chiesto e che cosa ha promesso Gesù a Paray-le-Monial
Santa Margherita Maria
Alacoque in abito di Visitandina
II PARTE
Undecima
promessa
Ecco la proposizione classica: “Le persone che propagheranno questo culto,
avranno il loro nome scritto nel Mio Cuore”. Con queste precise parole Gesù
s’impegnò con S. Margherita Alacoque per madre de Saumaise (35).
In un’ altra visione S. Margherita scorge “più nomi scritti a carattere
d’oro nel Suo Cuore”, e aggiunge, erano i nomi di coloro che avevano lavorato
di più a farlo conoscere e amare” (36). S. Margherita con questa espressione
testimonia una ricompensa simbolica, una provvidenza speciale che riguarda alcune
anime apostoliche. Altre volte S. Margherita insiste con le novizie, affinché
corrispondano all’amore di Dio perché Gesù possa scolpire il nome loro
nel Suo Cuore.
Negli scritti (37) leggiamo: “Egli mi ha rassicurato che
il piacere di essere amato, conosciuto, onorato, è così grande che
-se non m’inganno- mi ha promesso che tutti coloro che gli saranno devoti e consacrati,
non periranno mai“. L’espressione così categorica “non periranno
mai” significa un’assistenza speciale dell’amore onnipotente nell’al di qua
e nell’al di là, a favore di coloro che diffondono questo culto dal quale
il Cuore di Gesù viene rallegrato. E’ da ritenere perciò che questa
promessa sia corrispondente, equivalga all’impegno di Gesù di scolpire nel
Suo Cuore i loro nomi. Queste persone saranno sempre ricordate, gli saranno sempre
a cuore. Gesù sempre grande nell’amore, si vuole obbligare nei loro riguardi,
tenendoli sempre presenti. Egli non si lascia vincere in generosità e ricompensa
in modo degno di Dio.
La sesta,
la settima, la ottava promessa
In una lettera indirizzata
al P. Croiset (38), S. Margherita delinea gli effetti
del culto al Cuore di Gesù, secondo diversi gradi, e cioè secondo le
varie tappe della vita spirituale.
Ecco le Sue parole: “Questo
Cuore divino è una fonte inesausta dalla quale scendono ininterrottamente
tre canali:
-il primo è quello
della misericordia verso i peccatori e porta loro lo spirito di contrizione e penitenza;
-il secondo è
quello della carità e scorre per portare aiuto a tutti i bisognosi, particolarmente
a coloro che desiderano la perfezione;
-il terzo è quello
dell’amore e della luce per gli amici perfetti che Egli desidera unire a sé,
per comunicare loro la sua scienza e i suoi desideri, perché per una via o
per l’altra si consacrino totalmente alla sua gloria” (39).
Da questo tratto della lettera sono ricavate:
la sesta promessa: “i peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente
e l’oceano infinito della misericordia”;
la settima promessa:
“le anime tiepide diventeranno ferventi”;
l’ottava promessa: “le
anime ferventi saliranno presto alla più alta perfezione”.
Gli enunciati dell’elenco
tradizionale devono essere interpretati alla luce della stessa lettera. E’ vero che
non c’è l’identità terminologica nei due testi, però è
identico il senso. Non si può parlare di alterazione del pensiero di S. Margherita
Alacoque. La santa ha espresso certezze che scaturiscono dalle sue esperienze interiori
e dalle rivelazioni di Gesù, realtà teologiche perennemente valide
che non si possono contestare.In qualche riga della citata lettera, scriveva: “mi
sembra che il vivo desiderio di Nostro Signore di essere onorato nel suo Cuore, abbia
lo scopo di rinnovare nelle anime gli effetti della Redenzione…”, parole che
indicano la passione di Gesù per la salvezza delle anime. Egli infatti aveva
detto: “Sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in
abbondanza” (40).S. Margherita descrive in vari
modi l’ansia ardente del suo cuore appassionato; il catalogo delle promesse la presenta
con formulazioni sintetiche ed incisive per fissarle bene in mente, stimolando una
risposta piena d’amore.
