Dell’amore al pr. disprezzo (ALL’INCARNATO VERBO DIVINO ESINANITO PER L’UOMO)

«DELL’AMORE
AL PROPRIO DISPREZZO»

DEL SERVO DI DIO

P. GIUSEPPE IGNAZIO FRANCHI d’O.












O rex Gloriae

Domine virtututm

Ne derelinquas nos orphanos;

Sed mitte promissum Patris,

In nos Spiritum veritatis



O Lux beatissima

Reple cordis intima

Tuorum fidelium



ALL’INCARNATO

VERBO DIVINO

ESINANITO PER L’UOMO

Con la
più umile sommessione dello spirito mio, e con la faccia in terra prostrato
dinanzi, a Voi, o D
IVINO INCARNATO VERBO, mi prendo l’ardire
di offerirvi quest’operetta indirizzata ad eccitare nelle anime col vostro sangue
redente, l’amore al proprio disprezzo, e con questo la grande importantissima virtù
della santa umiltà. Nell’offrirvela non posso a meno di non sentirmi, accendere
nel cuore una fiducia vivissima, che siate per accoglierla benignamente, non solamente
perché con l’immensa bontà vostra infinita non rigettate giammai cosa
anche minima, che a voi con animo retto presentisi, ma ancora perché quest’operetta contiene tante celesti dottrine, ed esempi santissimi datici da voi qui
in terra, che per ogni parte spirano umiltà, ed amore al proprio vilipendio;
che è quanto dire, ha per oggetto quello stesso, che formò tutte le
vostre premure, per piantare in noi si eccelsa virtù, di cui voleste essere
un modello perfettissimo, fino a divenire, e farvi reputare obbrobrio degli uomini,
e abbiezione dei mondo. Contrassegno del vostro gradimento sia (io ve ne prego con
l’impegno maggiore del mio spirito) lo spargere copiose benedizioni su questo libro;
onde quelli, che lo leggeranno, aprendo la mente al lume di tante divine verità,
che sono loro proposte, e penetrati nel cuore dall’efficacia della vostra grazia
santissima, con ardore si applichino a metterle in pratica, dandosi ali’ esercizio
utilissimo dell’amore al proprio disprezzo. E poiché più di ogni altro
mi trovo essere io bisognoso di apprendere quanto, col favore dell’aiuto vostro,
ho esposto in questi fogli, perciò degnatevi di diffondere sopra di me questi
effetti medesimi della vostra bontá; affinché dopo avere io accennata
agli altri, con l’amore al proprio disprezzo, la strada per giungere al conseguimento
della vera umiltà, non abbia a rimanere in quello stato miserabile, in cui
sono, di altissima superbia, e perdere quella celeste beatitudine, che avete promessa
agli umili, e che a me pure tenete riserbata, se mi darò a questo fruttuoso
esercizio del disprezzo di tutto me medesimo.







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