«Il Cuore
di Maria, primo Vangelo dello Spirito Santo»
di P. Timoteo M. Centi, O. P.
«Ave
liber incomprehensus
quae Verbum et Filium Patris
mundo legendum exhibuisti»
(S. Epiph. Orat. de Laud. S. Mariae).
I buoni cristiani che intendono sottomettere il proprio giudizio al sentimento,comune
della Chiesa e che vogliono stare col Papa non solo quando parla ex-cathedra, ma
anche quando, da Supremo Pastore, addita al suo Gregge le vie più sicure,
e le devozioni più efficaci e consone ai tempi, per giungere alla santità,
dovranno ormai unirsi a Lui nella confidenza filiale al Cuore Immacolato di Maria.
La invocazione solenne e la Consacrazione ufficiale di tutta l’umanità, fatta
nell’ultimo Messaggio a Fatima (1), è un documento
di importanza eccezionale per la devozione suggerita dalla Madre di Misericordia,
ai Pastorelli del Portogallo, quale opportuno, rimedio ai mali attuali e quale mezzo
efficace per sollecitare da Dio le grazie più urgenti: una grande misericordia
ed un battesimo purificante e rigenerante di amore celeste.
La propagazione relativamente fulminea di questa devozione tra il popolo cristiano
e l’accettazione immediata da parte della suprema Autorità è un fatto
nuovo nella storia delle Devozioni; ma non si può negare che il culto universale
al Cuore Sacratissimo di Gesù, tanto impugnato al suo nascere, o meglio al
suo svilupparsi, abbia preparata la via alla devozione mariana corrispondente. Il
Cuore di Gesù è il cuore di Dio che ama l’uomo, che si dissangua per
l’uomo; il Cuore di Maria è il cuore di una creatura che ama il Creatore,
che vive di amore celeste, e che nella manifestazione di tale amore non trova altri
limiti se non quelli della sua naturale condizione di essere finito.
Ma c’è insieme un altro aspetto, non meno attraente ed importante, in questa
devozione. Al Cuore materno di Maria sono affidate le sorti della Cristianità
e, quindi, dell’intera Umanità, perché, nello stato attuale di elevazione
soprannaturale, tutta l’Umanità è ordinata a Cristo; e, siccome gli
uomini hanno bisogno più di misericordia che di giustizia, Maria deve temperare
i rigori di questa, implorando la divina benevolenza, facendo la «nostra Avvocata».
La Storia della Chiesa può citare mille fatti per dimostrare la perenne efficacia
e la instancabile attività di Maria; è la Vergine che storna i più
gravi Pericoli, che provvede alle più urgenti necessità che ispira
nuove fondazioni di Ordini religiosi, che esorta a nuove e più opportune devozioni.
L’apparizione di Fatima non è che un episodio della tradizionale sollecitudine
materna di Maria.
Da notare che qui, come già a Lourdes, la Vergine inculca la penitenza e ripete
il caldo appello alla. recita del Rosario; non rivela, assolutamente parlando, una
devozione nuova, ma orienta la più eccellente tra le devozioni mariane verso
il simbolo dolce e parlante del suo affetto: il suo purissimo Cuore, dove fu ristabilito
l’ordine dei nostri rapporti fra l’amore di Dio e le nobili aspirazioni umane.
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* *
C’è in
questo culto qualcosa che potremmo dire nuovo e sono le determinazioni singole, le
forme esterne, la pratica insomma del culto stesso; ma la devozione al Cuore di Maria,
oltre a non essere una novità storica, (come fu rilevato da G. Roschini, Oss.
Rom. 6 nov. 1942) non può costituire una sorpresa per i teologi e, direi,
meno ancora per gli esegeti.