Paray-le-Monial, l’esterno della
chiesa
dove il Sacro Cuore di Gesú
si è manifestato alla santa.
Sul portale è scritto:
“IN
QUESTA CHIESA N.S. RIVELO’ IL SUO CUOR E A S. MARGHERITA MARIA”.
IMPEGNI
FORMALI
Alcuni messaggi di Paray-le-Monial
si potrebbero definire una vera presa di posizione divina, un atto preciso della
sua volontà; i testi che lo comprovano sono molti e più volte ripetuti.La
sesta promessa: nell’elenco così veniva presentata: “I peccatori troveranno
nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della mia misericordia”. Espressa
così non ha la sua citazione esatta in nessun documento; però se si
riprende il testo della prima grande apparizione, 27 dicembre 1673, si ha la dichiarazione
evidente di voler salvare i peccatori: “Il mio Cuore è così appassionato
d’amore per gli uomini…, che non potendo più contenere in sé le fiamme
della sua ardente carità, bisogna che le diffonda per tuo mezzo e le manifesti
per arricchirli dei preziosi tesori che ti scopro; essi contengono le grazie santificanti
e salutari per trarli dall’abisso della perdizione” (41).
Al P. Croiset precisa: “mi fece vedere come l’ardente desiderio che Egli aveva
di essere amato dagli uomini e di ritrarli dalla via della perdizione in cui satana
li precipita, lo aveva indotto a questo proposito; manifestare il suo Cuore agli
uomini con tutti i tesori di grazia, di santificazione, di salvezza che contiene
perché tutti coloro che Gli avrebbero reso onore e amore fossero arricchiti
a profusione dei tesori del Cuore di Dio. Questa devozione sarebbe come l’ultimo
sforzo del suo amore per favorire gli uomini di questa redenzione amorosa, sottraendoli
dall’impero di satana che vuole rovinarli, e portarli così alla dolce libertà
del suo regno d’amore (42).
A suo fratello Crisostomo, la nostra Santa scrive: “Gesù manifesta il
cuore che contiene tesori incommensurabili: Egli li vuole diffondere in tutti i cuori
di buona volontà perché è l’ultimo sforzo dell’amore del Signore
verso i peccatori; li vuole attirare a penitenza e dare loro abbondantemente le sue
grazie efficaci e santificanti per operare la loro salvezza; molti di essi con questo
mezzo saranno allontanati dall’abisso della perdizione (43).
Si dovrebbe parlare di precisa volontà di Cristo Salvatore: è il suo
piano di salvezza Vuole strappare i peccatori a Satana e porli sotto il dominio del
suo amore. Per questo fine Egli manifesta il suo Cuore alla confidente Margherita,
facendone la missionaria del suo Amore infinito.
Le altre promesse non saranno che il complemento, lo sviluppo di questa intenzione
fondamentale di Cristo che rivelò l’amore del suo Cuore a Paray-le-Monial.
Egli vuole applicare agli uomini i meriti della sua Redenzione. Non promette soltanto
ma moltiplica gli sforzi, attrae, diffonde le sue grazie, libera le anime, le riconquista.
Questa volontà salvifica del Verbo Incarnato è la stessa che si riscontra
in ogni riga del Nuovo Testamento. Si ha qui la Nuova Alleanza in atto. Le apparizioni
di Paray-le-Monial non sono che una singolare qualificazione dell’amore redentore
di Cristo nella linea di tutte le altre che si succederanno sino alla fine dei tempi.
Ecco perché il dettato: “I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente
e l’oceano infinito della mia misericordia“, dovrebbe essere considerata
la prima di tutte le promesse, la spiegazione di tutte, cioè la “volontà
di salvare gli uomini”.
