Enciclica
«Ad diem illum laetissimum»
di S.Pio X
Per
celebrare il cinquantenario del dogma della Immacolata Concezione*
(2-2-1904)
Il Corso
del tempo ci condurrà tra pochi mesi al giorno d’incomparabile letizia allorché,
cinquant’anni or sono, circondato da una magnifica corona di Cardinali e di Vescovi,
il Nostro Predecessore Pio IX, Pontefice di santa memoria, dichiarò e proclamò
quale rivelazione divina per l’autorità del magistero apostolico, che Maria
è stata, fin dal primo istante della Sua concezione, totalmente immune dal
peccato originale. Proclamazione che nessuno ignora essere stata accolta da tutti
i fedeli dell’universo con tale gioia e entusiasmo quale non si ebbe mai a memoria
d’uomo e con manifestazione di fede, sia nei riguardi dell’Augusta Madre di Dio,
sia per il Vicario di Gesù Cristo, così grandiosa e così unanime.
Oggi,
Venerabili Fratelli, benché alla distanza di mezzo secolo, non possiamo sperare
che il rinnovato ricordo della Vergine Immacolata provochi nelle nostre anime come
una eco di quelle sante letizie e rinnovelli gli spettacoli magnifici di fede e d’amore
verso l’Augusta Madre di Dio, spettacoli che si videro in questo passato già
lontano? Ciò che Ce lo farebbe desiderare ardentemente è un sentimento,
che Noi abbiamo sempre nutrito nel Nostro cuore, di devozione verso la Beata Vergine
ed insieme di gratitudine profonda per i suoi benefizi.
Ciò
che d’altra parte Ce ne darebbe la certezza è lo zelo dei cattolici, sempre
vigile e sempre pronto e preparato ad ogni testimonianza d’amore da rendersi alla
Grande Madre di Dio; e non vogliamo dissimulare che un’altra cosa ravviva grandemente
questo Nostro desiderio: è che Ci sembra, se dobbiamo credere a un segreto
Nostro istinto, che vi possiamo promettere il prossimo avverarsi di alte speranze
nelle quali fu concepita, dal Nostro Predecessore Pio IX e da tutto l’episcopato,
la definizione solenne del dogma dell’Immacolata Concezione. Queste speranze invero
vi sono pochi che non si dolgano di non averle viste avverarsi e che non invochino
le parole di Geremia: “Noi abbiamo atteso la pace e questo bene non è
venuto; il tempo della guarigione ed ecco il terrore“. Ma non bisogna
tacciare di poca fede gli uomini che trascurano di approfondire o di considerare
sotto la loro vera luce le opere di Dio? Chi potrebbe infatti contare, chi valutare
i tesori segreti di grazia che durante tutto questo tempo Iddio ha versato nella
sua Chiesa per la preghiera della Vergine? E, lasciando a parte ciò, che dire
del Concilio Vaticano così ammirabile di opportunità e della definizione
dell’infallibilità Pontificia, formulata cosi a buon punto di fronte agli
errori che stavano per sorgere? E di questo slancio di pietà che, cosa nuova
e inaudita, ha fatto affluire da tanto tempo ai piedi del Vicario di Cristo, per
venerarlo al suo cospetto, i fedeli di ogni lingua e di ogni parte? E non è
un mirabile effetto della Divina Provvidenza, che i Nostri due Predecessori, Pio
IX e Leone XIII, abbiano potuto in tempi così torbidi governare santamente
la Chiesa, per un periodo così lungo quale prima non era stato concesso ad
altro Pontificato? Al che bisogna aggiungere che non appena Pio IX aveva affermato
la fede cattolica nella Concezione senza macchia della Madre di Dio, nella città
di Lourdes si iniziavano le meravigliose manifestazioni della Vergine che furono
l’origine dei templi elevati in onore dell’Immacolata Madre di Dio, opere di alta
magnificenza e d’immenso lavoro, nei quali prodigi quotidiani, dovuti alla Sua intercessione,
forniscono splendidi argomenti per combattere l’attuale incredulità umana.
Tanti e così insigni benefizi accordati da Dio per le pietose sollecitazioni
della Benigna Vergine durante i cinquant’anni che stanno per compiersi, non debbono
farci sperare la salute per un tempo più vicino di quanto non abbiamo creduto?
Così che, come ce l’insegna una legge della Provvidenza Divina, gli estremi
mali non sono mai lontani dalla prossima liberazione: “Il suo tempo è
vicino e i suoi giorni non sono lontani. Poiché il Signore prenderà
Giacobbe sotto la sua pietà e avrà ancora il suo eletto in Israele“.
È dunque completa fiducia che li sostiene di poter dire fra poco: “Il
Signore ha infranto le verghe degli empi. La terra è nella pace e nel silenzio,
essa si allieta ed esulta“.
