«DELL’AMORE
AL PROPRIO DISPREZZO»
DEL SERVO DI DIO
P. GIUSEPPE IGNAZIO FRANCHI d’O.
AVVERTIMENTO AL PIO LETTORE
Se nonostante
tutto quello che si è esposto nella presente operetta, qualcuno si sgomentasse
dall’abbracciare un’ impresa alla natura così ostile, e già vacillasse
e languisse nella risoluzione d’accingersi all’opera, per le viscere di Gesù
non si abbatta; ma posta tutta, la sua confidenza in Gesù e in Maria, incominci
a muovere i passi, faccia moralmente quel che può, si umili; e dove per la
sua debolezza talora non gli riesca giungere all’effetto, armato di viva fede e di
orazione, si ecciti coi desideri; e se sarà costante in tali ferventissimi
atti, a poco a poco sentirà invigorirsi lo spirito, ed accrescersi nuove forze,
e sempre si avanzerà nel fortunato cammino, che conduce a far morire in noi
la superbia, e trionfare nel nostro cuore il divino amore.
Di più avverta bene chiunque vuole avanzarsi in questo cammino, che noi siamo
come navigli, che non possiamo muoverci a far viaggio in alto mare, se non ispira
favorevole il vento dello Spirito Santo; e però importa infinitamente prevalerci
con tutto l’impegno, e di far buon uso di questo vento quando c’investe, e singolarmente
di andare a seconda di lui quando è più vigoroso e più forte;
altrimenti si farebbe una perdita inesplicabile.
Quindi è che, quando si eccita in noi un lume vivo, un pensiero santo, un
conoscimento penetrante della necessità che abbiamo di esser umili, e di amare
il disprezzo, e proviamo impulsi al cuore, ispirazioni, desideri santi, e simili
altri movimenti dei divino spirito, che ci pungono e ci stimolano ad intraprendere
coraggiosamente gli atti e gli esercizi della vera umiltà e dell’amore al
proprio vilipendio, immantinente, e senza frapporre un momento di tempo, applichiamoci
tutti coraggiosamente all’opera, e facciamoci un pregio di lasciarci condurre dallo
Spirito Santo, e cooperiamo alle sue divine operazioni, con la maggior fedeltà
possibile dal canto nostro, solleciti sempre di non aspettare a domani, ma di fare
oggi, e nelle occasioni presenti quel che si può fare subito.
Questa è la maniera d’impegnare Dio in nostro favore, perché si vedrà
ben corrisposto, vedendo che le sue grazie non cadono a terra, e ci farà fare
meravigliosi progressi in questa strada. Se poi non ci sembra che soffi in nostro
favore l’aura graziosa dello Spirito Santo, e ci sentiamo mal disposti all’amore
dei disprezzo, di grazia, non ci battiamo, e non perdiamo la confidenza, ma piuttosto
suppliamo a un tal mancamento di buona disposizione, con umiliarci profondamente
e con disprezzarci per questo medesimo, che fra tante nostre miserie siamo per anche
superbi, e nemici dei disprezzo.
Rinforziamo, come più volte si è insinuato, l’orazione e le istanze
dinnanzi a Dio, senza mai stancarci; e con vigore prevaliamoci di quei mezzi e di
quelle massime, che fanno maggior colpo nel nostro cuore, per piegarlo prima a soffrire
, e poi ad amare il disprezzo: al che e darà lume la propria esperienza, se
saremo perseveranti nell’esecuzione di quanto fin qui e stato suggerito; ed è
impossibile, che alla fine non spiri il dolce soffio dello Spirito santificatore
a ravvivare il terreno purtroppo sterile dei nostri cuori, e renderlo fecondo di
eccellenti frutti: tu, austro, vieni, soffia nel mio giardino, si effondano i
suoi aromi (Cant 4,16).
Frattanto si osservi, che trovandoci noi senza amore al disprezzo, se accade che
incontriamo dei vilipendi, bisogna, invece di attristarci per questo e di lagnarci,
accenderci di viva speranza, che Dio ci voglia infondere, prima la pazienza, e poi
l’amore al di sprezzo; perché richiedendo in tali casi il Signore da noi la
sofferenza amorosa dei disprezzi medesimi, s’impegnerà a somministrarci l’aiuto
e le forze, affinché acquistiamo tale virtù, purché non cessiamo
di pregare e per arte nostra di fare quel che possiamo, conforme Va dottrina fondamentale
stabilita nel sacro Concilio di Trento: Deus impossibilia non iubet, sed iubendo
monet facere quod possis, et petere quod non possis , et adiuvat ut possis (Dio
non ordina cose impossibili, ma, ordinando ammonisce perché tu faccia ciò
che puoi e chieda quello che non puoi, e aiuta perché tu possa).
Oltre a ciò sappia ognuno, che benché per sua debolezza non avesse
la sorte di giungere alla cima sublime di questa divina strada, e non arrivasse ad
un compiuto e perfetto amore al disprezzo, gli sarà sempre di no inesplicabile
vantaggio e di un gran merito, l’aver camminato in essa nel modo migliore che avrà
potuto, e di avere acquistato qualche grado d’amore al disprezzo: onde non saranno
gettate in vano le sue fatiche, né perduti i suoi passi; e nell’eternità
beatissima non cesserà di benedire il Signore per qualunque profitto, anche
mediocre, che gli sia riuscito di fare in questa nobile e fruttuosissima impresa.
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