S.
Luigi Maria Grignion de Montfort
«IL SEGRETO AMMIRABILE DEL SANTO ROSARIO
PER CONVERTIRSI E SALVARSI»
TERZA DECINA
L’ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO NELLA MEDITAZIONE DELLA VITA E DELLA, PASSIONE DI
N.S. GESÙ CRISTO
ROSA VENTUNESIMA
I quindici misteri del Rosario
[60] Cosa sacra che difficilmente
si può comprendere è un mistero. Le opere di Cristo Gesù sono
tutte sacre e divine, perché Egli è uomo e Dio insieme; quelle della
Vergine sono santissime, perché ella è la più perfetta fra tutte
le pure creature. Ben a ragione le opere di Gesù e della sua santa Madre sono
dette «misteri» perché sono ricolme delle innumerevoli meraviglie, perfezioni,
delle sublimi e profonde istruzioni che lo Spirito Santo rivela agli umili ed ai
semplici che le apprezzano.
Queste opere di Gesù e di Maria possono essere chiamate fiori stupendi, il
profumo e la bellezza dei quali sono noti soltanto a coloro che si avvicinano ad
essi, ne aspirano la fragranza e ne aprono la corolla con una attenta e seria meditazione.
[61] San Domenico distribuì la vita di Nostro Signore e della Vergine santa
in quindici misteri che ci presentano le loro virtù e le principali azioni;
sono quindici quadri, le cui scene ci devono servire di regola e di guida nel nostro
modo di vivere; quindici fiaccole per far luce ai nostri passi in questo mondo; quindici
specchi luminosi adatti per conoscere Gesù e Maria, per conoscere noi stessi
e per accendere nel nostro cuore il fuoco del loro amore; quindici fornaci per consumarci
totalmente nelle loro celesti fiamme.
Fu la Madonna ad insegnare a san Domenico questo eccellente modo di pregare quando
gli ordinò di predicarlo per risvegliare la pietà dei cristiani e per
far rivivere nei cuori l’amore per Gesù Cristo. L’insegnò anche al
beato Alano della Rupe: «La recita di centocinquanta Ave Maria è
una preghiera molto utile – gli aveva detto – ed è un omaggio che gradisco
immensamente. E questa recita del saluto angelico mi piace ancor di più se
coloro che la praticano vi uniranno la meditazione della vita, della passione e della
gloria di Gesù Cristo, poiché tale meditazione è l’anima di
questa preghiera». Infatti, senza la meditazione dei sacri misteri della nostra
redenzione, il Rosario sarebbe quasi come un corpo senz’anima, una materia eccellente
priva di forma, poiché è proprio la meditazione che distingue il Rosario
dalle altre devozioni.
[62] La prima parte del Rosario contiene cinque misteri: il primo è l’Annunciazione
dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine, il secondo è la Visitazione di
Maria a santa Elisabetta, il terzo è la Nascita di Gesù Cristo,
il quarto è la Presentazione del bambino Gesù al tempio e la
Purificazione della santa Vergine, il quinto, il Ritrovamento di Gesù
nel tempio fra i dottori. Si chiamano gaudiosi questi misteri a causa della
gioia che recarono all’universo intero: la Vergine santa e gli Angeli furono inondati
di gioia nel felice istante in cui il Figlio di Dio si incarnò; santa Elisabetta
e san Giovanni Battista furono ripieni di gioia per la visita di Gesù e di
Maria; il cielo e la terra si rallegrarono alla nascita del Salvatore; Simeone fu
consolato e ripieno di letizia quando ricevette Gesù fra le braccia; i dottori
erano rapiti di ammirazione nell’ascoltare le risposte di Gesù. E chi saprà
esprimere la gioia di Maria e di Giuseppe nel ritrovare Gesù dopo tre giorni
di assenza?
[63] La seconda parte del Rosario si compone anch’essa di cinque misteri, detti Misteri
dolorosi perché ci presentano Gesù oppresso dalla tristezza, coperto
di piaghe, carico di obbrobri, di dolori e di tormenti. Il primo di tali misteri
è la preghiera di Gesù e la sua Agonia nel giardino degli Ulivi;
il secondo, la sua Flagellazione; il terzo, la sua Incoronazione dì
spine; lì quarto, la salita di Gesù al Calvario, carico della
croce; il quinto, la sua crocifissione e morte sul Calvario.
[64] La terza parte del Rosario contiene cinque altri misteri detti gloriosi perché
in essi contempliamo Gesù e Maria nel trionfo e nella gloria. Il primo è
la Risurrezione di Cristo Gesù il secondo, la sua Ascensione al
cielo; il terzo, la Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli; il quarto,
l’Assunzione della gloriosa Vergine Maria; il quinto, la sua Incoronazione.
Sono questi i quindici fiori profumati del Roseto mistico sui quali le anime
pie amano soffermarsi come api sagge per coglierne il succo mirabile e come porre
il miele di una solida devozione.
ROSA VENTIDUESIMA
La meditazione dei misteri ci rende conformi a Gesù
[65] Precipua cura dell’anima cristiana è di tendere alla perfeziono:
Fatevi, dunque, imitatori di Dio quali figli carissimi (Ef 5,1), ci
dice il grande Apostolo.
E’ un obbligo, questo, contenuto nell’eterno decreto della nostra predestinazione,
essendo l’unico mezzo ordinato per giungere alla gloria eterna.