Ma se
il cinquantesimo anniversario dell’atto Pontificio per il quale fu dichiarata senza
macchia la Concezione di Maria, deve provocare nel seno del popolo cristiano ardente
entusiasmo, la ragione è soprattutto nella necessità che abbiamo esposta
nella Nostra precedente Enciclica. Noi vogliamo dire di “tutto restaurare
in Gesù Cristo“. Poiché chi non accetta che non vi è
strada più sicura né più facile se non quella di Maria, per
la quale gli uomini possono arrivare fino a Cristo e ottenere mediante Gesù
Cristo questa perfetta adozione filiale che rende santi e senza macchia allo sguardo
di Dio?
Certo,
se è stato detto veramente alla Vergine: “O Beata che avete, creduto,
perché le cose che Vi sono state dette dal Signore si avvereranno“,
e cioè che Ella concepirebbe e darebbe alla luce il Figlio di Dio; se,
conseguentemente, Ella ha accolto nel suo seno Colui che per natura è verità,
di modo che “generato in un ordine nuovo… invisibile in sé,
si rese visibile a noi“; dal momento che il Figlio di Dio è
l’Autore e il Consumatore della nostra fede, è necessario che la Madre sia
conosciuta come partecipante dei Divini Misteri e in qualche modo la loro custode
e che su di Lei, come sul più nobile fondamento, dopo Gesù Cristo,
riposi la fede di tutti i secoli. Come potrebbe essere altrimenti? Dio non avrebbe
potuto per altra via mandarci il riparatore dell’umanità e il fondatore della
fede? Ma dato che è piaciuto all’eterna Provvidenza del Signore che l’Uomo-Dio
ci sia stato dato per il tramite di Maria e poiché questa avendolo ricevuto
dalla feconda virtù dello Spirito Santo l’ha portato realmente nel suo seno,
non ci rimane che ricevere Gesù dalle mani di Maria. Così noi vediamo
nelle Sante Scritture, ovunque ci è profetizzata la grazia che deve giungere,
dovunque o quasi il Salvatore degli Uomini vi appare insieme alla Sua Santissima
Madre. Uscirà l’Agnello dominatore della terra, ma dalla pietra del deserto;
il fiore crescerà, ma dalla radice di Jesse 2. Adamo trattiene
le lacrime che la maledizione strappava al suo cuore, quando vede Maria nel futuro
schiacciare la testa del serpente; Maria è oggetto del pensiero di Noè
chiuso nell’arca liberatrice; di Abramo arrestato nel momento di immolare suo figlio;
di Giacobbe quando vede la scala dove salgono e scendono gli angeli; di Mosè
in ammirazione davanti al cespuglio che arde senza consumarsi; di Davide cantando
e danzando nel ricondurre l’Arca Santa; di Elia vedendo la piccola nube che sale
dal mare. E senza aggiungere altro, noi troviamo sempre Maria dopo Cristo nella legge,
nella verità delle immagini e delle profezie 3. Che appartenga
alla Vergine, a Lei soprattutto, di condurci alla conoscenza di Cristo, non si può
dubitare, se si considera fra l’altro che Ella sola al mondo ha avuto con Lui, come
si conviene una madre col figlio, una comunità di vita di oltre trent’anni.
I mirabili misteri della nascita e dell’infanzia di Cristo, e quelli che si collegano
alla Sua assunzione dell’umana natura, principio e fondamento della Nostra Fede,
a chi possono essere stati rivelati meglio che alla Madre? “Ella conservava
e riviveva nel suo cuore“ ciò che aveva visto fare da Lui
a Betlemme, ciò che Ella aveva visto a Gerusalemme nel Tempio; non solo ma,
iniziata al Suo pensiero e ai Suoi segreti progetti, Ella ha vissuto la vita stessa
del Suo Figlio. No, nessuno al mondo quanto Lei ha conosciuto a fondo Gesù;
nessuno è miglior maestro e miglior guida per far conoscere Cristo.
Di conseguenza,
come abbiamo già accennato, nessuno è più efficace della Vergine
per unire gli uomini a Gesù. Se, infatti, secondo la dottrina del Divino Maestro:
“La vita eterna consiste nel conoscere Te che sei l’unico, il vero Dio e
Colui che hai inviato, Gesù Cristo“, come noi giungiamo attraverso
Maria a conoscere Gesù Cristo, cosi pure attraverso Lei ci è più
facile ottenere quella vita di cui Egli è il principio e la fonte.
E ora,
se consideriamo un momento quante e urgenti ragioni vi siano perché la Madre
Santissima sia con noi generosa di quei tesori, quanto aumenteranno le nostre speranze!
