«La Comunione spirituale»
del R.P. Huguet, marista
Allorquando un’anima ama davvero il divin Salvatore, trova che non le basta di riceverlo nel suo cuore una volta sola al giorno; le ore che la separano dal momento della comunione le sembrano lunghe e malinconiche, e sospirando continuamente dietro al suo diletto cerca nella comunione spirituale un ingegnoso compenso al suo amore.
«Se il mio Confessore non mi avesse insegnata questa maniera di comunione, io non avrei potuto vivere», diceva la beata Angela della Croce.
La comunione spirituale, raccomandata dal santo Concilio di Trento, è un’estensione vantaggiosssima del Sacramento adorabile della Eucaristia, la quale produce ed aumenta la grazia secondo i gradi di amore e l’ardore dei desideri l’accompagnano. Anche accade alcuna volta che il frutto della comunione spirituale eguaglia quello della comunione sacramentale, questo ha luogo quando la fede è più viva e il desiderio più ardente. Nostro Signore può, anche senza venire corporalmente nei nostri cuori, comunicarci tutta l’abbondanza delle sue grazie. Non rese forse la sanità al servo dell’umile Centurione che gli diceva: Signore, io non son degno che entriate nella mia casa, ma dite solamente una parola, ed il mio servo sarà guarito? Altrettanto avvenne alla figliuola del principe della Sinagoga ed alla figliuola della Cananea. Gesù Cristo le guarì senza né vederle toccarle, come soleva fare riguardo ai malati. Or quello che ha fatto allora per i mali del corpo, come dubitare che lo possa fare per le malattie dell’anima? Teniamo pure per fermo, che l’umile desiderio di un’anima che prega, può anche adesso altrettanto presso del nostro Salvatore; e se noi lo desidereremo con ardore e lo pregheremo con umiltà, egli verrà spiritualmente in noi, guarirà le nostre infermità, fortificherà la nostra debolezza è ci ricolmerà delle sue grazie.
Sta scritto nella bolla di canonizzazione di S. Bonaventura, che un giorno egli aveva un desiderio ardentissimo di fare la Comunione, ma che per umiltà non osava accostarsi all’altare: Gesù, il quale è venuto sulla terra per recarvi il fuoco del cielo, gradì questa disposizione del suo servo, e quando il sacerdote diceva l’Agnus Dei, si spiccò una parte dell’ostia e volò miracolosamente nella bocca del Santo. L’ardore dell’amor suo trasse nel suo cuore il divin fuoco che arde sui nostri per infiammarci. Or quello che succedette visibilmente a S. Bonaventura, succederà invisibilmente per noi se, come lui, avremo un grandissimo desiderio di ricevere il nostro Dio.
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi fin dalla sua più tenera età aveva un desiderio estremo di comunicarsi, ma non potendo farlo a cagione dell’età,s’avvicinava alla sua buona madre nel giorno in cui questa faceva la comunione, gustando così, la sue delizie vicino a quelli che avevano avuto la bella sorte di ricevere Gesù Cristo.
Per un’anima che ama Gesù non vi è cosa più facile, che il fare spesso la comunione spirituale; e comunicare spiritualmente vuol dire compiacersi delle perfezioni infinite di Gesù Cristo ed invitarlo a venire a fermare nel nostro cuore il suo regno.
Comunicare spiritualmente vuol dire desiderare notte e giorno di parlare, da cuore a cuore con Gesù, invidiare, per così dire, la sorte della piccola lampada che arde e si consuma alla sua presenza ed affrettare col desiderio il felice momento, in cui sciolti dai vicoli del corpo potremo amarlo senza mutamento e senza misura.
Siate dunque costante, o anima devota, a far soventi la comunione spirituale; fate allora un atto di fede, credendo fermamente nella presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia; un atto di, amore pentendovi dei vostri peccati, dandogli il vostro cuore, e finalmente un atto di desiderio, invitando Gesù Cristo a discendere nella vostra anima. Innalzate il vostro cuore verso Dio dicendogli:
«Signore, io non son degno di ricevervi, ma la mia stessa miseria e la mia indegnità mi fanno desiderare anche più ardentemente questo cibo celeste. La mia languidezza è estrema, perché, come dice lo Spirito Santo, una speranza differita affligge sempre l’animo. Oh! quanto è lunga una settimana, o mio Dio, quando altri vi desidera e vi ama. Ma poiché io non posso oggi partecipare d’ un bene così grande, datemi almeno le briciole preziose che cadono dalla vostra mensa. Basta che voi, o divino Gesù, mi volgiate uno sguardo; e per arricchirmi dei tesori della vostra grazia basta che lo vogliate: comandate, o Signore, ed io sarò giustificato. Se una volta bastava mirare il serpente di bronzo per guarire dalla morsicatura dei serpenti, mi basterà pure guardarvi con pura e viva fede, e con una brama ardente di ricevervi per guarire da tutte le piaghe dell’anima mia Venite, mio Gesù, venite a prendere possesso del mio cuore, ed a renderlo degno d’unirsi al vostro; venite, perché senza di voi tutte le ore passano nella mestizia, voi solo siete la mia, gioia nel tempo e nella eternità«.
Testo tratto da: R. P. Huguet, L’anima levata nella considerazione dell’Eucaristia, Torino: Speirani, 1988/2, pp. 203-208.