San Gregorio Nisseno dice graziosamente che noi siamo dei pittori: l’anima nostra
è la tela preparata su cui passano i pennelli; le virtù sono i colori
che servono per dar risalto alla bellezza dell’originale da riprodurre: Gesù
Cristo, immagine viva e rappresentazione perfetta dell’eterno Padre. Come, dunque,
un pittore per eseguire il ritratto dal vero si pone davanti all’originale e ad ogni
pennellata lo osserva, così il cristiano deve sempre tenere presente la vita
e le virtù di Gesù Cristo per dire, pensare e fare soltanto ciò
che è conforme ad esse.
[66] Per aiutarci nell’importante opera della nostra predestinazione, la Vergine
santa ordinò a san Domenico di esporre ai devoti del Rosario i sacri misteri
della vita di Gesù Cristo non soltanto perché adorino e glorifichino
Nostro Signore, ma soprattutto perché regolino la loro vita sulle opere e
virtù di Lui. Come i bambini, infatti, imitano i loro genitori osservandoli
e conversando con loro e ne imparano il modo di esprimersi ascoltandoli parlare;
come un apprendista impara l’arte guardando lavorare il maestro, così i fedeli
confratelli del Rosario, meditando devotamente le virtù di Gesù Cristo
nei quindici misteri della sua vita, diventano somiglianti al divino Maestro
con l’aiuto della sua grazia e per l’intercessione della Vergine santa.
[67] Se Mosè ordinò al popolo ebreo da parte di Dio stesso di non dimenticare
mai i benefici di cui l’aveva colmato, con maggior ragione il Figlio di Dio può
comandarci di imprimere nel nostro cuore e di avere costantemente davanti agli occhi
i misteri della sua vita, passione e gloria, poiché questi sono altrettanti
benefici dei quali ci favorì e con i quali ci mostrò l’eccesso del
suo amore per la nostra salvezza.
«Voi tutti che passate per la via – ci dice – considerate e osservate se
ci sono dolori simili ai dolori ch’io ho sofferto per amor vostro. Ricordatevi della
mia povertà e del mio annientamento, pensate all’assenzio e al fiele che presi
per voi nella mia passione» (Cfr. Lam 1,12; 3,19). Queste parole e molte
altre che si potrebbero ricordare, convincono abbastanza dell’obbligo che abbiamo
di non contentarci di recitare vocalmente il Rosario in onore di Cristo Gesù
e della Vergine santa, ma di recitarlo meditandone i sacri misteri.
ROSA VENTITREESIMA
Il Rosario, memoriale della vita e della morte di Gesù
[68] Gesù, il divino sposo dell’anima nostra, l’amico dolcissimo, desidera
che ricordiamo i suoi benefici e li stimiamo sopra ogni cosa. Egli prova una gioia
sovrabbondante, come la Vergine e tutti i Santi del Paradiso, quando noi meditiamo
devotamente e con affetto i misteri del Rosario che sono gli effetti più evidenti
del suo amore per noi e i doni più ricchi ch’egli potesse farei, poiché
è proprio per tali doni che la Vergine stessa e tutti i Santi godono della
gloria eterna.
La beata Angela da Foligno un giorno pregò Nostro Signore che le insegnasse
con quale esercizio avrebbe potuto onorarlo meglio. E Gesù le apparve appeso
alla croce e le disse: «Figlia mia, osserva le mie piaghe». E così
ella apprese dall’amabilissimo Salvatore che nulla gli era più gradito quanto
la meditazione sulle sue sofferenze. Poi Gesù le mostrò le ferite del
capo, le rivelò parecchi particolari dei tormenti patiti, e soggiunse: «Tutto
questo ho sofferto per la tua salvezza; che cosa puoi fare tu che uguagli il mio
amore per te?».
[69] Il santo Sacrificio della Messa onora infinitamente la Santissima Trinità
perché è rappresentazione della Passione di Gesù Cristo ed è
offerta da parte nostra dei meriti della sua obbedienza, delle sofferenze e del sangue
suo. L’intera Corte celeste ne riceve, anch’essa, sovrabbondanza di gloria; parecchi
autori, con san Tommaso, ci parlano, per lo stesso motivo, della gioia degli Angeli
nel vedere i fedeli accostarsi alla comunione sia perché il SS. Sacramento
è il memoriale della Passione e della Morte di Cristo Gesù, sia perché
con tale mezzo gli uomini partecipano ai frutti della redenzione e assicurano la
propria salvezza.
Ora, il santo Rosario, recitato con la meditazione dei misteri, è un sacrificio
di lode a Dio per il beneficio della nostra Redenzione; è un devoto ricordo
della sofferenza, della morte e della gloria di Gesù Cristo. E’ vero, perciò,
che il Rosario dà gloria e gioia di sovrabbondanza a Gesù Cristo, alla
Vergine santa e a tutti i beati poiché essi nulla desiderano di più
importante, per la nostra felicità eterna, che vederci impegnati in un esercizio
tanto glorioso per il nostro Salvatore e tanto salutare per noi.
[70] Il Vangelo ci assicura che un peccatore che si converte e fa penitenza procura
gioia a tutti gli Angeli. Se per rallegrare gli Angeli basta che un peccatore lasci
le vie del peccato e ne faccia penitenza, quale gioia, quale giubilo sarà
per l’intera Corte celeste, quale gloria per Gesù stesso vederci qui in terra
meditare devotamente e con amore le sue umiliazioni, i suoi tormenti, la sua morte
crudele e ignominiosa? Vi può essere, forse, qualcosa di più efficace
per commuoverci e indurci a sincera penitenza?