La nona
promessa: “io benedirò le case in cui l’immagine del mio Cuore
sarà esposta e onorata“. Il culto dell’immagine del Cuore di Gesù
è infatti il mezzo scelto da Lui per richiamare agli uomini il Suo amore e
attrarli con la forza della sua bontà. “Mi ha assicurato, dice
S. Margherita Maria, che Egli prendeva un singolare piacere di essere onorato
sotto la figura di questo Cuore di carne, di cui voleva l’immagine esposta in pubblico,
allo scopo di toccare il cuore insensibile degli uomini, promettendomi che Egli diffonderebbe
abbondantemente sul cuore di coloro che lo onoreranno tutti i tesori di grazia di
cui è pieno, e che dovunque questa immagine sarà esposta per essere
particolarmente onorata, essa vi attirerebbe ogni sorta di benedizioni”
(44).
Nella seconda lettera al
P. Croiset (45) precisa quali condizioni sono necessarie per ricevere le grazie che
sgorgano dalla devozione al culto al Cuore di Gesù. Non basta appendere al
muro una immagine, ma bisogna per ricevere i tesori del suo Cuore suscitare disposizioni
nel proprio animo guardandola con fiducia e amore. Poiché Egli è la
sorgente di ogni benedizione, Egli le riverserà largamente in tutti i luoghi
dove l’immagine del suo Cuore sarà onorata, perché il suo amore lo
spinge ad elargire il tesoro delle sue grazie nelle anime di buona volontà,
cercando i cuori vuoti per riempirli della soave unzione della sua ardente carità
e consumarli in Lui; vuole spiriti umili e sottomessi con il desiderio di compiere
il suo beneplacito.
La seconda
promessa: “Metterò la pace nelle loro famiglie“. Nella
medesima lettera al P. Croiset (46) c’è un testo che tratta della carità,
della pace, della riconciliazione nelle famiglie e nelle comunità.
“Inoltre Egli con
la devozione al S. Cuore riunirà le famiglie divise e proteggerà quelle
che si troveranno in qualche necessità, Egli spargerà questa soave
unzione della Sua carità in tutte le comunità religiose in cui sarà
onorato e che si metteranno sotto la Sua speciale protezione; Egli terrà tutti
i cuori riuniti per farne un cuor solo con il Suo, allontanerà i castighi
della divina giustizia rimettendoli in amicizia con Lui quando l’avessero perduta“.
L’unione o la riunione
dei cuori sgorgherà naturalmente dalla vera devozione al Cuore di Gesù.
L’amore di Cristo sfocerà in amore fraterno, e l’amore verso gli altri deriverà
dal superamento del proprio egoismo’ dal dominio delle proprie passioni disordinate,
condizioni richieste per onorare in spirito e verità il Cuore del Salvatore.
La stessa promessa viene segnalata nella lettera 35 a Madre Saumaise e lettera 36
a Madre Greyfié (47). Il Cuore di Gesù è la vera, l’unica scuola
dell’amore. L’amore s’impara dal Suo Cuore e solo da Lui.
La quarta
promessa: “Io sarò il loro rifugio sicuro durante la vita, particolarmente
nell’ora della morte“. L’onore reso al Cuore di Gesù con una vita
conforme ai disegni del Suo amore avrà come ricompensa una speciale assistenza
del Salvatore al momento della morte.
I testi che fondano queste
promesse insistono sulla condizione: aver onorato il Cuore di Gesù durante
la vita. L’impegno formale di una speciale assistenza nell’ora della morte, è
preso da Nostro Signore verso coloro che Gli sono “devoti e consacrati”.
Così dichiara nella
lettera al P. Croiset: “Egli promette a tutti coloro che si consacreranno
a Lui per darGli questo piacere di renderGli e procurarGli tutto l’onore, la gloria,
l’amore possibile, che non li lascerà perire, ma sarà asilo sicuro
contro ogni insidia dei loro nemici, soprattutto nell’ora della loro eterna salvezza,
impegnandosi a santificarli, a renderli grandi davanti all’Eterno Padre, nella misura
che si avrà nel dilatare il regno del Suo amore nei cuori” (48).
