Le grandi antifone
dell’Avvento
dagli
scritti di Dom Prosper Guérager O.S.B, Abate di Solesmes (1805-1875)
17 DICEMBRE
INIZIO DELLE GRANDI ANTIFONE
La Chiesa apre oggi la serie settenaria dei giorni che precedono la Vigilia di
Natale, e che sono celebrati nella Liturgia con il nome di Ferie maggiori. L’Ufficio
ordinario dell’Avvento assume maggiore solennità; le Antifone dei Salmi, alle
Laudi e alle Ore del giorno, sono proprie del tempo e hanno un rapporto diretto con
la grande Venuta. Tutti i giorni, ai Vespri, si canta una grande Antifona che è
un grido verso il Messia e nella quale gli si dà ogni giorno qualcuno dei
titoli che gli sono attribuiti nella Scrittura.
Il numero di queste Antifone, che sono dette comunemente antifone O dell’Avvento,
perché cominciano tutte con questa esclamazione è di sette nella Chiesa
romana, una per ciascuna delle sette Ferie maggiori, e si rivolgono tutte
a Gesù Cristo. Altre Chiese, nel medioevo, ne aggiunsero ancora due: una alla
Santissima Vergine, O Virgo Virginum! e una all’Angelo Gabriele, O Gabriel!
Oppure a san Tommaso, la cui festa cade nel corso delle Ferie maggiori. Quest’ultima
comincia così: O Thomas Didime! (i). Vi furono anche delle Chiese che
portarono fino a dodici il numero delle grandi Antifone, aggiungendone alle nove
di cui abbiamo parlato altre tre, e cioè: una a Cristo, O Rex pacifice!
una seconda alla Santissima Vergine, O mundi Domina! e infine un’ultima
a mo’ d’apostrofe a Gerusalemme, O Hierusalem!
Il momento scelto per far ascoltare questo sublime appello alla carità
del Figlio di Dio è l’ora dei Vespri, perché è alla sera del
mondo, vergente mundi vespere, che è venuto il Messia. Si cantano al
Magnificat, per denotare che il Salvatore che aspettiamo ci verrà.
da Maria. Si cantano due volte, prima e dopo il Cantico, come nelle feste Doppie,
in segno della maggiore solennità; ed era anche antica usanza di parecchie
Chiese cantarle tre volte, cioè prima del Cantico stesso, prima del Gloria
Patri e dopo il Sicut erat. Infine, queste meravigliose Antifone che contengono
tutto il midollo della Liturgia dell’Avvento, sono adorne d’un canto armonioso e
pieno di gravità, e le diverse Chiese hanno conservato l’usanza di accompagnarle
con una pompa tutta speciale, le cui manifestazioni sempre espressive variano secondo
i luoghi. Entriamo nello Spirito della Chiesa e riceviamole per unirci, con tutta
l’effusione del nostro cuore, alla stessa santa Chiesa, allorché fa sentire
al suo Sposo questi ultimi e teneri inviti ai quali egli infine si arrende.
(1) Quest’antifona è più moderna; ma a partire dal XIII secolo
sostituì quasi universalmente quella: O Gabriel! Il lettore intelligente
saprà cogliere la sostanza di queste riflessioni, nonostante calendario e
rubriche siano ó in questo caso – leggermente cambiate.
17 DICEMBRE
– I ANTIFONA
O Sapienza,
che sei uscita dalla bocca dell’Altissimo, che attingi l’uno e l’altro estremo, e
disponi di tutte le cose con forza e dolcezza: vieni ad insegnarci le vie della prudenza.
O Sapienza increata che presto ti renderai visibile al mondo, come si vede bene
in questo momento che tu disponi tutte le cose! Ecco che, con il tuo divino permesso,
è stato emanato un editto dell’imperatore Augusto per fare il censimento dell’universo.
Ognuno dei cittadini dell’Impero deve farsi registrare nella sua città d’origine.