Per i primi è una derivazione legittima dal Dogma dell’Immacolato concepimento
di Maria; ai secondi basterà aprire il Vangelo «mariano», il Vangelo
di S. Luca. Lo «scriba della mansuetudine di Gesù» è pure
lo scriba dei segreti di Maria, l’Evangelista del Cuore di Maria: L’esagerazione
della frase è soltanto apparente! È S. Luca che rivela e descrive ciò
che era noto unicamente alla Vergine di Nazareth: la sua trepidazione all’apparire
dell’Angelo, il suo Cantico, gli episodi intimi della Sacra Famiglia, «…
ed ecco che Luca durante quella narrazione, per due volte, e a breve distanza, e
quasi con gli stessi termini, ammonisce che Maria conservava tutte queste parole,
convolgendole nel suo cuore (Lc. II. 51), e poco appresso che la madre di
Lui serbava tutte le parole nel suo cuore. Questa insistenza di pensiero e di
espressione, – continua l’Ab. Ricciotti, dalla cui Vita di G. G. abbiamo voluto togliere
le frasi che ci riguardano – è eloquente nella sua ponderata espressione»
(Op. cit.; II Ed. n. 142). Eloquente per stabilire e concludere ad una innegabile
dipendenza delle informazioni di S. Luca, ma eloquente anche perchè ci svela
la vita intima di Maria. Da notare che sebbene l’espressione, usata qui dall’Evangelista,
prudentemente attenuata dagli esegeti, possa sapere di ebraismo, nel senso di meditare
profondamente qualcosa di arcano, essa è di fatto adoperata integralmente
e ripetutamente dal solo S. Luca nel N. T., quando si allude a Maria (2).
La vita di Gesù, prima di essere scritta dagli Evangelisti, era impressa nel
Cuore di Maria, dove si rievocavano con impeccabile precisione, in una estasi di
amore contemplante ed amante, gli episodi gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Gesù
nasce, viene adorato dai pastori, ritrovato nel Tempio; Maria riflette, medita, contempla;
e tutto «ciò che capiva ed anche quello che ancora non poteva capire,
riponeva nel suo cuore, per ritornarvi sopra e scrutarlo poi con maggior diligenza»
(San Beda, cap. 8 in Lc.),
«E questa fu la regola costante di tutta la sua vita» commenta
la glossa Greca. Non saprei logicamente pensare ad un arresto di attenzione e di
contemplazione, in Maria, per i misteri della Vita del suo Divin Figlio. Non ricorderà
le nozze di Cana dove strappò a Gesù il primo prodigio? Non ricorderà
le fatiche apostoliche di Lui, e potrà forse dimenticarlo Crocifisso? Senza
dubbio, ad ogni fatto evangelico si potrebbe aggiungere: Maria autem conservabat
omnia verba haec, conferens in corde suo!( Maria, da parte sua, serbava tutte
queste cose meditandole nel suo cuore)
Se poi volessimo latinizzare la frase, spogliandola della sua veste ebraica, diremmo
meglio: Maria contemplava tutti i fatti evangelici rievocandoli nel segreto del
suo Cuore.
Ho sempre visto in queste parole, che sono come un raggio rivelatore dell’anima della
Vergine, la ragione profonda della sua sovrana simpatia, che pare quasi una personale
rivendicazione, per il S. Rosario.
Il primo mistico rosario, e per rosario intendo qui dire la rielaborazione personale,
efficace e vivificatrice dei misteri di Cristo, è sbocciato nel Cuore dì
Maria, «in quel Cuore che – secondo una splendida espressione di Mons.
Pio del Corona, O. P. – fu primo Vangelo dello Spirito Santo»
(3).
P.
Timoteo M. Centi, O. P.
NOTE
(1)
Cf. PIO XII, Radiomessaggio
al Portogallo. La consacrazione della Chiesa e del genere umano al Cuore Immacolato
di Maria,
del 31-10-1942. (N.d.R).
(2) Espressione analoga a «symbóllousa en te kardía
autés» si trova nel Vecchio Testamento (LXX) con referenza alla
paterna attenzione di Giacobbe a ciò che si diceva di Giuseppe. (Gen. 37,
11: I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne
in mente la cosa).
(3) Fr. Pio A. Del Corona, Ricordo di una festa religiosa a Livorno,
S. Miniato, 1883, pag. 128.
Testo tratto da:
Vita Cristiana (XV, 1943), pp. 44-48.