabilmente
la ricchezza del sentimento con l’efficacia dell’azione. Quando, vicino alla porta
della città di Nain, vide una vedova che accompagnava al sepolcro il suo unico
figlio, Gesù ne condivise il dolore: “ne ebbe compassione” (Lc 7,
13) toccò la bara, ordinò al giovanetto di alzarsi e lo restituì
alla madre (cfr. Lc 7, 14-15).

Il Cuore del Salvatore è ancora, anzi è primordialmente “fonte
di consolazione”, perché Cristo dona, insieme col Padre, lo Spirito Consolatore:
“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché
rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16; cfr. ibid. 14,25; 16,12): Spirito
di verità e di pace, di concordia e di soavità, di conforto e di consolazione;
Spirito che scaturisce dalla Pasqua di Cristo (cfr. Gv 19,28-34) e dall’evento della
Pentecoste (cfr. At 2, 1-13).

Tutta la vita di Cristo fu perciò un continuo ministero di misericordia e
di consolazione. La Chiesa, contemplando il Cuore di Cristo e le sorgenti di grazia
e di consolazione che ne sgorgano, ha espresso questa realtà stupenda con
l’invocazione: “Cuore di Cristo, fonte di ogni consolazione, abbi pietà
di noi”.

– Tale invocazione è memoria della sorgente da cui, lungo i secoli, la Chiesa
ha attinto consolazione e speranza nell’ora della prova e della persecuzione;

– è invito a cercare nel Cuore di Cristo la consolazione vera, duratura, efficace;

– è monito perché, dopo aver sperimentato la consolazione del Signore,
ne diventiamo a nostra volta portatori convinti e commossi facendo nostra l’esperienza
spirituale che fece dire all’apostolo Paolo: A Signore ci consola in ogni nostra
tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in
qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi
da Dío” (2 Cor 1, 4).

Chiediamo a Maria, Consolatrice degli afflitti, di condurci, nei momenti bui di tristezza
e di angoscia, a Gesù, suo Figlio diletto, “fonte di ogni consolazione”.

27. CON IL SUO CUORE
DI MADRE,MARIA È AL SERVIZIO DELLA REDENZIONE OPERATA DA GESÙ CRISTO

(27 agosto 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, nostra vita e risurrezione,
abbi pietà di noí”. Questa invocazione delle Litanie del Sacro
Cuore
, forte e convinta come un atto di fede, racchiude in una frase lapidaria
tutto il mistero di Cristo Redentore. Essa richiama le parole rivolte da Gesù
a Marta, affranta per la morte del fratello Lazzaro: “Io sono la risurrezione
e la vita; chi crede in me anche se muore, vivrà” (Gv 11, 25).

Gesù è la vita, che eternamente scaturisce dalla divina sorgente del
Padre: “In principio era il Verbo / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era
Dio… In lui era la vita / e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1, 1-4).

Gesù è vita in se stesso: “Come il Padre ha la vita in se stesso
– Egli dichiara -, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso”
(Gv 5,26). Nell’intimo essere di Cristo, nel suo Cuore, la vita divina e la vita
umana si congiungono armonicamente, in piena e inscindibile unità.

Ma Gesù è anche vita per noi. “Dare la vita” è lo
scopo della missione che Egli, Buon Pastore, ha ricevuto dal Padre: “Io sono
venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10).

Gesù è anche la risurrezione. Nulla è così radicalmente
contrario alla santità di Cristo – il Santo del Signore (cfr. Lc 1, 35; Mc
1, 24) – come il peccato; nulla tanto opposto a Lui, sorgente di vita, quanto la
morte. Un vincolo misterioso lega peccato e morte (cfr. Sap 2,24; Rm 5,12; 5,23)
-: ambedue sono realtà essenzialmente contrarie al progetto di Dio sull’uomo,
che non è stato fatto per la morte, ma per la vita. Dinanzi a ogni espressione
di morte, il Cuore di Cristo si è commosso profondamente, e per amore del
Padre e degli uomini, suoi fratelli, ha fatto della sua vita un “prodigioso
duello” contro la morte (Missale Romanum, Sequenza pasch.) con
una parola ha restituito la vita fisica a Lazzaro, al figlio della vedova di Nain,
alla figlia di Giairo; con la forza del suo amore misericordioso ha ridato la vita
spirituale a Zaccheo, a Maria di Magdala, all’adultera e a quanti hanno saputo riconoscerne
la presenza salvatrice.

Nessuno, quanto Maria ha sperimentato che il Cuore di Gesù è “vita
e risurrezione”.