Il cristiano che non medita sui misteri del Rosario dà prova di molta ingratitudine
verso Cristo Gesù e rivela d’avere poca stima per quanto il divino Salvatore
ha sofferto per la salvezza del mondo. Il suo contegno sembra dire ch’egli ignora
la vita di Gesù, che si preoccupa ben poco di sapere ciò che Gesù
fece e sofferse per redimerci. Un tale cristiano deve temere assai che, non avendo
conosciuto Gesù Cristo o avendolo dimenticato, Egli lo respinga nel giorno
del giudizio con quel rimprovero: «In verità ti dico, non ti conosco»
(Mt 25,12).
Meditiamo, dunque, la vita e le sofferenze del Salvatore nel santo Rosario, impariamo
a conoscerlo bene, a riconoscere i suoi benefici affinché Egli ci riconosca
per suoi figli e amici nel giorno del giudizio.
ROSA VENTIQUATTRESIMA
La meditazione dei misteri del Rosario, grande mezzo di perfezione
[71] I santi facevano oggetto principale di studio la vita di Gesù Cristo
e ne meditavano le virtù e patimenti: è così che giunsero alla
perfezione cristiana.
San Bernardo incominciò da tale esercizio e vi perseverò sempre e fedelmente:
«Dall’inizio della mia conversione – egli dice – io feci un mazzetto di
mirra, composto dei dolori del mio Salvatore e me lo posi sul cuore pensando ai flagelli,
alle spine e ai chiodi della passione e impegnandomi con tutto l’animo a meditare
ogni giorno su questi misteri».
Questo era anche l’esercizio dei Martiri: noi ammiriamo il modo con cui seppero trionfare
dei più crudeli tormenti. Ma «donde poteva venire – osserva san Bernardo
– la mirabile costanza dei martiri se non dalle piaghe di Gesù Cristo,
sulle quali essi frequentemente meditavano? Dov’era l’anima di questi generosi atleti,
quando il loro sangue colava e i loro corpi erano straziati dai supplizi, se non
nelle piaghe di Gesù Cristo? E quelle piaghe li rese invincibili».
[72] Anche la santissima Madre del Salvatore meditò durante tutta la sua vita,
sulle virtù e le sofferenze del Figlio. Quando, alla nascita di Lui, udì
gli Angeli cantare l’inno di gioia, quando vide i pastori adorarlo nella stalla,
la sua anima, rapita di ammirazione, meditava su tutte quelle meraviglie: ella paragonava
le grandezze del Verbo incarnato al suo profondo abbassamento; la paglia e la mangiatoia
col trono e il seno del Padre; la potenza di Dio con la debolezza di un bambino,
la sapienza di lui con la semplicità.
La Vergine disse un giorno a santa Brigida: «Quando contemplavo la bellezza, la
modestia e la sapienza di mio Figlio, l’anima mia era fuori di sé per la gioia,
e quando consideravo che le sue mani e i suoi piedi sarebbero stati trafitti dai
chiodi, versavo copiose lacrime e il cuore mi si spezzava per la tristezza e il dolore».
[73] Dopo l’Ascensione di Gesù, la Madonna trascorse il resto della vita nel
visitare i luoghi santificati dal Salvatore con la sua presenza e i suoi tormenti.
E ivi meditava sull’eccesso della sua carità e sui rigori della passione.
Lo stesso esercizio fece santa Maria Maddalena nei trent’anni che visse solitaria
nella grotta della «Sainte-Baume». San Girolamo dice che questa era anche la devozione
dei primi fedeli: «da tutti i paesi del mondo – egli scrive – venivano
in Terra santa per imprimersi più profondamente nel cuore l’amore e il ricordo
del Salvatore degli uomini, alla vista degli oggetti e dei luoghi consacrati dalla
nascita, dalle fatiche, dalle sofferenze e dalla morte di Lui».
[74] Tutti i cristiani hanno una sola fede, adorano un solo Dio, sperano la stessa
felicità nel cielo; tutti conoscono un solo Mediatore, Gesù Cristo;
tutti, dunque, devono imitare questo divino modello e perciò considerare i
misteri della sua vita, delle virtù e della sua gloria.
E’ un errore credere che la meditazione delle verità della fede e dei misteri
della vita di Gesù sia solo per i sacerdoti, i religiosi e per coloro che
si sono ritirati dai fastidi del mondo. Se i religiosi e gli ecclesiastici hanno
l’obbligo di meditare sulle grandi verità della nostra santa religione perché
rispondano degnamente alla loro vocazione, i secolari vi sono altrettanto obbligati
a causa dei pericoli di perdersi nei quali si trovano ogni giorno. Devono, perciò,
armarsi del ricordo assiduo della vita, delle virtù e delle sofferenze del
Salvatore che i quindici misteri dei Rosario presentano.
ROSA VENTICINQUESIMA
Tesori di santificazione racchiusi nelle preghiere e nelle meditazioni del Rosario
[75] Nessuno mai potrà comprendere i tesori mirabili di santificazione
contenuti nelle preghiere e nei misteri del Rosario. La meditazione dei misteri della
vita e della morte di Nostro Signore Gesù Cristo è sorgente dei più
meravigliosi frutti per chi vi si applica. Oggi si vogliono cose che colpiscano,
che com-muovano, che producano nell’animo impressioni profonde. Ma esiste mai al
mondo una storia più commovente di quella stupenda del Redentore che si dispiega
al nostro sguardo in quindici quadri che ricordano le grandi scene della vita, morte,
gloria del Salvatore del mondo? Quali preghiere sono più eccellenti e più
sublimi dell’orazione domenicale e dell’Ave dell’Angelo? In esse sono racchiusi tutti
i nostri desideri, tutti i nostri bisogni.