Il principe crede nel suo orgoglio di aver mosso a suo vantaggio tutto il genere
umano. Gli uomini si agitano a milioni sul globo, e attraversano in ogni senso l’immenso
mondo romano; pensano di obbedire a un uomo, e obbediscono invece a Dio. Tutto quel
grande movimento non ha che uno scopo: di condurre cioè a Betlemme un uomo
e una donna che hanno la loro umile dimora in Nazareth di Galilea, perché
quella donna sconosciuta dagli uomini e amata dal cielo, giunta al termine del nono
mese dalla. concezione del suo figliuolo, dia alla luce a Betlemme il figlio di cui
il Profeta ha detto: La sua origine è fin dai giorni dell’eternità;
o Betlemme, tu non sei affatto la più piccola fra le mille città di
Giuda, poiché da te appunto egli uscirà. O sapienza divina, quanto
sei forte, per giungere così ai tuoi fini in un modo insuperabile per
quanto nascosto agli uomini! Quanto sei dolce, per non fare tuttavia alcuna
violenza alla loro libertà! Ma quanto sei anche paterna nella tua premura
per i nostri bisogni i Tu scegli Betlemme per nascervi, perché Betlemme significa
la Casa del Pane. Ci mostri con ciò che tu vuoi essere il nostro Pane,
il nostro nutrimento, il nostro alimento di vita. Nutriti d’un Dio, d’ora in
poi non morremo più. O Sapienza del Padre, Pane vivo disceso dal cielo vieni
presto in noi, affinché ci accostiamo a te, e siamo illuminati dal
tuo splendore; e dacci quella prudenza che conduce alla salvezza.
18 DICEMBRE
– II ANTIFONA
O Adonai, Signore,
capo della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nella fiamma del roveto
ardente e gli hai dato la legge sul Sinai, vieni a ricattarci nella forza del tuo
braccio.
O Supremo Signore, Adonai, vieni a riscattarci, non più
nella tua potenza, ma nella tua umiltà. Una volta ti sei manifestato a Mosè,
tuo servo, in mezzo ad una divina fiamma; hai dato la Legge al tuo popolo tra fulmini
e lampi. Ora non è più tempo di spaventare, ma di salvare. Per questo
la tua purissima Madre Maria, conosciuto, al pari dello sposo Giuseppe, l’editto
dell’Imperatore che li obbligherà ad intraprendere il viaggio di Betlemme,
si occupa dei preparativi della tua prossima nascita. Dispone per te, o divino Sole,
gli umili panni che copriranno la tua nudità, e ti ripareranno dal freddo
in questo mondo che tu hai fatto, nell’ora in cui apparirai nel profondo della notte
e del silenzio. Così ci libererai dalla servitù dei nostro orgoglio,
e il tuo braccio si farà sentire più potente quando sembrerà
più debole e più immobile agli occhi degli uomini. Tutto è pronto,
o Gesù! I tuoi panni ti attendono. Parti dunque presto e vieni a Betlemme,
a riscattarci dalle mani del nostro nemico.
19 DICEMBRE
– III ANTIFONA
O rampollo
di Iesse, che sei come uno stendardo per i popoli; davanti al quale i re ammutoliranno
e le genti offriranno le loro preghiere: vieni a liberarci, e non tardare.
Eccoti dunque in cammino, o Figlio di Iesse, verso la città dei tuoi avi.
L’Arca del Signore s’è levata ed avanza, con il Signore che è in essa,
verso il luogo del suo riposo. Quanto sono belli i tuoi passi, o Figlia del
Re, nello splendore dei tuoi calzari (Cant 7,1), quando vieni a portare
la salvezza alle città di Giuda! Gli Angeli ti scortano, il tuo fedele Sposo
ti circonda di tutta la sua tenerezza, il cielo si compiace in te, e la terra trasalisce
sotto il dolce peso del suo Creatore e della sua augusta Regina. Avanza, o Madre
di Dio e degli uomini, Propiziatorio onnipotente in cui è racchiusa la divina
Manna che preserva l’uomo dalla morte! I nostri cuori ti seguono e ti accompagnano,
e al seguito del tuo Regale antenato, giuriamo di non entrare nella nostra
casa, di non salire sul nostro letto, di non chiudere le nostre palpebre e di non
concederci riposo fino a quando non abbiamo trovato nei nostri cuori una dimora
per il Signore che tu porti, una tenda per il Dio di Giacobbe. Vieni dunque,
così velato sotto i purissimi fianchi dell’Arca santa, o rampollo di Iesse,
finché ne uscirai per risplendere agli occhi del popolo, come uno stendardo
di vittoria. Allora i re vinti taceranno dinanzi a te, e le genti ti rivolgeranno
i loro omaggi. Affrettati, o Messia; vieni a vincere tutti i nostri nemici e liberaci!