Non è
Maria la Madre di Dio? Dunque è anche nostra Madre 4. Poiché
ciascuno deve avere la ferma convinzione che Gesù, Verbo incarnato, è
anche il Salvatore del genere umano. Ora, in quanto Dio Uomo, Egli ha un corpo come
gli altri uomini: in quanto Redentore della nostra razza, ha un Corpo spirituale
o, come si dice, mistico, il quale non è altro che la società
dei cristiani legati a Lui dalla fede. “Numerosi come siamo, formiamo un
solo corpo in Gesù Cristo“. La Vergine non ha concepito il Figlio
di Dio soltanto perché ricevendo da Lei natura umana divenisse uomo; ma anche
affinché diventasse il Salvatore degli uomini appunto per mezzo di quella
natura che aveva ricevuto da Lei. Questa è la spiegazione delle parole degli
angeli ai pastori: “Oggi è nato a voi il Salvatore, Cristo
Signore“.
Così,
nel casto grembo della Vergine dove ha preso la carne mortale, Gesù ha preso
anche il Corpo spirituale, formato da tutti coloro “che erano destinati
a credere in Lui“: e si può dire che Maria, portando in seno
Gesù, vi portava anche tutti coloro la vita dei quali era contenuta nella
vita del Salvatore.
Dunque,
tutti noi che uniti a Cristo siamo, come dice l’Apostolo: “le membra del
suo corpo formate dalla sua carne e dalle sue ossa“, dobbiamo considerarci
usciti dal grembo della Vergine come un corpo attaccato alla sua testa.
Per questo
in verità noi siamo chiamati, in un senso spirituale e tutto mistico, i figli
di Maria ed Ella, per parte Sua, è madre di noi tutti. “Madre secondo
lo spirito, ma non per questo meno madre delle membra di Gesù Cristo che siamo
noi“.
Se dunque
la Beatissima Vergine è nello stesso tempo madre di Dio e degli uomini, chi
può dubitare che Ella non impiegherà tutte le Sue forze presso Suo
Figlio, “testa del Corpo della Chiesa“, perché Egli diffonda
su di noi che ne siamo le membra i doni della Sua grazia, soprattutto quello di conoscerlo
e di “vivere per Lui“? Ma la Vergine non ha soltanto la lode di
aver fornito “la materia della Sua carne al Figlio unico di Dio che doveva
nascere con membra umane” e di aver così preparato una vittima per
la salvezza degli uomini; Ella dovette anche custodirla, quella vittima, nutrirla
e presentarla nel giorno stabilito all’altare. Così vi fu tra Maria e Gesù
una continua comunione di vita e di sofferenza, di modo che si può applicare
tanto all’uno che all’altra la sentenza del profeta: “La mia vita si è
consumata nel dolore, i miei anni sono trascorsi nei lamenti“.
E quando venne per Gesù l’ultima ora e “Sua Madre stava presso la
Croce“, oppressa dal tragico spettacolo e nello stesso tempo felice “perché
Suo Figlio si immolava per la salvezza del genere umano e d’altronde Ella partecipava
talmente ai Suoi dolori, che Le sarebbe sembrato infinitamente preferibile prendere
su di sé tutti i tormenti del Figlio, se fosse stato possibile“.
La conseguenza
di questa comunione di sèntimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù
è che Maria “divenne legittimamente degna di riparare l’umana rovina“
e perciò di dispensare tutti i tesori che Gesù procurò a
noi con la Sua morte e il Suo sangue. Certo, solo Gesù Cristo ha il diritto
proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo della
Sua morte, essendo egli per Sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini. Tuttavia,
per quella comunione di dolori e d’angoscie, già menzionata tra la Madre e
il Figlio, è stato concesso all’Augusta Vergine di essere “presso
il Suo unico Figlio la potentissima mediatrice 5 e conciliatrice
del mondo intiero“. La fonte è dunque Gesù Cristo e “noi
tutti abbiamo derivato qualcosa dalla Sua pienezza; da Lui tutto il corpo reso compatto
in tutte le giunture dalla comunicazione prende gli incrementi propri del corpo ed
è edificato nella carità“. Ma Maria, come osserva giustamente
San Bernardo, è l'”acquedotto“, o anche quella parte per
cui il capo si congiunge col corpo e gli trasmette forza e efficacia; in una parola,
il collo. Dice San Bernardino da Siena 6: “Ella è
il collo del nostro capo, per mezzo del quale esso comunica al suo corpo mistico
tutti i doni spirituali“. È dunque evidente che noi dobbiamo attribuire
alla Madre di Dio una virtù produttrice di grazie: quella virtù che
è solo di Dio. Tuttavia, poiché Maria supera tutti nella santità
e nell’unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo
nell’opera di redenzione, Ella ci procura de congruo, come dicono i teologi,
ciò che Gesù Cristo ci ha procurato de condigno ed è
la suprema dispensatrice di grazie. Gesù “siede alla destra della
Maestà Divina nell’altezza dei Cieli“; Maria siede regina alla destra
di Suo Figlio, “rifugio cosi sicuro e ausilio cosi fedele in tutti i pericoli,
che non si deve temere nulla né disperare sotto la sua guida, i suoi auspici,
la sua protezione e la sua benevolenza“.