[76] La meditazione dei misteri e delle preghiere del Rosario è la più
facile fra tutte le orazioni poiché la varietà delle virtù e
degli stati di Gesù su cui a mano a mano si riflette, ricrea e fortifica in
modo ineffabile lo spirito e impedisce le distrazioni. I sapienti trovano in queste
formule la dottrina più elevata, i semplici le istruzioni più familiari.
Prima di elevarsi al grado più sublime della contemplazione bisogna passare
per questa facile meditazione. Tale è il pensiero di san Tommaso d’Aquino
(S. Th, IIa IIae p. 182, art. 3); è il consiglio ch’egli suggerisce
quando dice che bisogna prima allenarsi come in -un campo di battaglia con l’acquisto
di tutte le virtù di cui abbiamo il modello perfetto nei misteri del santo
Rosario. E’, infatti, proprio in quella meditazione – dice il dotto Cajetano -che
otterremo l’intima unione con Dio, senza la quale la contemplazione è soltanto
un’illusione capace di sedurre le anime.
[77] Se i falsi illuminati dei nostri giorni, i quietisti, avessero seguito questo
consiglio, non avrebbero subìto tante vergognose cadute né causato
tanti scandali. E’ singolare illusione del demonio credere che esistano preghiere
più sublimi del Pater e dell’Ave, e abbandonare queste preghiere divine che
sono sostegno, forza e custodia dell’anima.
Convengo che non, sempre è necessario recitarle vocalmente e che la preghiera
interiore è, in certo senso, più perfetta della vocale: ma vi assicuro
che è molto pericoloso, per non dire dannoso, abbandonare di propria iniziativa
la recita del Rosario col pretesto di una più perfetta unione con Dio. L’anima
sottilmente orgogliosa, ingannata dal demonio meridiano, si sforza quanto le è
possibile per elevarsi interiormente al grado sublime dell’orazione dei Santi, disprezza
e trascura, perciò, i tradizionali metodi di preghiera che giudica buoni solo
per le anime ordinarie; chiude da sé medesima l’orecchio al saluto di un Angelo
e perfino alla preghiera composta da Dio e da Lui praticata e comandata: Voi pregherete
così: Padre nostro (Mt 6,9. 53 Il Montfort pone in nota il testo seguente
di S. CATERINA DA SIENA, Rivelazioni: « Chiunque, giusto o peccatore, ricorre
a Lei con devoto rispetto non sarà mai né deluso né divorato
dal demonio dell’inferno»). E in tal modo cade da illusione in illusione,
da precipizio in precipizio.
[78] Credimi, caro confratello del Rosario, vuoi tu arrivare ad un alto grado di
orazione, senza affettazioni e senza i pericoli di cadere nelle illusioni del demonio,
tanto comuni nelle persone pie, recita tutti i giorni, se puoi, il Rosario intero
o almeno una parte. Può darsi che, per grazia di Dio, ci sei già arrivato:
allora, se vuoi restarci e progredire nell’umiltà, conserva la pratica del
santo Rosario; una anima fedele alla recita quotidiana del Rosario, infatti, non
sarà mai formalmente eretica né potrà essere ingannata dal demonio:
è, questa, un’affermazione che sottoscriverei con il mio sangue.
Se, poi, Dio, per sua misericordia, ti attira a sé mentre dici il Rosario,
tanto potentemente come fece con alcuni Santi, lasciati pure attirare, abbandonati
a
Lui, lascia che Egli operi e preghi in te, e a modo suo reciti in te il Rosario;
e questo ti sarà sufficien-te e per la giornata. Se invece sei solamente nella
con-templazione attiva o orazione ordinaria di quiete, di presenza di Dio e di affetto,
allora hai ancor meno motivo di tralasciare il Rosario poiché, ben lontano
dal farti retrocedere nell’orazione e nella virtù, esso ti sarà di
meraviglioso aiuto, vera scala di Giacobbe dai quindici gradini per i quali salirai
di virtù in vir-tù, di chiarezza in chiarezza e giungerai facilmente,
senza illusioni, fino alla pienezza dell’età di Gesù Cristo.
[79] Guardati bene dall’imitare l’ostinazione di quella pia persona di Roma di cui
si parla in Le Meraviglie del Rosario. Era costei tanto devota e tanto fervorosa
da confondere con la sua santa vita i religiosi più austeri della Chiesa di
Dio. Un giorno, volle consultare san Domenico ed essendosi, perciò, confessata
da lui, questi le impose come penitenza la recita di un solo Rosario e la consigliò
anche di recitarlo ogni giorno. Immediatamente lei prese a scusarsi: aveva i suoi
esercizi, tutti ben regolati, acquistava ogni giorno l’indulgenza delle Stazioni
di Roma, portava sempre il cilicio, si dava la disciplina più volte nella
settimana, faceva tanti digiuni ed altre penitenze. San Domenico la esortò
con insistenza a seguire il suo consiglio, ma lei non ne volle sapere; uscì
dal confessionale quasi scandalizzata dal modo di procedere di quel nuovo direttore
che la voleva persuadere ad accettare una devozione contraria al suo gusto.
