Beato Card.
Luigi Stepinac
Sacerdote fino in fondo
Il cardinale
L. Stepinac
fatto avvelenare da Tito
beatificato da Giovanni Paolo II
A Krasic, villaggio agricolo a 30 chilometri da Zagabria, in Croazia, nasce nel 1898 Luigi, settimo figlio di una famiglia di contadini benestanti. Entrò giovane in Seminario, ma la sua vocazione maturò lentamente; per lunghi anni fu il leader dei giovani dell’azione cattolica. Nel ’31 viene ordinato sacerdote a Roma; inizia a lavorare in curia senza dimenticare le cure pastorali. A soli 36 anni viene nominato Vescovo Coadiutore di Zagabria con diritto di successione; e nel 1937, aveva solo 39 anni, diventa Arcivescovo di Zagabria. Si trovò così ad essere il capo dei cattolici della Jugoslavia. Progettò il rinnovamento cristiano delle popolazioni. Fondò case di contemplativi, incrementò la vita dei santuari mariani, come quello di Maria Bistrica: qui guidava, a piedi per 35 chilometri, decine di migliaia di pellegrini con sorprendenti frutti di bene, certo che la Madonna è la via maestra dell’evangelizzazione, la via regale per portare Gesù alle anime. Ma l’orizzonte si faceva denso di nubi oscure. Nel 1941 dilagò la II guerra mondiale. La Jugoslavia fu invasa dalle truppe italogermaniche e con esse arrivò Pavelic, fondatore degli “ustascia”, il quale si proclamò capo del nuovo stato croato. Mons. Stepinac si trovò a dover fronteggiare, di volta in volta, l’aggressività dei serbi, la spietata dittatura dei nazifascisti, lo spiacevole governo di Pavelic, finché si aggiunse il potere comunista. Pastore inflessibile, predicava la Verità, difendeva i perseguitati, si prodigava contro ogni odio, apriva la sua residenza ai braccati di ogni potere, pur di salvare vite umane. Levò alta la voce contro Hitler, contro Mussolini e contro Pavelic. Nei primi mesi del 1945 si affermò in Jugoslavia la repubblica comunista capeggiata da Tito. Chiamandosi “democratici” con la più spudorata menzogna, i comunisti massacrarono gli intellettuali, altri li incarcerarono, distrussero chiese, uccisero centinaia di sacerdoti, ararono i cimiteri di guerra, offesero i sentimenti religiosi e nazionali, costruirono un regime di terrore. All’inizio, mons. Stepinac fu rispettato. Poi cominciò la persecuzione. Tito gli propose di creare una Chiesa separata dal Papa. L’Arcivescovo rispose: «No! Piuttosto morire!». Allora il dittatore scatenò contro di lui una furiosa campagna giornalistica per abbatterlo moralmente. Infine chiamò i suoi scagnozzi «per dare al Vescovo una lezione personale». Il 18 settembre 1946, l’Arcivescovo Stepinac fu incarcerato. Iniziò un processo infame. Tutto era già stato stabilito prima: Stepinac doveva essere condannato. Nell’aula del tribunale, l’Arcivescovo enumerò tutti i crimini compiuti dal governo di Tito: l’imputato diventava giudice dei suoi accusatori. Ma nel dibattito “pilotato”, solo l’accusa poteva parlare, gli accusati erano coperti di schiamazzi e risate sconce. Allora il buon Pastore decise di tacere. Il pubblico ministero furente esclamò: «Ma voi fate come Gesù davanti a Pilato!». Persino la menzogna, senza volerlo, vedeva in lui il Cristo! Ammesso a parlare, l’Arcivescovo demolì, una per una, le false accuse contro di lui. Difese il suo popolo, l’opera della Chiesa, rinfacciò ai comunisti i massacri di sacerdoti e di fedeli, gli incendi delle chiese, pronunciò parole di lode a Dio, al Cristo, alla Madonna. L’undici ottobre 1946 era condannato a sedici anni di lavoro forzato… Circa duecentosessanta preti erano stati assassinati dai comunisti. Ora cominciava la terribile “via della croce” del loro Pastore. Fu spedito al carcere di Lepoglava… Due anni dopo tutti i membri della famiglia Stepinac vennero ferocemente picchiati dai comunisti per il nome che portavano. Fino al 1951, il martire rimase segregato in una cella di quattro metri quadrati, sorvegliato a vista dagli aguzzini. La Chiesa Cattolica, il mondo libero reagì. Tito si trovò in imbarazzo e fece dire al prigioniero che l’avrebbe liberato se avesse riconosciuto di essere colpevole. Mons. Luigi rifiutò. Il 12 gennaio 1953 Pio XII annoverò Mons. Stepinac tra i Cardinali. Nello stesso anno sopravvenne la grave malattia, la policitemia, poi la trombosi ad ambedue le gambe. Ma i nemici non lo lasciarono in pace… Il governo comunista sparse la voce che il suo male era dovuto ad abuso di alcoolici. Si mirava a spezzargli il cuore. Non poteva resistere a lungo. Torturato dai dolori fisici e morali, si spense il 10/2/1960. Nonostante l’opposizione dei comunisti, il suo funerale fu un trionfo. Oggi la sua tomba a Zagabria è meta di un pellegrinaggio continuo. |