Serva
di Dio
Maria Cecilia Baij O.S.B. (1694-1766)
VITA DI SAN GIUSEPPE
Libro I – Capitolo IV
L’infanzia di S. Giuseppe: il suo rapporto con Dio
Amore di Giuseppe per
Dio e per il prossimo – La madre di Giuseppe, continuando ad allattare suo figlio
con la solita consolazione, stava tutta attenta ad osservarlo. Il nostro Giuseppe
spesso si faceva vedere tutto mesto ed afflitto, spargendo lacrime in un profondo
silenzio. La madre si stupiva per vedere cose tanto insolite nel suo figlio, ma poiché
era prudentissima, taceva, né manifestava ad alcuno le meraviglie che osservava
nel figlio, pensando già che la grazia l’avesse prevenuto. Questa posizione
in cui il nostro Giuseppe si faceva vedere, apportava alla madre una grande compunzione,
quasi vedesse il suo innocente figlio in figura di penitente, e in questo non si
sbagliava, perché il nostro Giuseppe, avendo già l’uso della ragione
ed essendo arricchito della grazia santificante, conosceva più di ogni altro
il suo Dio e capiva quanto era offeso e disgustato dagli uomini; ed egli, tutto mesto
e dolente, spargeva lacrime in abbondanza, che poi offriva a Dio, supplicandolo di
avere pietà dei peccatori, illuminandoli e facendogli conoscere i loro gravi
errori. Oltre a questa conoscenza che il nostro Giuseppe aveva, spesso gli era suggerito
dall’Angelo di fare questi atti verso il suo Dio, al quale sarebbero stati graditi,
e con questo avrebbe anche usato la carità verso il prossimo errante. Il nostro
Giuseppe lo faceva con grande desiderio di dare gusto a Dio e di beneficare il prossimo,
tanto che, appena nato, si può dire che già adempiva i due precetti
della legge, cioè, di amare il suo Dio sopra ogni cosa, con tutte le sue potenze
e forze, ed il prossimo suo. E quello che non poteva fare per se stesso, perché
non aveva colpa, lo faceva per il suo prossimo, piangendo ed affliggendosi per le
colpe altrui. Quanto fossero gradite a Dio le lacrime dell’innocente Giuseppe, ce
lo dimostreranno le grazie che Dio gli fece, una delle quali fu l’accelerare il tempo
della nascita della Madre del Verbo divino, perché egli fosse il suo custode
e fedelissimo sposo.
Sue prime estasi – Il santo fanciullo si faceva poi vedere molto spesso, come
astratto ed assorto in Dio, stando in questo modo giorni interi, senza prendere il
solito alimento, accontentandosi di quel cibo soavissimo che tanto riempiva il suo
spirito, che era la divina consolazione; e quanto questa fosse grande si poteva capire
da quello che anche esternamente appariva, cioè: un volto del tutto angelico,
rubicondo, e ridente, con gli occhi sfavillanti come due stelle. La madre, che lo
osservava, quando lo vedeva in tale posizione lo lasciava in libertà, né
lo importunava; nel guardarlo anche lei si riempiva di un’insolita consolazione e
si espandeva tutta in lodi e ringraziamenti a Dio per i doni che si degnava di fare
a suo figlio. Molte volte anche suo padre osservò questo e, unito alla madre,
si scioglieva in lacrime di consolazione.
Giuseppe e il Vicerè d’Egitto – Quanto furono consolati i genitori
del nostro Giuseppe, nell’allevare il loro fanciullo, e quanto teneramente lo amarono!
Ben altro che i genitori di Giuseppe patriarca, che fu poi Vicerè dell’Egitto,
che fu una figura del nostro Giuseppe. Quello fu amato da suo padre sopra tutti gli
altri figli, e il nostro Giuseppe fu amato e favorito da Dio sopra ogni altra creatura,
destinandolo Padre putativo del divin Verbo Incarnato e sposo di sua Madre. Quello
fu vestito dal padre con una veste preziosa, e il nostro Giuseppe fu vestito e ornato
della grazia santificante. Quello fu odiato dai suoi fratelli e venduto come uno
schiavo, e al nostro Giuseppe, alla morte dei suoi genitori, furono usurpate tutte
le facoltà e fu costretto ad andare ramingo a Gerusalemme per imparare l’arte
del falegname e per acquistarsi il vitto. Quello fu interprete dei sogni, e il nostro
Giuseppe ebbe un angelo che nel sonno lo ammaestrava e gli insegnava quel tanto che
doveva fare per piacere al suo Dio e per adempire la sua volontà. Quello fu
Vicerè dell’Egitto, e il nostro Giuseppe fu Vice-Dio nell’Egitto di questo
mondo. Quello conservò la fede al suo principe lasciando intatta la sua consorte,
e il nostro Giuseppe conservò la fede allo Spirito Santo, lasciando non solo
intatta la Sua divina sposa, ma essendo egli stesso il custode della sua purezza.
Quello conservò il frumento per il beneficio di tutto il popolo, e il nostro
Giuseppe mise in salvo la vita al Frumento degli eletti, cibo e conforto dei fedeli.