Qualche tempo dopo, stando in preghiera e rapita in estasi, ella vede la sua anima
obbligata a comparire davanti al Supremo Giudice. San Michele mette su un piatto
della bilancia tutte le sue penitenze e preghiere e sull’altro i suoi peccati e le
sue imperfezioni, poi alza la bilancia ed ecco: il piatto delle buone opere sale,
sale, e non può fare da contrappeso al piatto dei peccati e delle imperfezioni.
Angosciata, ella implora misericordia e si rivolge alla Vergine Santa, sua Avvocata,
la quale lascia cadere sul piatto delle buone opere l’unico Rosario che aveva recitato
per penitenza. Questo è tanto pesante da stabilire l’equilibrio tra i peccati
e le buone opere. In pari tempo la Vergine la rimprovera per essersi rifiutata di
seguire il consiglio del suo servo Domenico di recitare ogni giorno il santo Rosario.
Ritornata in sé la pia donna andò a gettarsi ai piedi di san Domenico
e, raccontato quanto le era accaduto, gli chiese perdono per l’incredulità
e promise di recitare il Rosario tutti i giorni. Giunse, così, alla perfezione
cristiana ed alla gloria eterna.
O anime d’orazione, imparate da questo fatto quanto sia efficace, preziosa e importante
la pratica del santo Rosario con la meditazione dei misteri.
[80] Chi fu più elevata nell’orazione di santa Maddalena che sette volte al
giorno era trasportata dagli Angeli al di sopra del Saint-Pillon e che era stata
alla scuola di Gesù e della santa sua Madre? Eppure un giorno ella chiese
a Dio un mezzo efficace per avanzare nell’amore per Lui e giungere alla più
alta perfezione. L’arcangelo san Michele le disse da parte di Dio di non conoscerne
altro che quello di considerare i misteri dolorosi ch’ella aveva già visto
svolgersi sotto i propri occhi, ai piedi della croce ch’egli Aveva piantato davanti
alla grotta dove lei era rifugiata.
L’esempio di san Francesco di Sales, il grande direttore di anime spirituali del
suo tempo, possa risolvervi a far parte della confraternita così santa del
Rosario! Santo come era, egli si obbligò con voto a recitarlo per intero ogni
giorno della sua vita. Anche san Carlo Borromeo lo recitava tutti i giorni e lo raccomandava
con insistenza ai suoi sacerdoti, ai chierici del seminario e a tutto il popolo.
Il beato Pio V, uno dei più grandi Pontefici che governarono la Chiesa, recitava
ogni giorno il Rosario. San Tommaso da Villanova, arcivescovo di Valenza, sant’Ignazio,
san Francesco Saverio, san Francesco Borgia, santa Teresa, san Filippo Neri e molti
altri illustri personaggi che non nomino, si distinsero in questa devozione. Seguitene
l’esempio: i vostri direttori spirituali saranno soddisfatti e se li informerete
dei frutti che ne avrete ricavato, saranno essi stessi i primi a consigliarvelo.
ROSA VENTISETTESIMA
[81] Per invogliarti ancor più ad abbracciare questa devozione delle anime
grandi, aggiungo che il Rosario recitato con la meditazione dei misteri:
1) ci eleva insensibilmente alla perfetta conoscenza di Gesù Cristo;
2) purifica le anime nostre dal peccato;
3) ci rende vittoriosi su tutti i nostri nemici;
4) ci facilita la pratica delle virtù;
5) ci infiamma d’amore per Gesù;
6) ci arricchisce di grazie e di meriti;
7) ci fornisce i mezzi per pagare a Dio e agli uomini tutti i nostri debiti e infine
ci ottiene ogni sorta di grazie.
[82] La conoscenza di Gesù Cristo è la scienza dei cristiani, la scienza
della salvezza; supera in eccellenza e in pregio -dice san Paolo – tutte le scienze
umane: 1) per la dignità dell’oggetto, un Dio-uomo, al cospetto del Quale
l’universo intero non è che una stilla di rugiada o un granello di sabbia;
2) per l’utilità poiché le scienze umane ci riempiono solo di vanità
e del fumo d’orgoglio; 3) per la sua necessità poiché non è
possibile salvarsi senza la conoscenza di Gesù Cristo, mentre chi ignora tutte
le altre scienze ma è istruito nella scienza di Cristo Gesù, sarà
salvo.
Benedetto Rosario, che ci dai questa scienza e conoscenza di Gesù facendocene
meditare la vita, la morte, la passione e la gloria! La regina di Saba, ammirata
per la saggezza di Salomone, esclamò: Beati i tuoi uomini, beati questi
tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza! (1
Re 10,8. Cfr. Gv 17,3). Ma più felici sono i fedeli che meditano
attentamente la vita, le virtù, le sofferenze e la gloria del Salvatore, perché
acquistano con tale mezzo, la perfetta conoscenza di Lui nella quale consiste la
vita eterna.
[83] La Vergine santa rivelò al beato Alano che non appena san Domenico prese
a predicare il Rosario, i peccatori più induriti si commossero e piansero
amaramente le loro colpe. Perfino i giovanetti fecero delle incredibili penitenze;
ovunque predicava il Rosario il fervore era tanto grande che i peccatori cambiarono
vita, edificando tutti con le penitenze e l’emendamento della loro vita.