– da lui, vita, Maria ha ricevuto la grazia originale e, nell’ascolto della sua parola
e nell’osservazione attenta dei suoi gesti salvifici, ha potuto custodirla e nutrirla;

– da lui, risurrezione, Ella è stata associata in modo singolare
alla vittoria sulla morte: il mistero della Assunzione in corpo e anima al Cielo
è il consolante documento che la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte
si prolunga nelle membra del suo Corpo mistico, prima di tutti in Maria, “membro
sovreminente” della Chiesa (Lumen Gentium, 53).

Glorificata in Cielo, la Vergine è, con il suo Cuore di Madre, al servizio
della redenzione operata da Cristo. “Madre della vita”, è vicina
a ogni donna che dà alla luce un figlio, è presso ogni fonte battesimale
dove, dall’acqua e dallo Spirito (cfr. Gv 3, 5), nascono le membra di Cristo; “Salute
degli infermi”, è là dove la vita langue colpita dal dolore e
dalla malattia; “Madre di misericordia”, Ella chiama chi è caduto
sotto il peso della colpa a ritornare alle sorgenti della vita; “Rifugio dei
peccatori”, indica a coloro che se ne sono allontanati la via che ríconduce
a Cristo; “Vergine Addolorata” accanto al Figlio morente (cfr. Gv 19, 25),
Ella è là dove la vita si spegne. Invochiamola con la Chiesa: “Santa
Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”.

28. NEL CUORE DI CRISTO
HA AVUTO LUOGO LA PERFETTA RICONCILIAZIONE TRA CIELO E TERRA

(3 settembre 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, nostra pace e riconciliazione
abbi pietà di noi”. Recitando con fede questa bella invocazione delle
Litanie del Sacro Cuore, un senso di fiducia e di sicurezza si diffonde
nel nostro animo: Gesù è veramente la nostra pace, la nostra suprema
riconciliazione.

Gesù è la nostra pace. È noto il significato biblico del termine
“pace”: esso indica, in sintesi, la somma dei beni che Gesù, il
Messia, ha portato agli uomini. Per questo, il dono della pace segna l’inizio della
sua missione sulla terra, ne accompagna lo svolgimento, ne costituisce il coronamento.
“Pace” cantano gli angeli presso il presepe del neonato “Principe
della Pace” (cfr. Lc 2,14, Is 9,5). “Pace” è l’augurio che
sgorga dal Cuore di Cristo, commosso dinanzi alla miseria dell’uomo infermo nel corpo
(cfr. Lc 8,48) o nello spirito (cfr. Lc 7,50). “Pace” è il saluto
luminoso del Risorto ai suoi discepoli (cfr. Lc 24,36; Gv20,19.26),.che egli, al
momento di lasciare questa terra, affida all’azione dello Spirito, sorgente di “amore,
gioia, pace” (Gal 5,22).

Gesù è, al tempo stesso, la nostra riconciliazione. In seguito al peccato
si è prodotta una profonda e misteriosa frattura tra Dio, il Creatore, e l’uomo,
sua creatura. Tutta la storia della salvezza altro non è che il resoconto
mirabile degli interventi di Dio in favore dell’uomo perché questi, nella
libertà e nell’amore, ritorni a lui; perché alla situazione di frattura
succeda una situazione di riconciliazione e di amicizia, di comunione e di pace.

Nel Cuore di Cristo, pieno di amore per il Padre e per gli uomini, suoi fratelli,
ha avuto luogo la perfetta riconciliazione tra Cielo e terra: “Siamo stati riconciliati
con Dio – dice l’Apostolo – per mezzo della morte del Figlio suo (Rm 5, 10)”.

Chi vuol fare l’esperienza della riconciliazione e della pace deve accogliere l’invito
del Signore e andare da lui (cfr. Mt 11, 2 8). Nel suo Cuore troverà pace
e risposo; là, il suo dubbio si muterà in certezza, l’affanno, in quiete;
la tristezza, in gioia; il turbamento, in serenità. Là troverà
sollievo al dolore, coraggio per superare la paura, generosità per non arrendersi
all’avvilimento e per riprendere il cammino della speranza.

In tutto simile al Cuore del Figlio è il Cuore della Madre. Anche la Beata
Vergine è per la Chiesa una presenza di pace e di riconciliazione: non è
lei che, per mezzo dell’angelo Gabriele, ha ricevuto il più grande messaggio
di riconciliazione e di pace, che Dio abbia mai inviato al genere umano? (cfr. Lc
1, 26-38).

