«Le
apparizioni e il messaggio di Fatima»
secondo i manoscritti
di suor Lucia
di ANTONIO
AUGUSTO BORRELLI MACHADO
I. APPARIZIONI DELL’ANGELO DEL PORTOGALLO
Prima delle
apparizioni della Madonna, Lucia, Francesco e Giacinta Lúcia de Jesus dos
Santos, e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto, tutti residenti nel villaggio
di Aljustrel, parrocchia di Fátima ebbero tre visioni dell’ Angelo del Portogallo,
o della Pace.
La prima apparizione
dell’Angelo avvenne nella primavera o nell’estate del 1916, in un antro (o grotta)
del colle del Cabeço, vicino ad Aljustrel, e si svolse nel modo seguente,
come narra suor Lucia:
«Giocavamo da qualche tempo, ed ecco che un vento forte scuote le piante
e ci fa sollevare lo sguardo per vedere che cosa succede, perché la giornata
era serena. Allora cominciammo a vedere, a una certa distanza, sulle piante che si
stendevano in direzione di oriente, una luce più bianca della neve, con l’aspetto
di un giovane trasparente, più splendente di un cristallo attraversato dai
raggi del sole.
«A misura che si avvicinava ne venivamo distinguendo i tratti: un giovane
dai 14 ai 15 anni, di una grande bellezza. Eravamo sorpresi e quasi rapiti. Non dicevamo
parola.
«Giunto vicino a noi disse:
«-“Non abbiate paura. Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me”.
«E inginocchiato a terra, curvò la fronte fino al suolo. Spinti
da un moto soprannaturale lo imitammo e ripetemmo le parole che gli udimmo pronunciare:
«-“Dio mio! Credo, adoro, spero e Vi amo. Vi chiedo perdono per
coloro che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano”.
«Dopo avere ripetuto questo tre volte si alzò e disse:
«-“Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria sono
attenti alla voce delle vostre suppliche”.
«E scomparve.
«L’atmosfera soprannaturale che ci avvolse era tanto intensa che quasi
non ci rendevamo conto, per un lungo tratto di tempo, della nostra stessa esistenza
restando nella posizione in cui ci aveva lasciato, e ripetendo sempre la stessa preghiera.
La presenza di Dio si sentiva così intensa e intima, che non ci decidevamo
a parlare neppure fra di noi. Il giorno seguente, sentivamo lo spirito ancora avvolto
da questa atmosfera che andò scomparendo soltanto molto lentamente.
«In questa apparizione, nessuno pensò di parlare, né di
raccomandare il segreto. Essa lo impose da sé. Era così intima, che
non era facile pronunciare su di essa la minima parola. Ci fece anche, f orse, maggiore
impressione, per il fatto che fu la prima manifestazione di questo tipo»
(1).
SECONDA APPARIZIONE DELL’ANGELO
La seconda
apparizione avvenne nell’estate del 1916, sul pozzo della casa dei genitori di Lucia,
presso cui i bambini giocavano. Così narra suor Lucia ciò che l’Angelo
disse loro -a lei e ai suoi cugini- in quella occasione:
«-“Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori santissimi di Gesù
e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo
preghiere e sacrifici”.
«-“Come dobbiamo fare a sacrificarci?”- chiesi.
«- “In tutti i modi possibili, offrite a Dio un sacrificio in atto
di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione
dei peccatori. Attirate così sulla vostra patria la pace. Io sono il suo angelo
custode l’Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione
la sofferenza che il Signore vi manderà”.
«E scomparve.
«Queste parole dell’Angelo si incisero nel nostro spirito, come una
luce che ci faceva comprendere chi era Dio: come ci amava e voleva essere amato;
il valore del sacrificio, e come gli era gradito; come, per riguardo a esso, convertiva
i peccatori» (2).
La terza apparizione
avvenne alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno del 1916, di nuovo nella
Loca do Cabeço e si svolse nel modo seguente, sempre secondo la narrazione
di suor Lucia:
«Appena vi giungemmo, in ginocchio, con i volti a terra cominciammo a ripetere
la preghiera dell’Angelo: “Dio mio! Credo, adoro, spero e Vi amo, ecc.”.
Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vedemmo che su di noi
brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succedeva e vedemmo l’Angelo
con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un’Ostia, dalla quale cadevano
nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l’Ostia sospesi in aria,
si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la preghiera:
«-“Trinità santissima, Padre Figliolo e Spirito Santo Vi
adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità
di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione
degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per
i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo
la conversione dei poveri peccatori”.
«Poi, sollevandosi, prese di nuovo in mano il calice e l’Ostia, e diede
l’Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a
Francesco, dicendo nello stesso tempo:
«-“Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo
orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate
il vostro Dio”.
«Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi altre tre volte
la stessa preghiera: “Trinità santissima ecc.” e scomparve.
«Portati dalla forza del soprannaturale, che ci avvolgeva, imitavamo
l’Angelo in tutto, cioè prostrandoci come lui e ripetendo le preghiere che
lui diceva. La forza della presenza di Dio era così intensa, che ci assorbiva
e ci annientava quasi completamente. Sembrava che per un grande lasso di tempo ci
privasse perfino dell’uso dei sensi corporali. In quei giorni facevamo le azioni
materiali come portati da questo essere soprannaturale che a ciò ci spingeva.
La pace e la felicità che sentivamo era grande, ma soltanto interiore, con
l’anima completamente concentrata in Dio. Anche la stanchezza fisica che ci prostrava
era grande.
«Non so perché, le apparizioni della Madonna producevano in noi
effetti molto diversi. La stessa gioia intima la stessa felicità e pace. Ma,
invece di questo abbattimento fisico, una certa agilità espansiva, invece
di questo annientamento nella divina Presenza, un esultare di gioia; invece di questa
difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo. Ma, nonostante questi
sentimenti, sentivo l’ispirazione a tacere, soprattutto alcune cose. Negli interrogatori
sentivo l’ispirazione interiore che mi indicava le risposte che, senza mancare alla
verità, non scoprissero ciò che per il momento dovevo occultare»
(3).
Le apparizioni dell’Angelo, nel 1916, furono precedute da tre altre visioni, dall’aprile
all’ottobre del 1915 nelle quali Lucia e altre tre pastorelle Maria Rosa Matias,
Teresa Matias e Maria Justino, videro, sempre sul colle del Cabeço, sospesa
nell’aria sull’albereto della valle «come una nuvola più bianca della
neve, qualcosa di trasparente, con forma umana». Era «una figura
come se fosse una statua di neve, che i raggi del sole rendevano in qualche modo
trasparente». La descrizione è della stessa suor Lucia (4).
(1) Cfr. ibid.. II. pp. 114 e 116; IV, pp. 318 e 320; G. DE
MARCHI, op. cit., pp. 58-59, W. T. WALSH, op. cit., pp. 66-67, L. GONZAGA
DA FONSECA S. J., Le meraviglie di Fátima, 21 ed. riveduta e
aggiornata a cura del prof. Gioacchino Alonsó C. M. F., Edizioni Paoline,
Roma 1972, p. 134; JOSÉ GALAMBA DE OLIVEIRA, História das Aparicões,
in Fátima, altar do mundo, cit., vol. II, pp. 52-57.
(2) Cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia,
cit., II, p. 116; IV pp. 320 e 322, G. DE MARCHI, op. cit., pp. 60-61; W.
T. WALSH, op. cit, p. 70: L.G. DA FONSECA, op. cit, p. 135; J. GALAMBA
DE OLIVEIRA, op. cit., pp 57-58.
(3) Cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia,
cit., II, p. 118; IV, pp. 322-326; G. DE MARCHI, op. cit., pp. 62-63; W. T.
WALSH op. cit., pp. 72-74; L. G. DE FONSECA, op. cit., pp. 135-137;
J. GALAMBA DE OLIVEIRA, op. cit., pp. 58-59
(4)
Cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, cit., II, p.
110; IV pp. 316 e 318; G. DE MARCHI op. cit., pp. 57-58; W. T. WALSH, op
cit., pp. 47-49; L. G. DA FONSECA, op. cit., pp. 132-133;
J. GALAMBA DE OLIVEIRA, op. cit., p. 51
da Antonio
A. Borelli Machado, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti
di suor Lucia, Piacenza: Cristianità, 1977; pp. 19-63.