Se quindi ti senti la coscienza gravata di colpe, prendi la corona e recita una parte
del Rosario in onore di qualche mistero della vita, della passione o della gloria
di Gesù. E sii convinto che mentre mediterai ed onorerai quei misteri Egli
mostrerà al Padre celeste le sue sacre Piaghe, intercederà per te e
ti otterrà la contrizione ed il perdono dei peccati.
Disse un giorno Nostro Signore al beato Alano: «Se questi poveri peccatori recitassero
spesso il mio Rosario parteciperebbero ai meriti della mia passione, ed io come loro
avvocato, placherei la divina giustizia».
[84] La vita dell’uomo è una guerra ed una tentazione continua; noi dobbiamo
lottare non con nemici di carne e di sangue ma contro le potenze stesse dell’inferno
(Cfr. Ef 6, 12. Ef 6,1 1). Quali armi migliori impugneremo noi allora se non
la preghiera insegnataci dal nostro grande Capitano e il saluto angelico che scacciò
i demoni, distrusse il peccato e rinnovò il mondo? Se non la meditazione della
vita, della passione di Cristo Gesù, del pensiero della quale ci dobbiamo
armare come ordina san Pietro – per difenderci dagli stessi nemici che Egli vinse
e che ci assalgono ogni giorno?
«Da quando il demonio fu vinto dall’umiltà e dalla passione di Gesù
Cristo – scrive il card. Hugues – non può quasi più attaccare
un’anima che sia armata della meditazione di questi misteri. E se l’attacca, ne è
ignominiosamente vinto». Rivestitevi, dunque, dell’armatura di Dio.
[85] Impugnate quest’arma di Dio, il santo Rosario, e schiaccerete il capo al
demonio, resisterete a tutte le tentazioni. Certamente è per questo motivo
che anche la semplice corona materiale fa tanta paura al diavolo e i Santi se ne
sono spesso serviti per incatenarlo e scacciarlo dal corpo degli ossessi, come attestano
molti fatti.
[86] Un tale – narra il beato Alano – avendo tentato inutilmente ogni pratica devota
per essere liberato dallo spirito maligno che lo possedeva, pensò di mettersi
al collo la corona del Rosario; ne ebbe sollievo. Constatando poi, che quando se
la toglieva il demonio riprendeva a tormentarlo crudelmente, decise di portarla al
collo giorno e notte: in tal modo gli riuscì di scacciare per sempre il diavolo
che non poteva sopportare quella orribile catena. Il beato Alano assicura inoltre,
di aver egli stesso liberato molti ossessi ponendo loro al collo la corona.
[87] Il Padre Giovanni Amát, domenicano, predicava il quaresimale in una contrada
del regno d’Aragona. Un giorno gli fu presentata una giovanetta posseduta dal demonio.
Egli tentò più volte di esorcizzarla, ma non ottenendo alcun risultato
le pose al collo la propria corona del Rosario. Immediatamente la fanciulla dette
in smanie e in urla spaventose: «Via, via questi grani – gridava – che
mi tormentano; toglietemeli». Per compassione verso la povera figliola il Padre
gliela tolse. La notte seguente mentre questi riposava, gli stessi demoni che possedevano
la giovane s’avventarono rabbiosamente su di lui per impadronirsi della sua persona;
egli, però, con la corona che teneva stretta in mano, nonostante gli sforzi
che quelli facevano per strappargliela, li flagellò con energia e li mise
in fuga con la ripetuta invocazione: «Santa Maria, nostra Signora del Rosario,
aiutami».
L’indomani, mentre si recava in chiesa, s’imbatté con l’infelice giovanetta
tuttora posseduta dai demoni; uno di questi gli disse burlandosi di lui: Frate, se
tu non avessi avuto la corona ti avremmo conciato per le feste. Il Padre allora gettò
di nuovo la corona al collo della giovanetta dicendo: «Per i sacratissimi nomi
di Gesù e di Maria sua Madre e per la virtù del Santo Rosario, io vi
comando, o maligni spiriti, di uscire subito da questo corpo». I diavoli furono
costretti ad obbedire all’istante e la ragazza fu liberata.
Questi fatti dimostrano quanta sia la forza del santo Rosario per vincere ogni tentazione
del demonio ed ogni pericolo di peccato perché i grani benedetti della corona
lo mettono in fuga.
ROSA VENTOTTESIMA
[88] Sant’Agostino assicura che non vi è esercizio tanto fruttuoso e utile
per la salvezza quanto il pensare di frequente alle sofferenze di Nostro Signore
(S. Agostino, Sermo 23 ad fratres in eremo PL 40, 1273-1274). Il beato Alberto
Magno, maestro di san Tommaso, seppe per rivelazione che il semplice ricordo ossia
la meditazione della passione di Gesù è più meritoria per il
cristiano che digiunare a pane ed acqua ogni venerdì per un intero anno o
disciplinarsi a sangue ogni settimana o recitare ogni giorno il Salterio. Quale sarà,
dunque, il merito del Rosario che ci ricorda tutta la vita e la passione di Nostro
Signore?
La Madonna rivelò un giorno al beato Alano de la Rupe che dopo il santo sacrificio
della Messa, la prima e più viva commemorazione della Passione di Nostro Signore,
non vi è devozione più eccellente e più meritoria del Rosario
il quale è come un secondo memoriale e una rappresentazione della vita e della
passione di Gesù.