Dati
questi principi, e per tornare al Nostro proposito, chi non riconoscerà che
giustamente Noi abbiamo affermato che Maria, assidua compagna di Gesù dalla
casa di Nazareth fino al luogo del Calvario, iniziata più di chiunque altro
ai segreti del suo cuore, dispensatrice per diritto di madre dei tesori dei suoi
meriti, è per tutte queste cause l’aiuto più sicuro ed efficace per
arrivare alla conoscenza e all’amore di Gesù Cristo? Una prova troppo evidente
ce ne dànno, ahimè, con la loro condotta, quegli uomini che, sedotti
dagli artifici del demonio o ingannati da false dottrine, credono di poter fare a
meno del soccorso della Vergine. Disgraziati che trascurano Maria col pretesto di
rendere onore a Gesù! Non sanno che non si può “trovare il
Figlio se non con sua Madre“.
Stando
così le cose, o Venerabili Fratelli, Noi vogliamo che mirino a questo scopo
tutte le solennità che si preparano per ogni dove in onore della Santa e Immacolata
Concezione di Maria. Nessun omaggio infatti Le è più gradito e più
dolce che la nostra conoscenza e il nostro vero amore di Gesù Cristo. Folle
di fedeli riempiano dunque le Chiese, si celebrino feste solenni, vi sia gioia nelle
città: queste cose sono molto efficaci per ravvivare la fede. Ma se non si
aggiungono a queste cose i sentimenti del cuore, non vi sarà che pura forma
e semplice apparenza di devozione. A questo spettacolo la Vergine, usando le parole
di Gesù Cristo, cosi giustamente ci rimprovererà: “Questa gente
mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me“.
Poiché,
infine, è efficace il culto della madre di Dio che viene spontaneo dal cuore,
gli atti del corpo non hanno in questo caso né utilità né valore,
se sono separati dagli impulsi dell’animo. E questi impulsi debbono essere diretti
a quest’unico oggetto: che noi osserviamo pienamente ciò che comanda il Divino
Figlio di Maria. Infatti, se il vero amore è soltanto quello che ha la virtù
di unire le volontà, necessariamente noi dobbiamo avere la stessa volontà
di Maria, cioè di servire Gesù Cristo Nostro Signore. La sapientissima
Vergine fa a noi la stessa raccomandazione che fece ai servitori delle nozze di Cana:
“Fate tutto ciò che Egli vi dirà“. Ecco la parola
di Gesù Cristo: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti“.
Ciascuno si persuada dunque che se la devozione che professa verso la Beatissima
Vergine non lo trattiene dal peccato o non gli ispira il desiderio di espiare le
sue colpe, si tratta di una devozione falsa e menzognera, sprovvista del suo effetto
e del suo frutto naturale.
Se qualcuno
desidera una conferma a queste cose, può trovarla facilmente nel dogma stesso
dell’Immacolata Concezione di Maria. Infatti, per tralasciare la tradizione cattolica
che è fonte di verità anche essa come le Sacre Scritture, come mai
questa convinzione della Concezione Immacolata della Vergine è sempre stata
casi consona al sentimento cattolico che la si può ritenere come incorporata
e innata nell’anima dei fedeli? Citiamo la risposta di Dionisio il Certosino 7:
“Abbiamo orrore di dire che questa creatura femminile destinata a schiacciare
un giorno la testa del serpente, è stata da lui sopraffatta e che, Madre di
Dio, è stata figlia del diavolo“. No: l’intelletto del popolo cristiano
non avrebbe potuto concepire che la carne di Cristo, pura, innocente e senza macchia,
avesse avuto origine nel grembo di Maria da una carne contaminata anche solo per
un attimo. E perché tutto questo, se non per il fatto che Dio è infinitamente
lontano dal peccato? È questa, senza discussione, l’origine della convinzione
comune a tutti i cristiani: che Gesù Cristo, prima di rivestire la natura
umana e di “lavare noi dai nostri peccati nel Suo sangue“, dovette
accordare a Maria la grazia e il privilegio speciale di essere preservata e immune,
al principio della concezione, da ogni macchia del peccato originale. Se dunque Dio
aborrisce tanto il peccato da aver voluto la futura madre di Suo Figlio, libera,
non solo di quelle macchie che ci contaminano per nostra volontà, ma per favore
speciale e in previsione dei meriti di Gesù Cristo anche di quell’altra il
cui triste marchio è trasmesso a tutti noi figli di Adamo per una specie di
tragica ereditarietà; chi può dubitare che chiunque vuoi conquistarsi
con la devozione il cuore di Maria, non abbia il dovere di emendare le proprie abitudini
viziose e depravate e di domare le passioni che lo spingono al male?