Come si nota la devozione
al Cuore di Gesù non è sentimentale, pietistica, ma esigente, impegnativa,
sebbene abbia la caratteristica di rendere soave il gioco del Signore e leggero il
peso che impone.
Fra le pratiche che onorano
il Cuore di Gesù una di esse, la comunione riparatrice del primo venerdì
del mese, beneficia di una garanzia speciale -la grande promessa- quella cioè
non solo di soccorso particolare nell’ora della morte, ma della perseveranza finale.
La si trova riportata nella
lettera a Madre De Saumaise (49). Ecco le sue parole: “Un giorno, di venerdì,
durante la S. Comunione Egli disse queste parole alla sua indegna schiava, se essa
non s’inganna: “Io ti prometto nella eccessiva misericordia del mio Cuore,
che il mio amore onnipotente accorderà a tutti quelli che si comunicheranno
per nove primi venerdì` del mese consecutivi, la grazia della penitenza finale,
non morranno nella mia disgrazia né senza ricevere i loro sacramenti rendendosi
il mio divin Cuore sicuro asilo nell’ultimo momento“
Questa formidabile promessa,
veramente straordinaria è la sola in cui S.Margherita Maria trasmette con
uno stile diretto le parole di Cristo. Ella lo fa con scrupolo, temendo d’ingannarsi
sulle parole usate dal Salvatore.
E’ un vero impegno di Nostro
Signore; perfettamente corrispondente al disegno di Cristo che manifesta il suo Cuore
a Paray-le-Monial per “strappare gli uomini dall’abisso della perdizione”.
Si coglie così lo stretto legame che unisce tra loro le promesse autentiche
di Paray, in un’unica linea direttrice.
La decima
promessa: Veniva formulata: “Darò ai sacerdoti il talento di toccare
i cuori più induriti“.
Anche in questa c’è
una leggera modifica al testo di S. Margherita. Non è questione di talento
ma di arte, di carisma dato non solo ai sacerdoti ma a tutti coloro che fanno conoscere
e amare il Cuore di Gesù. In diverse lettere viene assicurata una riserva
di tesori incomparabili per tutti coloro che lavorano per la dilatazione del Regno
del Cuore di Cristo.
Ma è soprattutto in quella indirizzata al suo direttore (51) che si trova
la promessa chiara ed esplicita riguardo l’apostolato delle anime votate al S. Cuore
che cercano di farlo conoscere.
“Il mio divin Cuore -scrive Margherita Maria- mi ha fatto conoscere che quelli
che lavorano alla salvezza delle anime lavoreranno con successo e conosceranno l’arte
di toccare i cuori più induriti se essi hanno una tenera devozione al S. Cuore
e se essi lavorano a suscitarla ovunque”.
Dall’elenco delle promesse confrontate con gli scritti della Santa, appare chiaro
che per alcune ci sono testi inequivocabili, per altre c’è un’interpretazione
autorevole e fedele di ciò che il divin Maestro le ha suggerito.
PROMESSE
ED ESIGENZE – NON FORMULE MAGICHE MA RICHIAMI EVANGELICI
Queste promesse sono inseparabili
dalle divine esigenze, soprattutto dalla conformità con la volontà
di Dio, dalla totale adesione a Lui. La devozione al Cuore di Gesù è
infatti una devozione di unione a Cristo, di appartenenza a Lui e di
identificazione con Lui.
“Gesù, mite e umile di cuore, rendete il mio cuore simile al Vostro,
infiammate il mio cuore al fuoco del Vostro, prendete il mio cuore, cambiatelo con
il Vostro…” ecco le infuocate preghiere di S. Margherita
Tali espressioni sono certamente
formule che esprimono il meglio di un culto che essendo un culto di amore richiede
amore, ma non come semplice emozione ma dono totale di sé.