[89] Il padre Dorland riferisce che la Vergine santa disse un giorno al venerabile
Domenico, certosino, devotissimo del Rosario, residente a Treviri nel 1481. «ogni
volta che un fedele recita in stato di grazia il Rosario meditando i misteri della
vita e della passione di Gesù, ottiene piena e totale remissione dei suoi
peccati». Anche al beato Alano Ella disse: «Sappi che sebbene siano già
numerose le indulgenze concesse al mio Rosario, io ne aggiungerò molte altre
per ogni cinquanta Ave Maria in favore di quanti le reciteranno in stato di grazia
e devotamente in ginocchio. A chi avrà perseverato nella recita del Rosario
in quelle condizioni e meditandone i quindici misteri, otterrò al termine
della sua vita, come ricompensa del buon servizio, che gli siano pienamente rimesse
e la colpa e la pena di tutte le sue manchevolezze. Tutto ciò non ti sembri
incredibile poiché è facile per me che sono la madre del Re dei cieli,
di Colui che mi chiama la Piena di grazia; se, infatti, ne sono ricolma, posso distribuirne
con abbondanza ai miei cari figli».
[90] San Domenico era tanto convinto dell’efficacia e del merito del Rosario che
non imponeva quasi mai altra penitenza a chi si confessava da lui se non quella di
recitarlo, come abbiamo visto più sopra quando riferimmo di quella donna romana
alla quale diede per penitenza un solo Rosario.
I confessori, anch’essi, se vogliono seguire l’esempio del grande Santo, dovrebbero
imporre ai loro penitenti il Rosario con la meditazione dei misteri, invece di altre
penitenze che non sono così meritorie né così gradite a Dio
e neppure tanto profittevoli alle anime per farle avanzare in virtù o tanto
efficaci per impedire loro di ricadere nel peccato. Senza dire, poi, che recitando
il Rosario si lucrano numerose indulgenze non annesse a molte altre devozioni.
[91] Dice l’abate Blosio: «Sicuramente il Rosario con la meditazione della vita
e della passione di Nostro Signore è graditissimo a Gesù e alla Vergine
ed è molto efficace per ottenere ogni grazia; perciò lo possiamo, recitare
per noi stessi o per coloro che a noi si raccomandano o anche per tutta la Chiesa.
Ricorriamo, dunque, alla devozione del Rosario in ogni nostra necessità ed
otterremo senza dubbio quanto avremo chiesto a Dio in ordine alla nostra salvezza».
ROSA VENTINOVESIMA
[92] Secondo san Dionigi nulla di più divino, di più nobile, di più
gradito a Dio quanto il cooperare alla salvezza delle anime e rovesciare i perfidi
piani del demonio che tutto mette in opera per perderle. Questo fu il motivo per
cui il Figlio di Dio scese sulla terra: Egli, fondando la Chiesa, aveva distrutto
il dominio di Satana. Purtroppo questo tiranno aveva ripreso forza esercitando crudele
violenza sulle anime, come si vide per esempio nel secolo XI quando sorse l’eresia
degli Albigesi, con tutti gli odi, le contese, i vizi più abominevoli che,
gli riuscì di far regnare nel mondo.
Quale il rimedio a questi grandi disordini? come abbattere la forza di Satana? La
Madonna, protettrice della Chiesa, per calmare la collera del Figlio, per estirpare
l’eresia e riformare i costumi dei cristiani, offerse come il mezzo più efficace
la confraternita del Rosario e i fatti lo provarono: la carità si ravvivò,
la frequenza ai sacramenti ritornò come nei primi secoli d’oro della Chiesa
ed i costumi dei cristiani si riformarono.
[93] Dice papa Leone X nella sua Bolla (4 ottobre 1520), che questa confraternita
fu fondata ad onore di Dio e di Maria come un baluardo per stornare le sciagure che
stavano per abbattersi sulla Chiesa. E Gregorio XIII afferma che il Rosario fu dato
dal Cielo come un mezzo per calmare la collera divina ed implorare l’intercessione
della Vergine santa. Giulio III aggiunge che il Rosario fu ispirato per aprirci più
facilmente il cielo, grazie alla intercessione della Madonna. Paolo III e il beato
Pio V dichiarano che il Rosario fu stabilito e dato ai fedeli perché potessero
procurarsi in modo più efficiente il riposo, e la consolazione spirituale.
Chi, dunque, potrà trascurare di iscriversi ad una confraternita istituita
per così nobili intenti?
[94] Un giorno Padre Domenico, certosino, molto devoto del Rosario, vide il cielo
aperto e tutta la corte celeste disposta in mirabile ordine; e udì cantare
con dolcissima melodia il Rosario mentre si onorava ad ogni decina un mistero della
vita, della passione e della gloria di Gesù e della Madonna. Egli notò
che al santo nome di Maria tutti i beati inchinavano il capo e a quello di Gesù
genuflettevano e ringraziavano Dio per i grandi benefici elargiti in cielo e in terra
in virtù del Rosario. Vide pure la Vergine e i Santi presentare a Dio i Rosari
che i confratelli recitavano sulla terra e pregavano per tutti quelli che praticano
questa devozione; vide ancora innumerevoli corone di splendidi e profumati fiori
preparate per chi recita con devozione il Rosario, le corone che essi medesimi stanno
intessendo per esserne adorni in cielo.
La visione del pio certosino ricorda la visione del Discepolo prediletto che vide
una moltitudine stragrande di angeli e di santi intenti a lodare e a benedire Nostro
Signore per quanto aveva fatto e sofferto per la nostra salvezza. Ebbene, non è
questo che fanno anche i confratelli del Rosario?