Inoltre,
chiunque vuole, e tutti devono volerlo, che la sua devozione verso la Vergine sia
degna di Lei e perfetta, deve andare più oltre e sforzarsi in tutti i modi
di imitare i suoi esempi. Per leggi divine, infatti, ottengono l’eterna beatitudine
soltanto coloro che hanno imitate fedelmente la pazienza e la santità di Gesù
Cristo: “In fatti coloro che Iddio ha conosciuti nella sua prescienza, li
ha predestinati a essere conformi all’immagine di Suo Figlio, perché questi
sia il primogenito fra molti fratelli“. Ma tale è la nostra debolezza,
che la grandezza di simile esempio facilmente ci scoraggia; perciò Dio ha
voluto provvedere proponendocene un altro, tanto vicino a Cristo quanto è
permesso all’umana natura e più conforme alla nostra debolezza. Si tratta
della Madre di Dio. A questo proposito dice Sant’Ambrogio: “Tale fu Maria
che soltanto la sua vita è per tutti un insegnamento“.
E conclude giustamente: “Abbiate dunque davanti agli occhi dipinte come in
un quadro la verginità e la vita della Beatissima Vergine, che riflette come
uno specchio lo splendore della purezza e l’aspetto stesso della virtù“.
Sebbene poi convenga che i figli imitino tutte le virtù di questa SS.
Madre, tuttavia Noi desideriamo che i fedeli seguano preferibilmente quelle che sono
le principali e come i nervi e le giunture della vita cristiana, cioè la fede,
la speranza e la carità verso Dio e verso il prossimo. Tutta la vita di Maria
porta la radiosa impronta di queste virtù in tutte le sue fasi; ma esse raggiunsero
il più alto grado di splendore nel tempo in cui Ella assistette il
Figlio Suo morente. Gesù è crocifisso e gli si rimprovera maledicendolo
“di essersi fatto figlio di Dio“. Maria con ferma costanza riconosce
e adora in lui la divinità. Lo seppellisce dopo morto, senza dubitare un attimo
della Sua resurrezione. La Sua ardente carità verso Dio la rende partecipe
dei tormenti di Gesù Cristo e compagna della Sua passione; e con Lui, quasi
dimentica del proprio dolore, implora perdono per i carnefici benché
questi gridino ostinatamente: “Che il suo sangue ricada su noi e sui nostri
figli“.
Ma perché non si creda che Noi abbiamo perduto di vista il Nostro argomento,
che è il mistero dell’Immacolata Concezione, quali grandi ed efficaci aiuti
si trovano in questa per conservare quelle medesime virtù e praticarle come
conviene! E in realtà, da quali principî partono i nemici della religione
per seminare tanti errori e così gravi che la fede di tanti comincia a vacillare?
Cominciano col negare la caduta primitiva dell’uomo e la sua decadenza. Sostengono
che sono favole il peccato originale e i danni che ne sono conseguiti, cioè
la corruzione originaria dell’umanità destinata a corrompere a sua volta tutta
la razza umana; e quindi che è una favola l’introduzione del male per
gli uomini e l’implicita necessità di un Redentore. Posti questi principi,
si comprende facilmente che non rimane più posto né per Cristo, né
per la Chiesa, né per la grazia, né per nulla che vada al di là
della natura; in una parola, tutto l’edificio della fede è capovolto.
Ora, se i popoli credono e professano che la Vergine Maria è stata fin dall’istante
della Concezione preservata da ogni contaminazione, allora è necessario che
ammettano il peccato originale, la riabilitazione dell’umanità operata da
Gesù Cristo, il Vangelo, la Chiesa e infine la stessa legge della sofferenza;
e grazie a questo, tutto ciò che nel mondo esiste di razionalismo e
di materialismo viene sradicato e distrutto e rimane alla saggezza cristiana
la lode di aver conservata e difesa la verità.