Maria ha dato alla luce Colui che è la nostra riconciliazione; Ella stava
accanto alla Croce, allorché, nel sangue del Figlio Dio ha riconciliato “a
sé tutte le cose” (Col 1, 20); ora, glorificata in cielo, ha – come ricorda
una preghiera liturgica – “un cuore pieno di misericordia verso i peccatori,
/ che volgendo lo sguardo alla sua carità materna / in lei si rifugiano e
implorano il perdono” di Dio (cfr. Missale Romanum, Praefatio
“de Beata Maria Virgine”).

Maria, Regina della Pace, ci ottenga da Cristo il dono messianico della pace e la
grazia della riconciliazione, piena e perenne, con Dio e con i fratelli. Per questo
la preghiamo.

29. IN CRISTO SI E COMPIUTA
IN MODO PERFETTO LA FIGURA DELL'”AGNELLO PASQUALE”

(10 settembre 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, vittima dei peccati, abbi pietà
di noi”. Questa invocazione delle Litanie ricorda che Gesù, secondo
la parola dell’apostolo Paolo, “è stato messo a morte per i nostri peccati”
(Rm 4,25); benché, infatti, egli non avesse commesso peccato, “Dio lo
ha trattato da peccato in nostro favore” (2 Cor 5,21). Sul Cuore di Cristo gravò,
immane, il peso del peccato del mondo.

In Lui si è compiuta in modo perfetto la figura dell'”agnello pasquale”,
vittima offerta a Dio perché nel segno del suo sangue fossero risparmiati
i primogeniti degli Ebrei (cfr. Es 12,21-27). Giustamente, pertanto, Giovanni Battista
riconobbe in Lui il vero “Agnello di Dio” (Gv 1, 29): agnello innocente,
che aveva preso su di sé il peccato del mondo per immergerlo nelle acque salutarí
del Giordano (cfr. Mt 3, 13 -16 ss.); – agnello mite, “condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori” (Is 53, 7), perché dal suo
divino silenzio fosse confusa la parola superba degli uomini iniqui.

Gesù è vittima volontaria, perché si è offerto “liberamente
alla sua passione” (Missale Romanum, Prex Euchar. Il.), quale
vittima di espiazione per i peccati degli uomini (cfr. Lv 1, 4; Eb 10, 5-10); che
ha consumato nel fuoco del suo amore.

Gesù è vittima eterna. Risorto da morte e glorificato alla destra del
Padre, Egli conserva nel suo corpo immortale i segni delle piaghe delle mani e dei
piedi forati, dal costato trafitto (cfr. Gv 20,27; Lc 24,39-40) e h presenta al Padre
nella sua

incessante preghiera di intercessione in nostro favore (cfr. Eb 7, 25; Rm 8,34).
La mirabile Sequenza della Messa di Pasqua, ricordando questo dato della nostra fede,
esorta:

“Alla vittima pasquale,si innalzi oggi il sacrificio di lode. L’agnello ha redento
il suo gregge.

L’innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre” (Sequentia “Victimae
Paschali”, str. 1).

E il prefazio di tale Solennità proclama:

Cristo è A vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che
morendo ha distrutto la morte,

e risorgendo ha ridato a noi la vita”.

Abbiano contemplato il Cuore di Gesù vittima dei nostri peccati; ma prima
di tutti e più profondamente di tutti lo contemplò la sua Madre addolorata,
della quale la liturgia canta: “Per i peccati del popolo suo / ella vide Gesù
nei tormenti / del duro supplizio” (Sequentia “Stabat Mater”, str.
7). Nella prossimità della memoria liturgica della Beata Vergine Maria Addolorata,
ricordiamo questa presenza intrepida e interceditrice della Madonna sotto la Croce
del Calvario, e pensiamo con immensa riconoscenza che, in quel momento, il Cristo
morente, vittima dei peccati del mondo, ce l’ha affidata come Madre; “Ecco la
tua Madre” (Gv 19,27).

A Maria affidiamo la nostra preghiera, mentre diciamo al Figlio suo Gesù:
Cuore di Gesù, vittima dei nostri peccati, accogli la nostra lode, la gratitudine
perenne, il pentimento sincero. Abbi pietà di noi, oggi e sempre. Amen.

30. GESÙ CRISTO
È L’EPIFANIA DELL’AMORE SALVIFICO DEL PADRE

(17 settembre1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, salvezza di coloro che sperano
in te, abbi pietà di noi”.

Nella Sacra Scrittura ricorre costantemente l’affermazione che il Signore è
“un Dio che salva” (cfr. Es 15, 2; Sal 5 1, 16; Sal 79, 9; Is 46,13) e
che la salvezza è un dono gratuito del suo amore e della sua misericordia.
L’apostolo Paolo, in un testo di alto valore dottrinale, afferma incisivamente: Dio
“vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”
(1 Tm 2,4; cfr. 4, 10).