Ecco perché è
della più grande importanza presentare sempre le promesse accompagnate dalle
condizioni richieste per il loro compimento; non si comprendono le promesse, tanto
meno si possono adeguatamente apprezzare, senza le condizioni; solo così il
culto al S. Cuore è scuola pratica di santità e stimolo efficace ad
un’intensa vita cristiana.
Possiamo dunque considerare come autentiche le promesse riferiteci da S. Margherita
Maria e secondo le quali Gesù “le fa conoscere, l’assicura, la conferma,
le promette che Egli le accorderà tale o tal ‘altra grazia quando siano rispettate
le condizioni”. Ma quale credito si deve dare a questi impegno? Su quale fondamento
teologico poggiano? Bisogna fondare sul terreno evangelico, porle nella linea delle
promesse del Vangelo.
Gesù disse: “Chi perderà la sua vita per Me la troverà…”
(52). “Chi avrà lasciato ogni cosa per Me, riceverà il centuplo
in questo mondo e la vita eterna nell’altro…” (53). Le apparizioni e i messaggi
ai santi e, attraverso loro, alla Chiesa nel corso della storia sono un richiamo
al suo popolo perché sia fedele all’alleanza sancita nel Sangue di Cristo.
Gli uomini se ne dimenticano spesso e Dio richiama, stimola, incoraggia. Perciò
vanno prese con molta serietà. Paray è un’occasione in cui Gesù
ci sprona e ci attrae a vivere il Vangelo.
In tutte le promesse quali ricompense assicura? La salvezza delle anime,
l’efficacia della sua Redenzione, la dolce libertà nel regno del suo amore,
la penitenza finale, la conversione dei peccatori induriti, il tesoro inesauribile
delle Sue grazie santificanti e salutari la soave unzione della sua carità
che opera, in cuori divisi, miracoli di unione.
Cosa richiede? Alcuni gesti
ricchi di significato e carichi di amore, amore reso alla sua immagine, comunioni
riparatrici, consacrazione delle persone e delle famiglie, zelo apostolico, gesti
però che suppongono anime di buona volontà, cuori umili e sottomessi,
desiderosi di far quanto a Dio piace. E’ il Vangelo vissuto in semplicità
di spirito.
Così il senso della grande promessa non è altro che l’applicazione
della parola di Gesù: “chi mangia la mia carne e beve il mio Sangue ha
la vita eterna” (54). La precisazione dei primi nove venerdì consecutivi
suscita un amore, stimola ad un sforzo, e ad una costanza certamente pregevoli che
commuovono il Cuore di Dio.
La perseveranza finale non può essere oggetto di assoluta e infallibile certezza;
però si può avere una sicurezza morale che mette il cuore nella pace
e favorisce la risposta di amore a Dio.
Se la perseveranza finale è un dono, e grande regalo della bontà di
Dio, si può sperare, chiedere, ma non se ne può vantare un diritto.
Che la morte colga una persona in stato di grazia, di amicizia con Dio, non è
un merito -perciò non si può esigere- ma solo chiedere umilmente. Il
fatto che uno faccia nove comunioni eucaristiche nei primi venerdì` del mese,
consecutivi, costituisce un titolo prezioso per sperare questo dono, contando sulla
bontà del Cuore di Cristo. Non è un biglietto d’ingresso in Paradiso
ma un documento di filiale fiducia nell’amore del Padre.
Non si deve dimenticare che la comunione dei primi venerdì non è una
comunione qualsiasi ma deve avere un carattere di riparazione, cioè di espiazione
dei peccati personali e dei fratelli. E’ una comunione che non mira solo al profitto,
ad un interesse personale quanto ad una crescita di amore puro, ad un gesto
di espiazione, ad una testimonianza di fede, ad un impegno di apostolato.