2O DICEMBRE
– IV ANTIFONA
O chiave di
David e scettro della casa d’Israele, che apri, e nessuno può chiudere; che
chiudi, e nessuno può aprire: vieni e trai dalla prigione il misero che giace
nelle tenebre e nell’ombra della morte.
O figlio di David, erede del suo trono e della sua potenza, tu percorri, nella
tua marcia trionfale, una terra sottomessa un tempo al tuo avo, e oggi asservita
dai Gentili. Riconosci da ogni parte, sul tuo cammino, tanti luoghi testimoni delle
meraviglie della giustizia e della misericordia di Dio tuo Padre verso il suo popolo,
nel tempo di quell’antica Alleanza che volge verso la fine. Presto, tolta la virginea
nube che ti ricopre, intraprenderai nuovi viaggi su quella stessa terra, vi passerai
beneficando e guarendo ogni languore ed ogni infermità, e tuttavia
senza avere dove posare il capo. Oggi almeno il seno materno ti offre ancora
un asilo dolce e tranquillo, nel quale non ricevi che le testimonianze dell’amore
più tenero e più rispettoso. Ma, o Signore, bisogna che tu esca da
quel beato ritiro; bisogna che tu, o Luce eterna, risplenda in mezzo alle tenebre,
poiché il prigioniero che sei venuto a liberare languisce nella sua
prigione. Egli giace nell’ombra della morte, e vi perirà se non vieni prontamente
ad aprirne le porte con la tua Chiave onnipotente! Il prigioniero,
o Gesù, è il genere umano, schiavo dei suoi errori e dei suoi
vizi. Vieni a spezzare il giogo che l’opprime e lo degrada! Il prigioniero è
il nostro cuore troppo spesso asservito a tendenze che esso sconfessa. Vieni, o divino
Liberatore, a riscattare tutto ciò che ti sei degnato di rendere libero con
la tua grazia, e a risollevare in noi la dignità di fratelli tuoi.
O Gabriele, messaggero dei cieli, tu sei entrato da me a porte chiuse e mi hai
detto quelle parole: Concepirai e partorirai un figlio e sarà chiamato Emmanuele!
21 DICEMBRE
– V ANTIFONA
O Oriente, splendore della luce eterna! Sole di giustizia! Vieni, ed illumina
coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte!
O divin Sole, o Gesù, tu vieni a strapparci alla notte eterna.
sii per sempre benedetto! Ma come provi la nostra fede, prima di risplendere ai nostri
occhi in tutta la tua magnificenza! Come ti compiaci di velare i tuoi raggi, fino
all’istante segnato dal Padre tuo celeste, nel quale devi effondere tutti i tuoi
fuochi! Ecco che attraversi la Giudea, ti avvicini a Gerusalemme, e il viaggio di
Maria e Giuseppe volge al termine. Sul cammino, incontri una moltitudine di uomini
che vanno in tutte le direzioni, e che si recano ciascuno alla sua città d’origine
per soddisfare all’Editto del censimento. Di tutti quegli uomini nessuno pensa che
tu gli sia vicino, o divino Oriente! Maria, Madre tua, è ritenuta una
donna comune; tutt’al più, se notano la maestà e la modestia incomparabile
dell’augusta regina, sentiranno vagamente lo stridente contrasto fra la suprema dignità
e l’umile condizione; ma hanno presto dimenticato quel felice incontro. Se guardano
con tanta indifferenza la madre, rivolgeranno forse un pensiero al figlio ancora
racchiuso nel suo seno? Eppure quel figlio sei tu stesso, o Sole di giustizia!