Questa volontà salvifica, che si è manifestata in tanti mirabili interventi
di Dio nella storia, ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth, Verbo
incarnato, Figlio di Dio e Figlio di Maria. In lui, infatti, si è compiuta
pienamente la parola rivolta dal Signore al suo “Servo”: “Io ti renderò
luce nelle nazioni / perché porti la mia salvezza / fino all’estremità
della terra” (Is 49, 6; cfr. Lc 2,32).

Gesù è l’epifania dell’amore salvifico del Padre (cfr. Tt 2, 11; 3,4).
Quando Simeone prese tra le braccia il bambino Gesù, esclamò: “I
miei occhi hanno visto la tua salvezza” (Lc 2,30).

In Gesù, infatti, tutto è in funzione della sua missione di Salvatore:
il nome che porta (“Gesù” significa “Dio salva”), le parole
che pronunzia, le azioni che compie, i sacramenti che istituisce.

Gesù è pienamente cosciente della missione che il Padre gli ha affidato:
“Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto” (Lc 19, 10). Dal suo cuore, cioè dal nucleo

Più intimo del suo essere, sgorga quell’impegno per la salvezza dell’uomo
che lo spinge a salire, come mite agnello, il monte Calvario, a stendere le braccia
sulla croce e a “dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45).

Nel cuore di Cristo noi possiamo, dunque, riporre la nostra speranza. Quel Cuore
– dice l’invocazione – è salvezza “per coloro che sperano in lui”.
E Signore stesso che, la vigilia della sua passione, chiese agli apostoli di avere
fiducia in lui – “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fiducia in Dio e
abbiate fiducia anche in me” (Gv 14, 1) – oggi chiede a noi di confidare pienamente
in lui: ce lo chiede perché ci ama, perché, per la nostra salvezza,
ha avuto il Cuore trafitto, le mani e i piedi forati. Chiunque confida in Cristo
e crede nella potenza del suo amore, rinnova in sé l’esperienza di Maria di
Magdala, quale ce la presenta la liturgia pasquale: “Cristo, mia speranza, è
risorto!” (Sequentia “in Dom. Paschae”).

Rifugiamoci, dunque, nel Cuore di Gesù! Egli ci offre una parola che non passa
(cfr. Mt 24,25), un amore che non viene meno, un’amicizia che non s’incrina, una
presenza che non cessa (cfr. íbid. 28,20).

La beata Vergine, “che accolse nel suo cuore immacolato il Verbo di Dio e meritò
di concepirlo nel suo grembo verginale” (cfr. Praefatio “ín. Missa
vot. B.V.M. Matris Ecclesiae”, ci insegni a riporre nel cuore del suo Figlio
la nostra totale speranza, nella certezza che questa non sarà delusa.

31. IL CUORE DI GESÙ
CRISTO SPERANZA E SICUREZZA PER CHI MUORE IN LUI

(5 novembre 1989, Angelus)

“Cuore di Gesù, speranza di coloro che muoiono
in te, abbi pietà di noi”.

La morte fa parte della condizione umana, è il momento terminale della fase
storica della vita.

Nella concezione cristiana, la morte è un passaggio: dalla luce creata alla
luce increata, dalla vita temporale alla vita eterna.

Ora, se il Cuore di Cristo è la sorgente da cui il cristiano attinge luce
ed energia per vivere come figlio di Dio, a quale altra sorgente egli si volgerà
per attingere la forza di morire in modo coerente con la sua fede? Come “vive
in Cristo”,così egli non può che “morire in Cristo”.

L’ínvocazione litanica riassume l’esperienza cristiana dinanzi all’evento
della morte: il Cuore di Cristo, il suo amore e la sua misericordia sono speranza
e sicurezza per chi muore in lui.

Ma conviene sostare un momento e interrogarsi: che cosa significa “morire in
Cristo”? Significa anzitutto, leggere l’evento straziante e misterioso della
morte alla luce dell’insegnamento del Figlio di Dio e vederlo, perciò, come
il momento della partenza verso la casa del Padre, là dove Gesù, passando
anch’egli attraverso la morte, è andato a preparare un posto per noi (cfr.
Gv 14,2); significa cioè credere che, nonostante il disfacimento del nostro
corpo, la morte è premessa di vita e di frutto abbondante (cfr. íbid.
12,24).