Accettando le promesse del Cuore di Gesù come doni dell’Amico fedele, dell’Amico
vero, il cristiano li vede e li utilizza come un segno della sua bontà, come
pegno della sua tenerezza lavorando a sacrificandosi per il suo Regno d’amore. Le
promesse non si devono considerare quindi come “valvola di sicurezza”,
come garanzie di interessi, sia pure spirituali, ma come doni dell’amore di Dio per
glorificare il Suo Cuore. Sono sussidi meravigliosi della sua bontà per trasformarci
in Lui, ferito di amore per noi, facendoci corredentori, continuatori della sua opera
di salvezza.
Non si può dubitare
delle rivelazioni di Paray-le-Monial e della validità del carisma che il Signore
ha dato alla santa visitandina per il rinnovamento e la vitalità spirituale
della Chiesa. In favore dei fatti di Paray la Chiesa si è impegnata e ha dato
un’assicurazione ed un’approvazione positiva sulla sostanza, sul fatto e sul contenuto
delle rivelazioni.
In questo caso l’adesione dei fedeli non è più motivata solamente dalla
credibilità propria del messaggio e del veggente, anche con l’aggiunta di
valore di una semplice dichiarazione della Chiesa. Un elemento nuovo e speciale viene
aggiunto dal fatto di un intervento positivo dell’autorità ecclesiastica.
Questa presenta un titolo nuovo e proprio al nostro assenso fatto di rispetto
e di obbedienza. Non basta il silenzio rispettoso ma si richiede un assenso
interiore dello spirito (55).
Le ripetute approvazioni dei Romani Pontefici ne sono il certificato di garanzia.
Prima dell’approvazione -da parte della Chiesa- le rivelazioni private sono offerte
al nostro senso critico, all’esame di credibilità delle persone veggenti e
dei fatti.
L’approvazione ecclesiastica, fondata su un serio controllo teologico, significa
per noi il consiglio di un’autorità competente alla quale deve corrispondere
la nostra docilità, atteggiamento richiesto da una vera prudenza.
P. Congar (56) distingue la natura dell’approvazione ecclesiastica: se essa consiste
in un semplice permesso di rendere pubbliche le rivelazioni private, un semplice
“nihil obstat”, un giudizio globale, negativo nel senso che non hanno nulla
di riprovevole, la qualità dell’adesione dei fedeli rimane immutata anche
se arricchita dal motivo di un serio, favorevole esame delle testimonianze.
Se invece significa un impegno da parte della Chiesa, una sua presa di posizione,
un’affermazione positiva, allora si introduce un elemento nuovo nella testimonianza
del nostro assenso, la qualità dell’adesione cambia sostanzialmente. Ora di
fatto i due casi si presentano: molto spesso la Chiesa autorizza sia esplicitamente,
sia implicitamente (per es. con la canonizzazione del veggente) la pubblicazione
di rivelazioni private. Molto di rado, ma effettivamente, la Chiesa s’impegna sulla
questione di fatto e sull’autenticità di una rivelazione; è il caso
di Lourdes e di S. Margherita.
Si dovrebbe dire che nella storia della Chiesa nessun’altra comunicazione divina
extra biblica abbia ricevuto tante approvazioni e incoraggiamenti dal magistero ecclesiastico
come le rivelazioni del Cuore di Cristo a S. Margherita.
CAMMINO
RADIOSO
Così Pio IX nel breve di beatificazione della Santa Visitandina
del 19 agosto del 1864, accenna apertamente alla grande apparizione fattale nel 1675
e vuole la consacrazione della Chiesa Cattolica al S. Cuore fissando il 16 giugno
1875.
Nel 1899 Leone XIII decide di consacrare il genere umano al Cuore di Gesù
che considera come “segno di salvezza” per l’umanità. Il 25 maggio
pubblica l’enciclica “Annum Sacrum” facendo speciale allusione alla consacrazione
compiuta da Pio IX venticinque anni prima, e rievoca il comando ricevuto dall’alto
di diffondere il culto al Cuore di Gesù.