Inoltre
è una malvagità comune ai nemici della fede soprattutto in questa nostra
epoca, asserire e proclamare che bisogna rifiutare ogni rispetto e ogni obbedienza
all’autorità della Chiesa e anche a ogni potere umano pensando che sarà
più facile in seguito farla finita con la fede. E questa è l’origine
dell’anarchia, la dottrina più nociva e più pericolosa che vi
sia per ogni ordine di cose, naturale e soprannaturale. Ora, questa peste, fatale
nello stesso tempo per la società e per il nome cristiano, trova la propria
rovina nel dogma dell’Immacolata Concezione di Maria; dogma che obbliga a riconoscere
alla Chiesa un potere al quale deve piegarsi non solo la volontà, ma anche
lo spirito. Poiché è per l’effetto di simile sottomissione che il popolo
cristiano innalza alla Vergine questa lode: “Tu sei tutta bella o Maria e
in Te non vi è macchia originale“. E con questo è giustificato
ancora una volta ciò che la Chiesa afferma di Lei, cioè che: “Ella
da sola ha sterminato le eresie in tutto il mondo“. E se la fede, come dice
l’Apostolo, non è altro che “sostanza di cose spera te“,
tutti saranno d’accordo nel riconoscere che se l’Immacolata Concezione di Maria rafforza
la nostra fede, per la stessa ragione ravviva in noi la speranza. Tanto più
che se la Vergine è stata resa immune dalla macchia originaria, è perché
doveva essere la Madre di Cristo: ora Ella fu Madre di Cristo perché le nostre
anime potessero risorgere alla speranza.
E ora,
per tralasciare qui la carità verso Dio, chi non troverebbe nella contemplazione
della Vergine Immacolata una spinta a osservare religiosamente il precetto di Gesù
Cristo, quello che Egli ha dichiarato suo per eccellenza, e cioè che noi ci
amiamo gli uni e gli altri, come Egli ci ha amato?
“Un
grande segno – con queste parole l’Apostolo San Giovanni descrive una visione
divina – un grande segno è apparso nel cielo: una donna vestita di sole
coi piedi sulla luna e una corona di dodici stelle attorno al capo“. Tutti
sanno che quella donna rappresenta la Vergine Maria che, rimanendo integra, partorì
il nostro Capo. L’Apostolo continua: “Avendo il frutto nel suo seno, il parto
le strappava alte grida e le causava crudeli dolori“. San Giovanni, dunque,
vide la SS. Madre di Dio già in atto di godere l’eterna beatitudine e tuttavia
travagliata da un misterioso parto. Quale parto? Il nostro certamente; di noi che,
trattenuti ancora in questo esilio, abbiamo bisogno di essere generati al perfetto
amore di Dio e all’eterna felicità. Quanto ai dolori del parto, significano
l’ardore e l’amore coi quali Maria veglia su di noi dall’alto dei Cieli e lavora
con infaticabili preghiere per completare il numero degli eletti.
Desideriamo
che tutti i fedeli cerchino di acquistare quella virtù della carità
e soprattutto approfittino per questo delle feste straordinarie che stanno per essere
celebrate in onore dell’Immacolata Concezione di Maria. Con quale odio, con quale
frenesia viene oggi attaccato Gesù Cristo e la religione che Egli ha fondato!
E quindi, quale pericolo per molti; pericolo attuale e imminente di lasciarsi trascinare
dall’errore e di perdere la fede! Perciò “Colui che pensa di essere
in piedi, si guardi dal cadere“. E, nello stesso tempo, tutti rivolgano
a Dio con l’intercessione della Vergine umili e insistenti preghiere perché
riconduca sul sentiero della verità coloro che hanno avuto la disgrazia di
allontanarsene. Sappiamo per esperienza che la preghiera che sgorga dalla carità
e che si appoggia sull’intercessione di Maria non è mai stata vana.
Certamente non ci si può aspettare che gli attacchi contro la Chiesa abbiano
mai a finire: “In fatti è necessario che vi siano le eresie perché
le anime di fede provata siano palesi fra di voi“. Ma la Vergine non smetterà
per conto Suo di sostenerci nelle nostre prove, per quanto siano dure, e di continuare
la lotta che ha incominciato al momento della Sua Concezione, di modo che ogni giorno
noi potremo ripetere: “Oggi è stata spezzata da Lei la testa dell’antico
serpente“.
E affinché
i tesori delle grazie Celesti, elargiti più abbondantemente del solito, ci
aiutino a congiungere l’imitazione della Beatissima Vergine con gli omaggi che Le
renderemo più solenni durante tutto quest’anno, e per arrivare cosi più
facilmente a restaurare ogni cosa nel nome di Gesù Cristo, seguendo l’esempio
dei Nostri Predecessori all’inizio del loro Pontificato, abbiamo deciso di accordare
a tutto il mondo una indulgenza straordinaria sotto forma di Giubileo.