Accresci in noi la Fede, ma accresci anche l’amore. Se quegli uomini ti amassero,
o liberatore dell’universo, tu ti faresti sentire ad essi; i loro occhi non ti vedrebbero
ancora, ma almeno s’accenderebbe loro il cuore nel petto, ti desidererebbero e solleciterebbero
il tuo arrivo con i loro voti e i loro sospiri. O Gesù, che attraversi così
quel mondo che tu hai fatto, e che non forzi l’omaggio delle tue creature, noi vogliamo
accompagnarti per il resto del tuo viaggio; baciamo sulla terra le orme benedette
dei passi di colei che ti porta nel seno, e non vogliamo lasciarti fino a quando
non siamo arrivati con te alla dolce Betlemme, a quella Casa del Pane in cui finalmente
i nostri occhi ti vedranno, o Splendore eterno, nostro Signore e nostro Dio.
22 DICEMBRE
– VI ANTIFONA
O re delle
genti, oggetto dei loro desideri! Pietra angolare che riunisci in te i due popoli!
Vieni e salva l’uomo che hai formato dal fango.
O Re delle genti! Tu ti avvicini sempre più a quella Betlemme in cui devi
nascere. Il viaggio volge al termine, e la tua augusta Madre, che il dolce peso consola
e fortifica, conversa senza posa con te lungo il cammino. Adora la tua divina maestà
e ringrazia la tua misericordia; si rallegra d’essere stata scelta per la sublime
missione di servire da Madre a un Dio. Brama e teme insieme il momento in cui finalmente
i suoi occhi ti contempleranno. Come potrà renderti i servigi degni della
tua somma grandezza, quando si ritiene l’ultima delle creature? Come ardirà
sollevarti fra le braccia, stringerti al cuore, allattarti al suo seno mortale? Eppure,
quando pensa che si avvicina l’ora in cui, senza cessare d’essere suo figlio, uscirai
da lei ed esigerai tutte le cure della sua tenerezza, il suo cuore vien meno e mentre
l’amore materno si confonde con l’amore che porta verso Dio, è sul punto di
spirare in quella lotta troppo impari della fragile natura umana contro i più
forti e i più potenti di tutti gli affetti riuniti in uno stesso cuore. Ma
tu la sostieni, o Desiderato delle genti, perché vuoi che giunga al
felice termine che deve dare alla terra il suo Salvatore, e agli uomini la Pietra
angolare che li riunirà in una sola famiglia. Sii benedetto nelle meraviglie
della tua potenza e della tua bontà, o divino Re, e vieni presto a salvarci,
ricordandoti che l’uomo ti è caro poiché l’hai formato con le tue
stesse mani. Oh, vieni, poiché l’opera tua è degenerata, è caduta
nella perdizione, e la morte l’ha invasa: riprendila nelle tue potenti mani, rifalla,
salvala, perché l’ami sempre, e non arrossisci della tua creazione.
O Re Pacifico, tu che sei nato prima dei secoli, affrettati ad uscire dalla porta
d’oro: visita coloro che devi riscattare, e falli risalire al luogo donde il peccato
li ha precipitati.
23 DICEMBRE
– VII ANTIFONA
O Emmanuele, nostro Re e nostro Legislatore, attesa delle genti e loro salvatore,
vieni a salvarci, Signore Dio nostro!