S.Pio X il 19 maggio
1908 approva un atto di consacrazione delle famiglie al Cuore di Gesù che
inizia in questi termini: “Cuore di Gesù, Voi avete manifestato a S.
Margherita Maria il desiderio di regnare sulle famiglie cristiane”. Egli stesso
compone un atto di consacrazione per sacerdoti che ricorda la promessa fatta agli
apostoli devoti del Suo Cuore, di comunicare l’arte di intenerire i cuori più
induriti.
Benedetto XV, elevò
S. Margherita all’onore degli altari, e volle che nella bolla di canonizzazione si
presentassero le rivelazioni di Paray come fatti incontestabili. Il Papa li riferisce
dettagliatamente enumerando le più importanti apparizioni; quella del 27 dicembre
1673, la visione delle piaghe gloriose del 1674 e la grande apparizione del 16 giugno
1675, la promessa della penitenza finale per coloro che si comunicheranno i primi
venerdì del mese. Così tutto il soprannaturale straordinario di Paray
viene esplicitamente descritto e dichiarato autentico dal Papa in una circostanza
così solenne con un documento ufficiale.
Pio XI nella enciclica
“Miserentissimus Redemptor” dell’8 maggio 1928 parlando del dovere della
riparazione verso il Cuore di Gesù, scrive: “I lamenti che, nelle apparizioni
a Margherita Alacoque, Gesù fece intendere, i desideri e le richieste che
Egli espresse, indirizzandoli agli uomini, per il loro bene, sono ancora ignorati
da molti; altri non se ne preoccupano affatto…”. Così in altri tratti
dell’enciclica riporta scritti e rivelazioni della santa, esaltando le virtù
di Margherita Maria, la sua opera di apostola e missionaria del S. Cuore.
Pio XII nell’enciclica
“Haurietis aquas” studia a fondo il S. Cuore nella Scrittura e nella tradizione
e correggendo qualche esagerazione introdotta, presenta così la santa visitandina:
“ma fra coloro che hanno promosso questa nobilissima forma di culto, bisogna
fare posto particolare a S. Margherita Maria che con il Beato Claudio de la Colombière,
suo direttore spirituale, riuscì con un zelo infaticabile a stabilire questa
devozione, che ebbe tanta diffusione e grande ammirazione tra i fedeli e che a motivo
delle sue caratteristiche di amore e di riparazione si è distinta dalle altre
forme di pietà cristiane”.
Il Papa puntualizza il
compito di Margherita Maria nella storia del culto al Cuore di Gesù: Fare
di Paray la sorgente di questa devozione sarebbe rinnegare tutta la sua storia nella
Chiesa fino a S. Giovanni Eudes. La sua importanza viene da ciò che Cristo
Nostro Signore mostrando il suo Cuore ha voluto richiamare in un modo straordinario
e singolare gli spiriti degli uomini a contemplare e onorare il mistero dell’amore
misericordioso di Dio riguardo al genere umano
Per questa singolare manifestazione Cristo con reiterate espressioni ha mostrato
il suo Cuore come simbolo capace di attrarre gli uomini alla conoscenza del Suo amore;
nello stesso tempo Egli ne ha fatto un segno e pegno della sua misericordia e grazia
per i bisogni della Chiesa del nostro tempo (par. 53).
Paray non è una fonte di nuove verità, non è una sorgente di
nuove rivelazioni ma una provvidenziale occasione, un forte richiamo a contemplare,
penetrare, a vivere l’invito di Gesù: “Rimanete in Me, rimanete nel Mio
amore” (57). Così Pio XII precisò il ruolo delle rivelazioni
di Paray mettendole al loro giusto posto: non un punto di partenza del culto al S.
