Si conferma la dottrina sui due tipi di orazione

La beata Anna Maria Taigi, sposa romanaEsercizio di perfezione e di cristiane virtù
composto dal padre Alfonso Rodriguez S.J.

 

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TRATTATO V. DELL'ORAZIONE

 

 

 

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CAPO VI. Si dichiara e si conferma maggiormente questa dottrina

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1. Prima Giacobbe che lotta, poi Israele che vede.

2. Lettera del P. Mercuriano.

3. I tre gradini, via purgativa, illuminativa, unitiva.

 

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1. Per maggior conferma e dichiarazione di questa dottrina avvertono qui i Santi e i maestri della vita spirituale che, per arrivare a quell'orazione e contemplazione alta che dicevamo, vi bisogna gran mortificazione delle nostre passioni, e che l'uomo si fondi prima molto bene nelle virtù morali e si eserciti lungo tempo in esse; altrimenti dicono che in vano pretenderà di salire a codesta contemplazione e di far professione di essa. «Bisogna, dicono, che vi sia un Giacobbe che lotti; prima di esservi un Israele che veda Dio e dica: Ho veduto Dio faccia a faccia» (S. GREG. Moral. l. 6, c. 37; S. BERN. Serm. 46 in Cant. n. 7-8; S. THOM. 2-2, q. 182, a. 3). Bisogna che prima tu sii lottatore molto gagliardo e che vinca le tue passioni e male inclinazioni, se vuoi arrivare a quell'unione intima con Dio.

Dice il Blosio (BLOS. in tab. spir. § 4, Append. 1) che colui che vuole arrivare ad un grado molto eccellente dell'amor divino, e non procura con gran diligenza di correggere e di mortificare i suoi vizi e di scacciare da sé l'amore disordinato delle creature, è simile a uno che, essendo ben carico di piombo e di ferro e avendo legate le mani e i piedi, voglia salire in cima di un alto albero. E così questi maestri danno per avvertimento ai direttori delle cose spirituali, che prima di trattare di questa contemplazione con quelli che vogliono dirigere, hanno da fare opera, che i loro discepoli attendano prima a mortificare molto bene tutte le loro passioni e ad acquistare gli abiti delle virtù della pazienza, dell'umiltà e dell'ubbidienza, e che in ciò s'esercitino assai. Il che chiamano essi vita attiva, la quale ha da precedere la contemplativa. Essendo che, per mancamento di questo, molti, che non hanno camminato con questi passi, ma hanno voluto salire alla contemplazione senza ordine, dopo molti anni d'orazione si trovano molto vuoti di virtù, impazienti, iracondi, superbi; che subito che sono tocchi in alcuna di queste cose, vengono a prorompere con impazienza in parole disordinate e sconce, colle quali fanno assai bene manifesta la loro imperfezione e poca mortificazione.

2. Il che fu molto ben dichiarato dal nostro P. Generale Everardo Mercuriano, in una lettera che intorno a ciò scrisse, con queste parole: Molti con maggior mancamento di discrezione che desiderio di camminar avanti, sentendo dire che v'è un altro esercizio di orazione più alto é d'amor di Dio, di certi atti anagogici, di non so qual silenzio, hanno voluto salirsene all'esercizio della vita unitiva avanti tempo; perché udivano dire che è esercizio più eroico e più perfetto, e con esso si vincono i vizi e s'acquistano le virtù con maggiore facilità e soavità. E perché hanno voluto fare questa salita in tempo inopportuno, hanno perduto in ciò molto tempo, hanno scorso poco paese e a capo di molti anni si sono trovati così vivi nelle loro passioni, così immortificati nelle loro affezioni, così amici delle loro comodità, come se non avessero mai trattato né avuta comunicazione alcuna con Dio. Così fissi nella loro propria volontà, così difficili nell'assoggettare il proprio giudizio quando i Superiori hanno voluto disporre di essi in quello che non piaceva loro, o non era secondo il loro senso, come il primo giorno. E la cagione di questo è, perché hanno voluto volare prima di aver le ali, hanno voluto slanciarsi e fare a salti la strada, e non hanno camminato con quei passi regolari coi quali dovevano camminare: non si sono fondati prima nella mortificazione, nemmeno nell'esercizio della virtù: e così senza fondamento non hanno potuto fare buona fabbrica; hanno fabbricato sopra l'arena; ond'è che Sono poi essi mancati; e così pure tutti i simili ad essi mancano nel tempo migliore.

3. E acciocché si veda quanto vera e quanto comune e generale sia questa dottrina, avvertasi che questo è quello che dicono comunemente i Santi, quando mettono quelle tre parti, o tre modi d'orazione, secondo le tre vie che chiamano purgativa, illuminativa e unitiva; che è dottrina cavata dall'autore dell'opera della Celeste Gerarchia (De Cael. Hierarch. c. 3. § 1). Da lui la prese S. Gregorio Nazianzeno e tutti gli altri che trattano di cose spirituali. Tutti, dico, convengono in questo, che prima di trattare di questa orazione tanto alta e tanto sublime, la quale corrisponde alla via unitiva, abbiamo da trattare di quello che appartiene alla via purgativa e illuminativa. Prima bisogna che ci esercitiamo nel dolore e nel pentimento dei peccati, e nello sradicare da noi i vizi e le male inclinazioni, e nell'acquisto delle vere virtù, imitando Cristo, in cui risplendono; perché, se volessimo passare avanti senza questo, sarebbe un voler alzare la fabbrica senza fondamento; e così sempre ce ne resteremmo difettosi e manchevoli; come quegli che nelle scuole vuole trapassare alle classi superiori senza essersi prima ben fondato nelle inferiori; e come quegli che volesse salire all'ultimo scalino senza passare per il primo.