O Emmanuele, Re della Pace, tu entri oggi in Gerusalemme, la città da
te scelta, perché è là che hai il tuo Tempio. Presto vi avrai
la tua Croce e il tuo Sepolcro, e verrà il giorno in cui costituirai presso
di essa il tuo terribile tribunale. Ora tu penetri senza rumore e senza splendore
in questa città di David e di Salomone. Essa non è che il luogo del
tuo passaggio, mentre ti rechi a Betlemme. Tuttavia Maria Madre tua e Giuseppe, suo
sposo, non l’attraversano senza salire al Tempio per offrire al Signore i loro voti
e i loro omaggi; e si compie allora, per la prima volta, l’oracolo del Profeta Aggeo
il quale aveva annunciato che la gloria del secondo Tempio sarebbe stata maggiore
di quella del primo. Quel Tempio, infatti, si trova in questo momento in possesso
d’un’Arca d’Alleanza molto più preziosa di quella di Mosè, e soprattutto
non paragonabile a nessun altro santuario e anche al cielo, per la dignità
di Colui che essa racchiude. Vi è il Legislatore stesso, e non più
soltanto la tavola di pietra su cui è scritta la Legge. Ma presto l’Arca vivente
del Signore discende i gradini del Tempio, e si dispone a partire per Betlemme, dove
la chiamano altri oracoli. Noi adoriamo, o Emmanuele, tutti i tuoi passi attraverso
questo mondo, e ammiriamo con quanta fedeltà osservi quanto è stato
scritto di te, affinché nulla manchi ai caratteri di cui devi essere dotato,
o Messia, per essere riconosciuto dal tuo popolo. Ma ricordati che Sta per suonare
l’ora, tutto è pronto per la tua Natività, e vieni a salvarci. Vieni,
per essere chiamato non più soltanto Emmanuele, ma Gesù,
cioè Salvatore.
O Gerusalemme, città del gran Dio, leva gli occhi intorno a te, e guarda il
tuo Signore, poiché egli presto verrà a liberarti dalle tue catene.
24 DICEMBRE
Consideriamo la
purissima Maria, sempre accompagnata dal suo fedele sposo Giuseppe, che esce da Gerusalemme
e si dirige verso Betlemme. Essi vi giungono dopo alcune ore di cammino e, per obbedire
al volere celeste, si recano alla sede del censimento secondo l’editto dell’Imperatore.
Sul pubblico registro si nota così il nome dell’artigiano Giuseppe, falegname
a Nazareth di Galilea; senza dubbio vi si aggiunge anche il nome della sposa Maria
che l’ha accompagnato nel viaggio; forse è stata qualificata anche come donna
incinta al nono mese: questo è tutto. O Verbo incarnato, agli occhi degli
uomini, tu non sei dunque ancora un uomo? Visiti questa terra e vi sei sconosciuto;
tuttavia tutto quel movimento, tutta l’agitazione che porta con sé il censimento
dell’impero, non hanno altro scopo che di condurre Maria, Madre tua, a Betlemme per
darti alla luce.
O Mistero ineffabile! Quanta grandezza in questa apparente bassezza! Tuttavia il
sommo Signore non ha ancora toccato il fondo del suo abbassamento. Ha percorso le
dimore degli uomini, e gli uomini non l’hanno ricevuto. Cercherà ora una culla
nella stalla degli animali senza ragione: è qui che nell’attesa dei canti
angelici, degli omaggi dei pastori e delle adorazioni dei Magi, troverà il
bue che conosce il suo Padrone, e l’asino che vien legato alla mangiatoia del suo
Signore. O Salvatore degli uomini, o Emmanuele, o Gesù, anche noi ci
recheremo alla stalla; non lasceremo compiersi solitaria e derelitta la nuova Nascita.
A quest’ora, tu vai bussando alle porte di Betlemme, senza che gli uomini vengano
ad aprirti, e dici alle anime, con la voce del divino Cantico: Aprimi o sorella
mia, amica mia, poiché il mio capo è pieno di rugiada e i miei capelli
imbevuti delle gocce della notte. Noi non vogliamo che tu abbia a passare oltre
la nostra dimora: ti supplichiamo di entrare, e ci teniamo vigilanti alla nostra
porta. Vieni dunque, o Signore Gesù, vieni.
Testo tratto da:
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, vol. I Avvento e Natale,
Alba 1956, pp. 359-75 passim.