[95] Non è da credere che il Rosario sia buono soltanto per le donne, per
i piccoli e gli ignoranti; esso è buono altresì per gli uomini e tra
essi per i più ragguardevoli. Non appena san Domenico ebbe riferito a Papa
Innocenzo III l’ordine ricevuto dal cielo di istituire questa Confraternita, il Pontefice
approvò ed esortò il Santo a predicarla; anzi volle farne parte egli
stesso, e con lui diedero il proprio nome entusiasticamente gli stessi cardinali,
tanto che Lopez non esitò a dire: «Nessun sesso, nessuna età, nessuna
condizione sociale si è potuta sottrarre alla devozione del Rosario».
Sono, infatti, iscritti in questa Confraternita persone di ogni categoria: duchi,
principi, re, prelati, cardinali, sommi Pontefici. Troppo lungo sarebbe enumerarli.
Perciò, caro lettore, se entrerai in questa confraternita parteciperai alla
loro devozione, alle loro grazie qui in terra e alla loro gloria in cielo: associato
con loro nella devozione, avrai in comune anche la dignità.
ROSA TRENTESIMA
[96] Se i privilegi, i favori e le indulgenze rendono raccomandabile una Confraternita,
si deve dire che quella del Rosario è la più raccomandabile nella Chiesa
perché è la meglio dotata di indulgenze. Dalla sua istituzione in poi
quasi tutti i Papi hanno fatto prelievi dal tesoro della Chiesa per arricchirla.
E poiché l’esempio persuade più delle parole e degli stessi favori,
essi testimoniarono la stima in cui tenevano la Confraternita, dando ad essa il proprio
nome.
Ecco un breve compendio delle indulgenze accordate dai Sommi Pontefici alla Confraternita;
indulgenze confermate nuovamente dal Santo Padre Innocenzo XI il 31 luglio 1679 e
comunicate, col permesso di pubblicarle, all’arcivescovo di Parigi il 25 settembre
dello stesso anno:
1) indulgenza plenaria nel giorno dell’iscrizione; 2) indulgenza plenaria in punto
di morte; 3) indulgenza parziale di 10 anni e 10 quarantene per ciascuna delle tre
corone; 4) indulgenza parziale di 7 giorni ogni volta che gli associati pronunceranno
devotamente il nome di Gesù e di Maria; 5) indulgenza parziale di 7 anni e
7 quarantene a coloro che assisteranno con pietà alla processione del Rosario;
6) indulgenza plenaria nella prima domenica del mese e nelle feste di Nostro Signore
e della Madonna a quanti veramente pentiti e confessati visiteranno la cappella del
Rosario nella chiesa sede della confraternita; 7) indulgenza parziale di 100 giorni
ai presenti al canto della Salve Regina; 8) indulgenza parziale di 100 giorni a coloro
che con devozione e allo scopo di darne l’esempio, portano visibilmente la corona;
9) indulgenza plenaria nei giorni indicati per lucrarla ai confratelli ammalati o
impediti di recarsi in chiesa, che confessati e comunicati reciteranno in giornata
il Rosario o almeno una parte. 10) Per un insigne e speciale favore verso i confratelli
del Rosario, i Sommi Pontefici danno loro possibilità di lucrare le indulgenze
delle chiese stazionali di Roma, con la semplice visita a cinque altari recitando
davanti a ciascuno di essi cinque Pater e cinque Ave per il bene della
Chiesa. Qualora nella chiesa sede della Confraternita vi fossero solo uno o due altari,
potranno recitare i 25 Pater e Ave davanti a quelli.
[97] Gran favore, quest’ultimo, per i confratelli poiché nelle chiese stazionali
di Roma si lucrano indulgenze plenarie in suffragio delle anime del purgatorio e
si ottengono tante remissioni che essi possono acquistare senza fatica, senza spese
e senza neppure uscire dal proprio paese! Che se la Confraternita non esistesse là
dove essi dimorano, potrebbero egualmente acquistare le predette indulgenze, stando
alla concessione di Leone X, con la visita a cinque altari in qualsiasi chiesa.
I giorni stabiliti e determinati per coloro che risiedono fuori Roma nei quali i
confratelli possono lucrare queste indulgenze – secondo il decreto della Sacra Congregazione
per le indulgenze, approvato dal santo Padre il 7 marzo 1678, purché le condizioni
siano esattamente osservate – sono: tutte le domeniche di Avvento; i tre giorni delle
Quattro Tempora di Avvento; la vigilia di Natale, alla Messa della notte, dell’aurora
e del giorno di Natale; la festività di santo Stefano, di san Giovanni evangelista,
dei santi Innocenti, della Circoncisione e dell’Epifania; le tre domeniche prima
della Quaresima; dal giorno delle Ceneri alla domenica in Albis inclusa; i
tre giorni delle Rogazioni; il giorno del]’Ascensione; la vigilia di Pentecoste e
tutti i giorni dell’ottava; i tre giorni delle Quattro Tempora di settembre.
Caro confratello del Rosario, vi sono altre innumerevoli indulgenze; se le vuoi conoscere
leggi il Sommario delle indulgenze accordate ai confratelli, dove troverai
pure i nomi dei Papi che le elargirono, l’anno della concessione e diversi particolari
che non è possibile qui riferire in compendio.
| ||||