LA CONVERSIONE DEL BUON
LADRONE
di Mons. Jean-Joseph Gaume (1802 – 1879)
Situazione delle tre croci.
– Perchè quella di Nostro Signore Gesù Cristo in mezzo. – Belle spiegazioni
di S. Efrem e di S. Cirillo. – Immagine sorprendente del giudizio finale. – Passo
di, S, Agostino e di S. Leone. – Il Buon Ladrone posto alla destra di Gesù
Cristo: nome che gli danno le lingue dell’ Oriente. – Parole di Nostro Signore Gesù
Cristo: Padre perdona loro ec.-Impressione che esse producono su Disma – Sue
parole al compagno. -Quale ne è il senso. – Sue parole a Nostro Signore Gesù
Cristo: Ricordati di me ec. – Qual ne è il senso. – Disma continua
nel suo mestiere di ladro. – Felicitazioni che glie ne fanno i Padri della Chiesa,
S Giangrisostomo, S. Ambrogio, S. Agostino, Sedulio.
Tal era circa al mezzo dì l’aspetto del Calvario. Sulla più elevata
cima del colle la Croce del Figlio di Dio: un po’al di sotto a destra, quella di
Disma, a sinistra in pari altezza, l’altra del cattivo ladrone. Intorno alle tre
croci un largo guardato dalla coorte Romana: a piè delle croci, i soldati
addetti alla guardia immediata dei crocifissi: poco più lungi, Maria, Giovanni
e le pietose donne, da un misterioso privilegio autorizzate a star presso la Croce
del salvatore: juxta Crucem stabant, al di fuori di quel cerchio, una turba
tumultuosa di popolo, che andava e veniva affin di godere dello spettacolo, e che
simile a flutti incalzati da flutti cambiava continuamente di luogo, per far meglio
intendere alla divina Vittima le bestemmie che contro di essa lanciava: praetereuntes
blasphemabant.
Qui tutto è mistero. Mistero in quell’ammasso di sarcasmi che cadono sulla
santa Vittima: è questo il letterale compimento delle profezie. Mistero nel
luogo che Gesù tiene in mezzo dei condannati: è questa la manifestazione
della sua gran qualità di Mediatore; qualità distintiva che
Egli ha nel Cielo, che ebbe sulla terra, così nel corso della sua vita, e
come alla sua morte, e che avrà il giorno del giudizio universale, e per tutta
l’eternità.
“Il luogo proprio di un mediatore, dice s. Efrem, è nel mezzo; ed è,
nel mezzo dei due condannati del Calvario, che Gesù si fa conoscere mediatore
universale. Sempre e per ogni dove Egli è nel mezzo.
In cielo è tra il Padre e lo Spirito Santo; sulla terra nasce in una stalla
fra ali angeli e gli uomini; ed è locato come la pietra angolare in mezzo
ai popoli. Nell’antica alleanza sta in mezzo alla legge ed ai profeti, de’quali riceve
gli omaggi: e nella nuova Ei mostrasi sul Taborre tra Mosè ed Elia. Sul Calvario
è in mezzo a due ladroni, e al buono si fa conoscere Dio. Giudice eterno,
Egli è collocato tra la vita presente e la futura; in mezzo ai vivi e i morti,
principio della doppia vita del tempo e dell’eternità”[1].
E che fa Egli posto così nel mezzo? “Egli fa due cose, risponde s. Cirillo.
Egli frena i malvagi e francheggia i buoni, e a traverso di tutti i secoli , e presso
tutti i popoli fa quel che faceva la colonna nel deserto. Oscura e luminosa, impediva
che le due armate nemiche si confondessero fra loro; arrestava l’Egitto e proteggeva
Israele. La provvidenza volle che sul Calvario il Cristo si trovasse in mezzo a’due
ladroni, l’uno che si converte e si salva; l’ altro che rimane impenitente, e si
danna; immagine di tutti gli eletti e di tutti i reprobi”[2].
Ora egli è di fede che al giorno del giudizio gli eletti saranno alla destra
del divino giudice, ed alla sinistra i reprobi. “E si raduneranno, dice l’Evangelio,
dinanzi a lui tutte le nazioni, ed Egli separerà gli uni dagli altri, come
il pastore separa le pecorelle dai capretti e metterà le pecorelle alla sua
destra, e i capretti alla sinistra”[3]. E perchè nulla manchi alla esattezza
della profetica immagine del Calvario, il Buon Ladrone era alla destra del Salvatore,
ed il malvagio alla sinistra. Questa particolarità, è vero, non rilevasi
dal Vangelo, ma come di tante altre la tradizione ce ne avvisa e non vi è
luogo a dubbio. Su questo punto tutti i Padri sono di sentimento unanime, ed in prova
ascoltiamo solamente s. Agostino e s. Leone.
