Esercizio di perfezione e di cristiane virtù
composto dal padre Alfonso Rodriguez S.J.
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TRATTATO V. DELL'ORAZIONE
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CAPO XXV. Quanto convenga pigliare alcuni tempi straordinari per darsi più all'orazione
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CAPO XXVII. Di alcuni avvertimenti che ci aiuteranno a cavar maggior frutto da questi esercizi spirituali.
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1. Prefiggersi il frutto.
2. Dopo l'orazione fare la riflessione.
3. Scrivere i lumi dell'orazione.
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1. Per profittar più con questi esercizi spirituali e per cavar da essi il frutto di cui abbiamo parlato, bisogna avvertire per la prima cosa, come abbiamo detto di Sopra, che come quando uno va a far orazione? non solo ha da portar preveduti i punti che ha da meditare nell'orazione, ma anche il frutto che ha da cavar da essa; così ancora colui che ha da far gli esercizi deve portar preveduto in particolare quello che ha da cavar da essi, in questo modo: che prima di ritirarsi a farli, ha da considerare e trattar con se stesso molto posatamente e con molta attenzione, qual sia la maggior necessità spirituale ch'egli abbia; qual sia la cosa alla quale la sua viziosa natura, o le sue passioni, o il cattivo costume più lo facciano inchinare; che cosa è quella che fa maggior guerra all'anima sua; che cosa è in lui della quale si possono offendere e scandalizzare i suoi fratelli; e questo è quello che ha da mettersi avanti gli occhi, e l'emendazione di questo ha da essere il frutto che si ha da prefiggere di cavare dagli esercizi. Questa è molto buona preparazione per entrare negli esercizi.
Onde bisogna avvertire, che quando uno si ritira a far gli esercizi, non si ha egli a prefiggere di avere a fare molto alta orazione; né s'ha da pensare che per ritirarsi e per rinchiudersi in essi sia subito per avere una grande introduzione nel trattar con Dio e molta quiete é attenzione; perché potrà essere che abbia più distrazioni, maggiore inquietudine e maggiori tentazioni che quando attendeva agli uffizi e ai ministeri suoi esteriori; ma ha da mettersi in mente di cavar da essi quel che abbiamo detto, e in ciò risolversi molto davvero. Se ne cava questo, avrà fatto buoni esercizi, ancora che non abbia quella divozione che desiderava: e se non ne cava questo, ancor che dal principio sino al fine si liquefaccia in lagrime e in divozione, non avrà fatto buoni esercizi; perché non è questo il fine di essi, ma quell'altro che abbiamo accennato.
2. Aiuterà anche grandemente quell'avvertimento che il nostro Santo Padre ci dà e vuole che osserviamo sempre nell'orazione; che dopo aver uno finita la sua ora di orazione, per lo spazio d'un quarto d'ora in circa, sedendo o passeggiando, faccia l'esame di essa, e domandi conto a se stesso del come sono andate le cose nell'orazione. E se sono andate male, consideri la cagione dalla quale ciò sia proceduto: veda se portò ben preparata la materia della meditazione; se ammise altri pensieri importuni; se si lasciò vincere dal sonno; se si trattenne soverchiamente nella speculazione dell'intelletto; se stette nell'orazione col cuore languido e rimesso; se non procurò di esercitare gli affetti della volontà; se non ebbe l'intenzione tanto pura quanto gli conveniva, cercando piuttosto la consolazione che il divino beneplacito. E se le cose sono andate bene, ne ringrazierà Iddio Signor Nostro, procurando di portarsi allo stesso modo nelle altre orazioni.
Questo documento è di grande importanza: primieramente perché con questo esame e riflessione che uno fa per vedere come siano andate le cose nèll'orazione, acquista esperienza in conoscere per qual capo vanno male, per potervi rimediare; e per qual capo vanno bene, per poter così seguitare avanti le altre volte: con che si acquista la prudenza spirituale e il magistero che nasce dalla scienza esperimentale. Per questo il nostro Santo Padre fa grande stima, di questo esame e riflessione per formar maestri non solo in questo, ma anche in altri esercizi e ministeri nostri. Onde nella quarta parte delle Costituzioni dice che sarà di grande aiuto al confessore per far bene l'ufficio suo, dopo che avrà udita qualche confessione, il far riflessione, per vedere e considerare se in quella confessione ha fatto qualche errore, o mancamento, specialmente nei principi, per emendarsene un'altra volta; così dai suoi stessi errori apprendere il modo di fare l'ufficio suo bene e compiutamente. Ora per questo ancora si fa questo esame dell'orazione: e questa è la prima cosa che abbiamo da far in esso. È di tanta stima l'orazione, e c'importa tanto l'avvezzarci a farla bene e l'andare levando via i mancamenti ed errori che facciamo in essa, che il nostro Santo Padre non si contentò in questo dell'esame che ogni dì siamo soliti di fare a mezzogiorno e la sera prima di coricarci; ma subito immediatamente finita l'orazione vuole che facciamo l'esame di essa.
La seconda cosa, e molto principale che uno ha da fare in questo esame, ha da essere il considerare che frutto abbia egli cavato da quella orazione, e tornare di nuovo ad attuarsi in esso, come quando uno ripete la lezione e ne ricava in netto le conclusioni e asserzioni in essa contenute, e fa come un epilogo di esse. E si ha da stimare per cosa di tanta importanza questo esame, che quando uno non avesse tempo da poterlo fare dopo l'orazione, deve farlo nella stessa orazione al fine.
3. Possiamo aggiunger qui un altro punto, ed è che sarebbe molto buon consiglio il notarsi uno le cose che cava dall'orazione, scrivendo, non a lungo ma brevemente, i desideri e i proponimenti che ne cava, e anche alcune verità e lumi che il Signore suole ivi comunicare, alle volte circa alcune virtù, alle volte circa gli stessi misteri che si meditano. E così leggiamo che l'usarono i nostri primi Padri, il nostro Santo P. Ignazio, il B. Pietro Fabro; e abbiamo alcune cose scritte da loro in osservanza di questa pratica. E S. Francesco Saverio consigliava anch'egli il medesimo, come leggiamo nella sua Vita: e nel direttorio degli esercizi ci viene dato similmente questo ricordo. E il Padre Generale Claudio Aquaviva, nel libretto che compose delle. Industrie spirituali, trattando dell'orazione, raccomanda assai questa cosa. E oltre che con questo si vengono a perfezionare più i proponimenti e i desideri, e a gettar più profonde radici nel cuore, l'esperienza ci ha insegnato che la persona fa molto profitto nel leggere poi queste cose: perché siccome sono sue proprie e come tali in lui già fecero grande impressione; quindi è che lo muovono poi più che altre, e facilmente torna ad attuarsi in esse. E quando poi vede che più non si trova in una pari disposizione di spirito, si confonde di non esser tale qual era allora, e che in cambio di camminare avanti ritorni indietro. Di maniera che, o si fa animo per passar avanti con quelle cose; o almeno supplisce con confusione a quello che gli manca di perfezione: e così sempre questa cosa suole esser di gran giovamento, ma particolarmente giova nel tempo degli esercizi.