“Morire in Cristo” significa, inoltre, confidare in Cristo e abbandonarsi
totalmente a lui, consegnando nelle sue mani – di fratello, di amico, di buon pastore
– il proprio destino, così come egli, morendo, consegnò il suo spirito
nelle mani del Padre (cfr. Lc 23,46). Significa chiudere gli occhi alla luce di questo
mondo nella pace, nell’amicizia, nella comunione con Gesù, perché nulla,
“né morte né vita… potrà mai separarci dall’amore di
Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,38-39). In quell’ora suprema
il cristiano sa che, anche se il cuore gli rimprovera delle colpe, il Cuore di Cristo
è più grande del suo e può cancellare ogni suo debito, se egli
è pentito (cfr. 1 Gv 3,20).

“Morire in Cristo” significa ancora munirsi per quel momento decisivo dei
“santi segni” del “passaggio pasquale”: il sacramento della Penitenza,
che ci riconcilia col Padre e con tutte le creature; il santo Viatico, Pane di vita
e farmaco di immortalità; l’Unzione degli infermi, che dà vigore al
corpo e allo spirito per il combattimento supremo.

“Morire in Cristo” significa, infine, “morire come Cristo”: pregando
e perdonando; avendo accanto a sé la beata Vergine. Come madre, Ella fu presso
la croce del Figlio (cfr. Gv 19,25) come madre è accanto ai suoi figli morenti,
Ella che, con il sacrificio del suo cuore, ha cooperato a generarli alla vita della
grazia (cfr. Lumen Gentium, 53); è accanto a loro, presenza
compassionevole e materna, perché dal travaglio della morte essi nascano alla
vita della gloria.

32. IL CUORE DI CRISTO
SORGENTE DELLA VITA DI AMORE DEI SANTI

(17 novembre 1989, Angelus)

Dopo le invocazioni “salvezza di quanti sperano in
te”, e “speranza di quanti muoiono in te”, le Litanie si concludono
rivolgendosi al Cuore di Gesù come “gioia di tutti i santi”. È
già visione di paradiso; è notazione veloce sulla vita del Cielo; è
parola breve che dischiude spazi infiniti di beatitudine eterna.

Su questa terra il discepolo di Gesù vive nell’attesa di raggiungere il suo
Maestro, nel desiderio di contemplare il suo volto, nell’aspirazione struggente di
vivere sempre con lui. Nel Cielo invece, compiuta l’attesa, il discepolo è
già entrato nella gioia del suo Signore (cfr. Mt 25,21-23); contempla a volto
del Maestro, non più trasfigurato per un solo istante (cfr. Mt 17,2; Mc 9,2;
Lc 9,28), ma splendente in eterno del fulgore dell’eterna Luce (cfr. Eb 1, 2); vive
con Gesù e della stessa vita di Gesù.

La vita del cielo non è altro che la fruizione perfetta, indefettibile, intensa
dell’amore di Dio – Padre, Figlio, Spirito non altro che la rivelazione totale dell’essere
intimo di Cristo, e la comunicazione piena alla vita e all’amore, che sgorgano dal
suo Cuore. Nel Cielo i beati vedono appagato ogni desiderio, avverata ogni profezia,
placata ogni sete di felicità, colmata ogni aspirazione.

Perciò il cuore di Cristo è la sorgente della vita di amore dei santi:
in Cristo e per mezzo di Cristo e i beati del Cielo sono amati dal Padre, che li
unisce a Sé col vincolo dello Spirito, divino Amore; in Cristo per mezzo di
Cristo essi amano il Padre e gli uomini, loro fratelli, con l’amore dello Spirito.

Il Cuore di Cristo è lo spazio vitale dei beati: il luogo dove essi rimangano
nell’amore (cfr. Gv 15, 9), traendone gioia perenne e senza limite. La sete infinita
di amore, misteriosa sete che Dio ha posto nel cuore umano si placa nel Cuore divino
di Cristo.

Lì si manifesta in pienezza d’amore del Redentore verso gli uomini, bisognosi
di salvezza; del Maestro verso i discepoli, assetati di verità; dell’Amico
che annulla le distanze ed eleva i servi alla condizione di amici, per sempre, in
tutto. L’intenso desiderio, che sulla terra si esprimeva nel sospiro: “Vieni,
Signore Gesù” (Ap 22,20), ora, nel Cielo, si tramuta in visione faccia
a faccia, in possesso tranquillo, in fusione di vita: di Cristo nei beati, dei beati
in Cristo!

Elevando verso di essi lo sguardo dell’animo e contemplandoli intorno a Cristo insieme
con la loro Regina, la Vergine Santissima, noi ripetiamo con ferma speranza, la lieta
invocazione: “Cuore di Gesù, gioia di tutti i santi, abbi pietà
di noi! “.