Perciò,
appoggiandoCi sulla misericordia di Dio Onnipotente e sull’autorità dei Beatissimi
Apostoli Pietro e Paolo, in base a quel potere di legare e di sciogliere che Ci è
stato dato malgrado la Nostra indegnità: a tutti i fedeli in generale, e a
ciascuno in particolare, dì ambo i sessi, che abitano qui a Roma o vi si trovano
di passaggio, che avranno visitato tre volte le quattro basiliche patriarcali a cominciare
dalla prima domenica di Quaresima 21 febbraio, fino al 2 giugno, compreso il giorno
nel quale si celebra la solennità del SS. Sacramento; e che per un certo periodo
avranno devotamente pregato per la libertà e l’esaltazione della Chiesa cattolica
e della Sede Apostolica, per l’estirpazione delle eresie e la conversione dei peccatori,
per la concordia di tutti i Principi cristiani, per la pace e l’unità di tutto
il popolo fedele, e secondo la Nostra intenzione; e che avranno, durante il periodo
indicato, eccettuato i giorni non compresi nell’indulto quaresimale, digiunato una
volta usando soltanto alimenti magri; che, avendo confessati i loro peccati, abbiano
ricevuto il Sacramento dell’Eucaristia e così pure a tutti gli altri, di tutti
i paesi fuori di Roma, che nel suddetto periodo o durante tre mesi da designarsi
esattamente dall’ordinario, anche non continui se ciò risulti più comodo
per i fedeli, ma in ogni caso prima dell’8 dicembre, avranno visitato tre volte la
Chiesa cattedrale e in mancanza di questa la Chiesa parrocchiale e ancora in mancanza
di questa la principale Chiesa del luogo; e che avranno devotamente compiute le altre
opere più sopra indicate; concediamo e accordiamo l’indulgenza plenaria di
tutti i loro peccati: permettendo anche che questa indulgenza, che si può
ottenere una sola volta, possa essere applicata a guisa di suffragio alle anime che
hanno lasciato questa vita nella grazia di Dio.
Permettiamo
inoltre che i viaggiatori di terra e di mare, compiendo le opere più sopra
indicate appena tornati al loro domicilio, ottengano la stessa indulgenza.
Ai confessori
approvati di fatto dai loro ordinari, diamo la facoltà di commutare in altre
opere di pietà quelle da Noi prescritte; questo a favore dei regolari di ambo
i sessi e di tutte le altre persone, comunque siano, che non possano compiere queste
opere; con facoltà anche di dispensare dalla Comunione quei bambini che non
siano ancora stati ammessi a riceverla.
Inoltre,
a tutti i fedeli in generale e a ciascuno in particolare, laici o ecclesiastici,
regolari o secolari, di qualsiasi Ordine o Istituto, compresi quelli che esigerebbero
menzioni speciali, Noi accordiamo il permesso di scegliersi a questo effetto un prete
qualunque regolare o secolare fra i sacerdoti approvati (e di questa facoltà
potranno essere anche le religiose, le novizie e le altre persone abitanti nei monasteri,
purché il confessore in questo caso sia approvato per le monache); questo
prete, ove le suddette persone si presentino a lui in questo periodo e gli si confessino
nell’intento di ottenere l’indulgenza del Giubileo e di compiere le altre opere che
esigono per questo, potrà per questa volta soltanto e unicamente nel foro
interiore assolverli da ogni scomunica, sospensione e altre sentenze e censure ecclesiastiche,
inflitte per qualunque causa dalla legge o dal giudice, anche nei casi particolarmente
riservati a chicchessia, anche al Sovrano Pontefice e alla Sede Apostolica, come
pure da tutti i peccati o delitti riservati agli ordinari e a Noi stessi e alla Sede
Apostolica; non tuttavia senza avere imposta una salutare penitenza a tutte le altre
ingiunzioni prescritte e, se si tratta di eresie, non senza l’abiura e la ritrattazione
dovuta di diritto degli errori; lo stesso prete potrà inoltre commutare ogni
specie di voto, anche pronunciato sotto giuramento e riservato alla Sede Apostolica
(eccetto quello di castità, di religione o quelli che implicano un’obbligazione
accettata da un terzo); potrà commutare i voti, dunque, in altre opere devote
e salutari e se si tratta di penitenti costituiti negli Ordini, anche regolari, potrà
dispensarli da ogni irregolarità contraria all’esercizio dell’Ordine o all’avanzamento
a qualche Ordine superiore, ma contratta solamente per violazione di censura. Non
intendiamo, d’altronde, con questa lettera, dispensare dalle altre irregolarità,
qualunque esse siano e in qualunque modo contratte o per delitto o per difetto, sia
pubblicamente, sia nascostamente, o per nota infamante o per qualche altra incapacità
o inabilità; così pure non vogliamo derogare alla Costituzione promulgata
da Benedetto XIV di felice memoria, che comincia con le parole: “Sacramenturn
poenitentiae“, né alle dichiarazioni che sono in essa contenute;
e finalmente non intendiamo che la presente lettera possa o debba essere di qualche
utilità a coloro che Noi stessi e questa Sede Apostolica o qualche prelato
o giudice ecclesiastico avrà espressamente scomunicati, sospesi, interdetti
o colpiti con altre sentenze o censure, o che saranno stati pubblicamente denunciati
a meno che abbiano dato soddisfazione nel periodo suddetto e che si siano accordati
se possibile con le parti.