“Se ponete mente, dice il primo, la Croce stessa fu un tribunale. Nel mezzo
sta il giudice: dall’un dei lati il ladrone che crede ed è salvato; dall’altro
il ladrone che insulta ed è condannato. Così Gesù anticipatamente
annunziava ciò che farà dei vivi e dei morti, collocati gli uni alla
destra e gli altri alla sinistra. Il buon Ladrone figura quelli che saranno alla
destra, ed il cattivo quelli che saranno alla sinistra. Il Figlio di Dio era giudicato,
e minacciava il giudizio”[4].
Il vicario stesso del divino Crocifisso, s. Leone, aggiunge: “Gesù Cristo,
Figlio di Dio, è sospeso alla croce che portò egli medesimo sulle spalle.
I due ladroni son crocifissi con lui, l’uno a destra, a sinistra l’altro; a fine,
di figurare fin sul patibolo la separazione di tutti gli uomini, che avrà
luogo nel giorno dell’universale giudizio. Il ladrone che crede è l’immagine
degli eletti; ed il ladro bestemmiatore è figura dei reprobi”[5].
Eco, non meno fedele della tradizione, le lingue orientali, chiamano ancora Lass
al Jemin, il ladrone della mano destra, quello che noi conosciamo col
nome di Buon Ladrone[6].
Frattanto elevati sulla croce erano i condannati, e la folla dei dotti e dei ricchi,
più ancora che degli ignoranti e de’ poveri poteva pascersi dello spettacolo
di loro angosce. Fino a quel punto Nostro Signore non avea risposto ai sarcasmi ed
alle bestemmie che con un sublime silenzio. Quando quasi temendo che la folgore non
iscendesse ad incenerire i colpevoli, alza gli occhi al cielo, e dalle moribonde
sue labbra si lascia sfuggire queste misericordiose parole: “Padre perdona loro,
perché non sanno quel che fanno”.
Come tutti gli spettatori, Disma le ha intese e cessa tosto di bestemmiare. Nè
di ciò pago volgesi al suo compagno, e lo sgrida dicendo: “Nemmen tu
temi Iddio trovandoti nello stesso supplizio? e quanto a noi certo che con giustizia:
perché riceviamo quel che era dovuto alle nostre azioni: ma questi nulla ha
fatto di male”. Qual è il senso di queste si inaspettate parole? Eccolo.
“Che tutti costoro che son qui liberi, né come noi alla loro ultima ora,
non temano Dio, ed insultino al Giusto che soffre, è sempre una empietà,
una bassezza; ma che noi al momento di spirar l’anima, coi nostri insulti aggraviamo
le pene del nostro compagno di supplizio, questo è più che bassezza,
è crudeltà, è odioso attentato. Ché se noi siam condannati,
l’abbiam meritato; ma questi non ha mai fatto alcun male, e muore innocente”.
Qual’è mai, o Disma, questo strano mistero? Che tu condanni ciò che
poc’anzi ti parea bene, e nel tuo complice riprovi severamente quel che or ora ti
permettevi senza scrupolo alcuno? Chi ti ha messo tali sensi nel cuore, e sulle labbra
simiglianti parole? Che avvenne mai? Qual’oracolo ti ha parlato ? Qual miracolo vedesti
tu? Ma ecco altro soggetto di sorpresa maggiore del primo. Dopo di aver sgridato
il suo compagno, Disma rivolgesi al personaggio ignoto crocifisso accanto a lui,
e gli dice: “Signore, ricordati di me giunto che tu sia nel tuo regno”.
E Gesù gli risponde: “In verità ti dico che oggi sarai meco nel
paradiso”[7].
Qui la ragione si smarrisce. Come! o Disma, questo personaggio sconosciuto che insultavi
poc’anzi lo chiami ora signore, lo proclami re, e gli chiedi un posto nel suo regno?
E questo crocifisso che è presso a morire, coperto di piaghe e di sputi, abbeverato
di oltraggi, spogliato di tutto fino anche della sua ultima veste, te lo promette
per quel medesimo giorno! “Anche una volta, domanda s. Leone, che è questo
mistero? Chi ha istruito questo ladrone? Chi gli ha dato ad un tratto la fede? Qual
predicatore gli parlò? Pure egli proclama re e Signore il suo compagno di
supplizio”[8].