Quello fu di consolazione ai suoi parenti e a tutto l’Egitto, e il nostro Giuseppe
fu di consolazione al Verbo Incarnato alimentandolo con le sue fatiche e con i suoi
sudori, e a Sua Madre, servendole di conforto nei suoi viaggi, ed è di consolazione
a tutte le anime fedeli nelle loro necessità e nelle estreme agonie. Quello
fu amato oltremodo dal suo principe, ed il nostro Giuseppe, quanto fu più
amato e favorito dal suo Dio, facendo le sue veci sulla terra! Per cui non c’è
stato nessuno sulla terra che si sia potuto paragonare al nostro Giuseppe, tanto
favorito e sublimato dal suo Dio. Solo la sua santissima e purissima sposa fu senza
paragone a lui sublime, perché Vergine e Madre del Verbo divino. Ora, essendo
il nostro Giuseppe arricchito di tanti doni, apportò non solo una grande consolazione
ai suoi genitori nell’allevarlo, ma essi furono anche arricchiti di molte grazie
per amore del loro figlio che si mostrava loro molto grato; e se pregava in quella
tenera età per i peccatori, molto più si applicava a pregare Dio per
i suoi genitori. Dio esaudiva le sue preghiere, e perciò essi crebbero a meraviglia
nelle virtù e nell’amore di Dio e del prossimo.
Suo sguardo al cielo – Quando poi il nostro Giuseppe era condotto da sua madre
in un luogo dove poteva vedere il cielo, allora sì che si mostrava tanto contento!
E, fissando gli occhi al cielo, li teneva immobili a guardarlo esultando e facendo
festa, dando così a vedere come qui fosse il suo tesoro e tutto il suo bene.
La madre, che si accorse di questo, spesso ve lo conduceva e quando vedeva il figlio
afflitto, per sollevarlo, lo portava nei luoghi dove potesse vedere il cielo, e allora
si rasserenava tutto, e per un pezzo era costretta a tenervelo per non privarlo della
sua consolazione. Anche lei in tali occorrenze godeva molto e il suo spirito si rallegrava,
contemplando le grandezze di Dio e le sue opere mirabili.
Tentazioni e vittorie – Il nemico infernale si accorse della luce che splendeva
in Giuseppe e che i suoi genitori facevano grandi progressi nelle virtù, per
cui temette molto che questo fanciullo potesse fargli guerra, e che con il suo esempio
molti si applicassero all’esercizio delle virtù. Tentò più volte
di togliergli la vita, ma i suoi attentati riuscirono sempre vani, perché
il nostro Giuseppe era difeso dal braccio onnipotente di Dio e custodito dai due
angeli che Dio gli aveva assegnato. Quindi il nemico fremeva di rabbia per non poter
effettuare i suoi disegni, e si appigliò ad un altro partito, ingegnandosi
di mettere guerra e confusione fra i genitori di Giuseppe. Anche questo gli riuscì
vano, perché, essendo questi ornati di grandi virtù e timore di Dio,
capivano bene le insidie del comune nemico, e con la preghiera lo facevano fuggire
confuso. Tentò anche con le persone di servizio della casa, ma anche questo
gli riuscì vano, perché il nostro Giuseppe pregava per tutti e Dio
non tardava ad esaudirlo. Molte volte si asteneva dal prendere il solito alimento
per accompagnare con l’orazione anche il digiuno: per cui trovandosi il nemico abbattuto
di forze, desisteva per qualche tempo e si ritirava con il pensiero di fargli nuova
guerra, aspettandone l’occasione: ma restò sempre vinto ed abbattuto, perché
le preghiere di Giuseppe avevano una grande forza, ed erano molto efficaci presso
Dio. L’Angelo poi destinato a parlargli nel sonno, ammoniva il nostro Giuseppe di
tutto ciò che doveva fare per abbattere il nemico infernale, e lo avvisava
quando questo si apprestava a fargli guerra e a disturbare la sua casa; ed il nostro
Giuseppe non mancava di fare tutto ciò che l’Angelo gli diceva nel sonno.
Orazione e contemplazione – Essendo arrivato il fanciullo ad un’età
conveniente, e crescendo a meraviglia, la madre lo tolse dalle fasce e lo vesti.
Il nostro Giuseppe mostrò in questo grande gaudio, e alzando le mani verso
il cielo, tutto anelante, pareva che volesse volare dove stava il suo Tesoro e spesso
si faceva vedere in tale posizione. Altre volte la madre lo trovava con le mani incrociate
molto strette sul petto, in segno che si abbracciava con il suo Dio, che abitava
nella sua anima per mezzo della grazia e dimorava nel suo cuore. Altre volte lo trovava
con le mani giunte, in atto di pregare e tanto assorto che sembrava non avesse sentimenti,
perché tutto immerso nella contemplazione. La madre, in tali occorrenze, lo
lasciava stare, ed egli vi dimorava giorni interi, trattenendosi nel contemplare
le perfezioni divine, istruito ed ammaestrato nella preghiera dal suo angelo, e molto
più dal suo Dio, che con tanta generosità si comunicava alla sua anima
infondendogli il suo spirito.