Cuore, tanto meno la sua ragione profonda, che è solo nella tradizione e nella
Scrittura, ma un modo di attrarre gli uomini. Chiama i fatti di Paray “una
rivelazione divina privata” e conclude in termini splendidi: “possiamo
affermare ciò che è meravigliosamente illustrato dalle rivelazioni
fatte da Gesù Cristo a S. Geltrude e a S. Margherita Maria: che nessuno potrà
adeguatamente capire il Crocifisso se non penetra nel suo Cuore”.
Paolo VI nella sua
lettera del 6 febbraio 1965, rifacendosi alle apparizioni della Santa, compendia
la sostanza del messaggio di Paray; “il fervore per onorare il Cuore
di Cristo, ferito di amore per noi e per riparare in tutti i modi le ingiurie
a Lui rivolte”.
Da più di un secolo ormai, in ogni sorta di documenti ufficiali la Chiesa
ha dichiarato non solo le virtù di Margherita Maria ma ha manifestato la sua
stima e fiducia nelle rivelazioni di Paray. Come per Lourdes così per Paray
la Chiesa è uscita dal suo abituale riservo indicando il loro grande ruolo
nella vita spirituale del popolo cristiano. La Chiesa conosce il disegno di Dio e
vuole sia riconosciuto da tutti.
Sarebbe privarsi di doni inestimabili e sottrarre alle anime beni di incalcolabile
valore misconoscere questi interventi divini che hanno fatto irruzione nella storia
del mondo.
Giovanni Paolo II, il primo giugno 1980 nella basilica del S. Cuore a Montmartre
concludeva: “Vivete questo messaggio che dal Vangelo di S. Giovanni a Paray-le-Monial
ci chiama ad entrare nel Suo mistero. Auguriamoci di poter tutti “attingere
con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is. 12. 3) quelle che scaturiscono
dall’amore del Signore”.
Dipinto che si trova oggi nella
cappella delle apparizioni.
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NOTE
(35)Lettre
41, Ibidem, vol. 2, pag. 306.
(36)Lettre 39,Ibidem, vol. 2, p. 382.
(37) Ibidem, vol. 2, p. 296 e p. 300.
(38)Lettre 132, Ibidem, vol. 2, p. 542.
(39)Ibidem, vol. 2, pag. 558.
(40) Gv 10,10.
(41) Autobiografia, Vie et oeuvres, vol. 2, pag. 70.
(42) Lettre 133, Vie et oeuvres, vol. 2, pag. 573.
(43) Lettre 102, Vie et oeuvres, vol. 2, pag. 445.
(44) Vie et oeuvres, vol. 1, pag. 244.
(45) Lettre 131, Vie et oeuvres, vol. 2, pag. 531.
(46) Lettre 131, Vie et oeuvres, vol. 2, pag. 532.
(47) Lettre 35, 36, Vie et oeuvres, vol. 2, pag 367.
(48) Lettre 131, Vie et oeuvres, vol. 2, pag. 532;
cf. p. 627.
(49) Vie et oeuvres, vol. 1, pag. 261; vol. 2, pag. 397.
(50) Lettres 108 e 118, Vie et oeuvres, vol. 1, pag.
275, vol. 2, pag. 628, cf. pag 464. (51) Lettre 141, Vie
et oeuvres, vol 1, pag. 275.
(52) Mt 10,39 e 16,25.
(53)Mt 19, 29.
(54) Gv 6, 55.
(55) Cf. CHAUPIN, Valeur des déclarations
doctrinales du Saint-Siege, pag. 27, citato da CONGAR.
(56) La Santa Chiesa, ed. Morcellina, 1967, pagg. 358-360.
(57) Gv. 15, 4,9.
Tratto
da P. GIORGIO BETTAN S.J.,Che
cosa ha chiesto e che cosa ha promesso Gesù a Paray-le-Monial, Pessano:
Mimep Docete, s.d.
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