Siamo
lieti di aggiungere che permettiamo che durante tutto il tempo del Giubileo ciascuno
conservi interamente il privilegio di ottenere tutte le indulgenze anche plenarie,
che sono state accordate da Noi o dai Nostri Predecessori.
Finiamo
questa lettera, Venerabili Fratelli, esprimendo ancora la grande speranza che abbiamo
nel cuore: e cioè che, per mezzo delle grazie straordinarie di questo Giubileo
che Noi accordiamo sotto gli auspici dell’Immacolata Vergine, molti che si sono miserabilmente
separati da Gesù Cristo, torneranno a Lui e che rifiorirà nel popolo
cristiano l’amore delle virtù e l’ardore della pietà. Cinquant’anni
fa, quando Pio IX Nostro Predecessore dichiarò che la Immacolata Concezione
della Beatissima Madre di Gesù Cristo doveva essere ritenuta fondamentale
nella fede cattolica si vide, l’abbiamo ricordato, un’incredibile abbondanza di grazie
spargersi sulla terra e l’aumentata speranza nella Vergine apportare dappertutto
un notevole progresso nell’antica religione dei popoli. Che cosa dunque ci impedisce
di aspettarci qualcosa di meglio ancora per l’avvenire? Certamente noi viviamo in
un’epoca triste e abbiamo il diritto di lamentarci con le parole del Profeta: “Non
c’è più verità, non c’è più misericordia, non
c’è più scienza sulla terra. La maledizione e la menzogna e l’omicidio
e il furto e l’adulterio, invadono ogni cosa“. Ciononostante, in questo
che si può chiamare un diluvio di male, l’occhio contempla, simile a un arcobaleno,
la Vergine misericordiosa arbitra di pace tra Dio e gli uomini. “Io porrò
un arco nelle nuvole e sarà un segno d’alleanza tra me e la terra“.
Si scateni dunque la tempesta e una densa oscurità invada il cielo: nessuno
deve tremare; la vista di Maria placherà Iddio ed Egli perdonerà. “L’arcobaleno
sarà nelle nuvole e nel vederlo io mi ricorderò del patto eterno. E
non ci sarà più diluvio per ingoiare la carne del mondo“.
Non c’è dubbio che, se noi ci affidiamo come conviene a Maria, soprattutto
nel tempo in cui solennizzeremo con più ardente devozione la sua Immacolata
Concezione; non c’è dubbio che noi sentiremo che Ella è sempre quella
Vergine potentissima “che col suo virgineo piede ha schiacciato la testa
del serpente“.
Come
augurio di queste grazie, o Venerabili Fratelli, vi impartiamo nel nome del Signore,
con grande affetto, come pure ai vostri popoli, l’Apostolica Benedizione.
Roma, presso San Pietro, 2 febbraio 1904, anno I dei Nostro Pontificato.
NOTE
*
Il dogma dell’Immacolata Concezione, privilegio in virtù del quale la
Vergine fu dal momento stesso della sua concezione esente dalla macchia del peccato
originale, fu definito da Pio IX con la bolla Ineffabilis dell’8 dicembre
1854.
2È
il nome che viene dato a Isaia, padre di Davide. Radice di Jesse, vale “stirpe
di Davide”.
3
Si allude ai vari passi biblici dai quali i teologi traggono argomento, riconoscendoli
quali premonitori della missione divina di Maria.
4
Qui si fa richiamo alla definizione del Concilio di Efeso dell’anno 431, che
attribuì a Maria la sublime maternità di Dio. L’unione ipostatica in
Gesù Cristo della doppia natura divina ed umana porta a Maria di potere e
dover essere chiamata Madre di Dio.
5
A Maria assunta alla gloria del Cielo (come al dogma definito solamente nel
1950) è dovuto il massimo culto che a creatura possa essere dedicato (iperdulia):
come alla più sicura mediatrice di grazia presso il Figlio.
6 Nato a Siena nel 1380, morto all’Aquila nel 1444. A lui è dovuta
l’opera di apostolato svolta durante la pestilenza che desolò Siena nel 1400.
Di famiglia abbiente, abbandonò ogni ricchezza ai poveri e si fece religioso
nell’Ordine dei Francescani.
7 Dei numerosi santi e teologi di questo nome è qui ricordato Denys
le Chartreux (in italiano Dionisio il Certosino) che si ritrova anche citato con
il nome di Denys di Reken dal nome del paese fiammingo dove era nato nel 1394. Teologo
di grande fama: si contano a circa duecento le opere da lui composte. Morì
nel 1471.