“Non vi faccia meraviglia, risponde Disma; io continuo il mio mestiere di ladro,
e Gesù il suo compito di Redentore. Io ho veduto al mio fianco un ricco personaggio,
possessore di tutti i tesori della sapienza e della scienza di Dio, ed ho fatto a
suo riguardo ciò che tante volte nel corso della mia vita feci con altri.
L’occasione mi parve propizia; l’ho arrestato prima che egli partisse e l’ho spogliato
facendomi ricco delle sue spoglie”[9].
Ecco ciò che fece il Buon Ladrone; e i Padri, della Chiesa non hanno che una
voce per lodarlo di questo ultimo atto di brigantaggio. “L’avventuroso ladro,
esclama s. Ambrogio, vede che potea fare una ricca preda, e non perde un istante.
Sulla via del cielo arresta il Signore, e alla maniera dei briganti lo spoglia”[10].
S. Agostino di gran cuore si congratula con esso lui. “Fu ben fortunato questo
ladrone. Sì, ben fortunato; egli non si contenta di tendere insidie lungo
la via, ma arresta Colui che è la stessa via, il Cristo. Genere affatto nuovo
di brigantaggio! In un batter d’occhio, s’impadronisce della vita, e morendo si rende
possessore immortale, della sua preda”[11].
Un dei più grandi poeti cristiani, Sedulio, canta questa nuova impresa con
un entusiasmo più schietto e meglio giustificato di quello col quale i poeti
pagani celebravano le glorie degli antichi trionfatori. “Ei non cangiò
professione, un’ultimo atto di brigantaggio lo ha posto in possesso del regno dei
cieli”[12].
Conosciamo già il brigante nell’esercizio del suo mestiere. Ma come poté
Disma conoscere il ricco passeggero? Chi gl’ispirò l’audacia di assaltarlo?
Chi potè rivelargli il segreto di rubargli? L’ignoriamo ancora. Il divino
Crocifisso esercitando l’ officio di Redentore, fin sul patibolo ce lo insegnerà.
NOTE
[1] Orat. in sepulcr.
Christi.
[2] Lib III, De adorat.
[3] Matth., XXV, 32, 33.
[4] «Tamen et ipsa crux, si attendas, tribunal fuit: in medio enim judice constituto,
unus latro, qui, credidit, liberatus; alter, qui insultavit, damnatus est. Jam significabat
quod facturus est de vivis et mortuis; alios positurus ad dexteram, alios ad sinistram;
similis alter latro futuris ad dexteram, similis alter futuris ad sinistram judicabatur,
et judicium minabatur». In Joan. Tract. XXXI, n. 11, ad fin, Opp., t. III,
p. alter., p. 2023.
[5] «Jesus Christus, Filius Dei, cruci, quam ipse gestarat, affixus est, duobus
latronibus, uno ad dexteram ipsius, alio ad sinistram similiter crucifixus; ut etiam
in ipsa patibuli specie monstraretur illa quae in judicio ipsius omnium hominum est
facienda discretio, cum et salvandorum figuram fides credentis latronis exprimeret,
et damnandorurn figuram blasphemantis impietas prenotaret». Ser. IV.
De Pass.
[6] D’Herbelot, Bibl. orient., p. 512, in fol.
[7] Luc. XXIII, 42, 43.
[8] « Quae istam fidem exhortatio persuasit? quae doctrina imbuit? quis praedicator
accendit? Tamen Dominum confitetur et Regem, quem videt supplicii sui esse consortem».
Serm. 11, De Pass. Dom.
[9] «Vidisti quomodo neque in cruce artis suae obliviscitur, sed per ipsam
confessionem praedatur regnum». S. Chrysost. Ser. in Parasc.
[10] «Aggreditur in itinere Dominum, et more latronum eum spoliare nititur».
Serm. V in Dom. III Adv.
[11] «Ille autem beatus latro, beatus, inquam, non jam juxta viam insidias
tendens, sed viam ipsam in Christo tenens, ac vitae praedam subito rapiens, immutato
genere et nova spolia do morte propria reportans». Ser. XLV. in append.
Apud Orilia, par. II, c. I. p. 54.
[12] Abstulit iste suis coelorum regna rapinis.- Carm. V. Paschal.
Testo tratto da: Mons. Gaume,
Storia del buon ladrone, Prato, 1868, pp. 121-128.